Dolorosa ficta. Soffrire per finta è sempre soffrire? (original) (raw)

Sul dolore nella "Commedia"

a cura di MARIA ANTONIETTA TERZOLI, ALBERTO ASOR ROSA, GIORGIO INGLESE Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2010 lino Pertile SUL DOLORE NELLA CoMMEDIA 1. Nel 1333, dodici anni dalla morte di Dante, il beato Simone Fidati da Cascia così invitava a considerare i mille modi in cui i màrtiri cristiani imitarono Cristo:

Possediamo o no un senso del dolore?

Pain Nursing Magazine, 2018

Please visit Pain Nursing Magazine website: www.painnursing.it --- The criteria to individuate the senses aim at answering two main questions: the metaphysical one investigates what is a sensory modality, while the classificatory one asks how a sensory modality can be distinguished from the others. In this paper, I discuss how the common sense criterion, the physical criterion, the physiological criterion, the experiential criterion, the experiential-ontological criterion and the subtractive criterion deal with pain. Pain can be used to exemplify what I call “extramodal grey area”. Each grey area gives the authors interested in the debate on the individuation of the senses a way to test the results obtained when the criteria above mentioned are applied to empirical cases. According to the extramodal grey area, the inclusion of some groups of perceptions in the catalogue of the senses may give rise to doubts: in the case of pain, it is not clear if it is a sensory modality in the first place, and, if so, if it is an autonomous sense.

Note sul dolore: tra espressione e occultamento

2022

«Perché così poche persone dicono "Io soffro"?». Così Édouard Louis, scrittore francese, nel 2019. 1 In situazioni di grandissima sofferenzaparticolarmente quella generata dalla violenza altruinon ci sarebbe quindi spazio e modo per dirla. La domanda è provocatoria e politica, pur muovendo da un'istanza letteraria; 2 se la riceviamo nella sua assolutezza provoca, immediatamente, soprattutto sconcerto: sembrerebbe infatti che il mondo risuoni, se non di dichiarazioni, certamente di grida di dolore; non è necessario elencare gli esempi e i luoghi dell'estrema sofferenza: sono, potremmo dire, sotto gli occhi di tutti. Negli occhi, certo, e anche nelle orecchiele lacrime, la voce rotta, il gridoe tuttavia, nella domanda di Louis c'è un'indicazione che sentiamo veritiera: all'ubiquità e all'ostensione mediatica della sofferenza non corrisponde una sua autentica esplicitazione. Ma arretriamo preliminarmente rispetto a quella domanda, che è fondamentale e "situata", e andiamo anche al di là di quantoed è moltoil dire o far dire il dolore contribuisca spesso a una sua massiccia "naturalizzazione", che tende a separarlo, non solo dalla sua causaancora soprattutto la violenzama da una situazione, appunto; e a universalizzarlo, anche con i più nobili propositi, cancellando il discorso individuale. 3 Accogliamo invece un elemento che quella domanda evoca, forse anche suo malgrado: la difficoltà nel dire e prima ancora nell'esprimere il dolore. Rileviamo, nella ricerca degli ultimi anni sulla comunicazione del dolore in ambito collettivo, un frequente richiamo alla necessità che questa sia accompagnata da una qualche forma di condivisione, perché si sia mossi ad una azione altruistica rispetto all'ostensione del dolore altrui. Un rimando dunque alla compassione ma prima ancora all'empatia, che si affida evidentemente all'espressione muta piuttosto che al "dire", che può, solo può, avere una valenza politica e anche eversiva, laddove gli si apra uno spazio non codificato. Campo vastissimo, quello della riflessione sull'empatia, nutrita, negli ultimi decenni, dalle straordinarie scoperte delle neuroscienze, più precisamente quella, notissima, dei neuroni specchio: la «risonanza» delle azioni altrui è stata in un secondo momento riscontrata anche rispetto alle altrui emozioni.

Al di là della medicalizzazione: cosa resta del dolore

Scienza&Filosofia, 2022

With the help of the ethnopsychiatric research led by Tobie Nathan and other fundamental anthropological insights, we want to analyze how the medical and psychological gaze shapes our understanding and narration of pain and death. Specifically, our purpose is to highlight how the medicalization of discourse took away the possibility for the pain to say something crucial for the subject and society, isolating the individuals who suffer, thus preventing the possibility of reflecting and changing the status quo.

LA MORTE PIETOSA O SOLIDARIETÀ DELLA FUGA?

RESUMEN: El autor presenta las diferentes características de la misericordia que permiten diferenciar la verdadera compasión de la muerte piadosa o la solidaridad de la fuga. La primera, conduce a remover la miseria del otro, no a suprimirlo. Reconoce a la piedad como una virtud moral cuando es guiada por la razón y la caridad, pero cuando es contraria a éstas, el resultado es la injusticia. Es así que la eutanasia aunque sea suscitada por el dolor y el sufrimiento de otros, es una falsa piedad rodeada de contradicciones y argumentos sofistas. Sostiene que la verdadera raíz de ésta es la falta de solidaridad, la solidaridad de la fuga, que deja solo al enfermo en su desesperación, mientras que la verdadera solidaridad, la de la presencia, ayuda a enfrentar el dolor y el miedo porque se abre a la esperanza.

Anima e sofferenza nell’eroe sofocleo

Gli irraggiungibili confini. Percorsi della psiche nell’età della Grecia classica, a cura di R. Bruschi, ETS, Pisa, pp. 53-80, 2007

Per quanto tu cammini, e percorra ogni strada, non potrai raggiungere i confini della psiche, tanto ampio si estende il suo logos.

La cognizione del dolore, la malattia, la "presenza"

Il racconto della malattia, 2021

L'articolo affronta la rappresentazione del corpo, della malattia e della medicina in La cognizione del dolore di Carlo Emilio Gadda. Affronto il tema attraverso una prospettiva mediata dall’antropologia culturale. Il romanzo mette in scena il conflitto tra due visioni del corpo, una “malata” e una “sana”, non a caso rappresentate rispettivamente da un paziente e dal suo medico. Appoggiandomi al concetto di “presenza” elaborato dall’etnologo Ernesto de Martino, scelta che è giustificata dalle notevoli somiglianze tra l'approccio demartiniano e la gaddiana Meditazione milanese, propongo la tesi che nel romanzo la salute sia intesa come uno stato che trascende la semplice assenza di malattie organiche e che si intreccia con lo status sociale del soggetto e con la sua percezione di avere una presa salda sul mondo. Il romanzo si avvicinerebbe insomma a un approccio olistico all’idea di salute che superi la dicotomia tra mente e corpo, direzione a cui guarda l’antropologia medica.

Il dolore e l'eterno. Lettura di Per diverse ragioni di Domenico Brancale in «Polisemie», n.1, 2020, pp. 67-84.

L’articolo propone una lettura critica di Per diverse ragioni, ultima raccolta del poeta Domenico Brancale pubblicata nel 2017 per l’editore Passigli. Attraverso una lettura trasversale del testo poetico, sono analizzate le principali questioni tematiche e relative alla poetica dell’autore. Un secondo punto di interesse è costituito dall’approfondimento dell’impalcatura ontologica e delle significazioni concettuali della raccolta, e sarà connesso a un’indagine relativa alle sue derivazioni formali e filosofico-speculative.