E. Venturelli, La fortuna delle terrecotte ornamentali di Andrea Boni: dagli incarichi milanesi alle commesse extraeuropee, in Atti XLVI Convegno Internazionale della Ceramica, Ceramica e Architettura, Savona, 24-25 maggio 2013, pp. 259-268. (original) (raw)
Related papers
Terrecotte a stampo per l'arredo della casa e del giardino, un prodotto di successo della fabbrica milanese di Andrea Boni (1815-1874) 81 A metà Ottocento, dopo secoli di abbandono, tornò in vita la produzione
sotto l 'alto patronato del Presidente della Repubblica CONUBIA GENTIUM "opportunitale jht1ninurn, ubere agri, adnexu conubiisque gentiunl ado/evi! fioru itque" (T AC., Hist., "', 34, 1) "per la felice prese nza cii corsi d 'acqua, per la feracità elel terreno, per l'unio ne e i legami cii sa ngue con altre popo lazioni , si ingrandì e pros p ere)" COMUNE DI OLEGGIO MINI STERO PER I BENI E LE ATnVJTÀ C U LTURALI SOPRINTEN DENZA ARCHEO LOGICA D EL P IEMONTE CONUBIA GENTIUM R EG IONE P IEMONTE La necropoli di O legg io e la romani zzazione dei Ve rtamocori a cura di Giuseppina Spagn o lo Garzoli Oleggio, Pal azzo Bellini 23 genn aio -30 april e 1999 OMEGA EDIZION I % Gli esemplari o leggesi provengono dall e tombe 8 , 18,39,46, 54, 94,97, 106, 111, 112, 179, 228, 254, 256. 97 Dei 15 esemplari 5 sono in contesti sicuramente maschili, 3 in tom be di infanti o di adulti dal sesso non determinab ile. セ @ Da Solduno (STOcKU 1975, p. 48, tavv. 35, B8-1, C24-2; 39, D41 -
The paper presents the personal ornaments found in the Neolithic settlement at Favella della Corte near Corigliano Calabro (Cosenza). Most of the ornaments belong to the archaic phase of the Southern Impressed Ware. The sample includes a few stone disc beads, some perforated stone blanks and one bead lost during the rounding process, as well as a few terracotta beads. The stone remains are proof of the manufacture of stone disc beads in situ. The artefacts recovered at Favella allow to make some observations about the production and diffusion of stone beads during the early Neolithic in Italy. L’articolo presenta gli ornamenti personali rinvenuti nell’insediamento neolitico di Favella della Corte di Corigliano Calabro (Cosenza). Quasi tutti i reperti sono riferibili alla frequentazione più antica ascrivibile alla fase arcaica della Ceramica Impressa meridionale. Gli ornamenti sono rappresentati da alcuni vaghi di collana in pietra, di cui si sono rinvenuti anche abbozzi e un esemplare in corso di levigatura, e da alcune perle fittili. I resti documentano la fabbricazione in situ di vaghi discoidali in pietra. I materiali consentono di fare alcune considerazioni generali sulla produzione e sulla diffusione dei vaghi di collana in pietra nel corso del Neolitico antico in Italia.
U n collezionista è spesso apprezzato per l'intuizione che lo spinge ad acquistare manufatti pregevoli quando sono ancora facilmente reperibili e poco costosi. La sua, per certi versi, è una scommessa sulla direzione che prenderà la cultura negli anni a venire; un azzardo che in seguito potrà riservare all'appassionato d'arte un doppio riconoscimento, intellettuale ed economico. A fronte però di numerosi casi in cui il collezionista gode in vita dell'esito felice della sua scommessa, in molti altri il riconoscimento sopraggiunge più tardi del previsto, quando, magari, la raccolta si è ormai dissolta nelle mani degli eredi. Ma può anche capitare che il riconoscimento intellettuale preceda di anni quello economico, che divenga cioè chiaro a tutti il valore storico e culturale della collezione, mentre le quotazioni dei manufatti, pur apprezzati, rimangono basse e deludenti. Quest'ultimo è il caso della collezione di ceramiche graffite di Carlo Loretz: una ragguardevole raccolta costituita soprattutto da frammenti di scavo, in gran parte rinvenuti tra Lombardia e Veneto negli ultimi tre decenni dell'Ottocento. Per quasi trent'anni Carlo Loretz raccolse e studiò tali reperti pressoché in solitudine e in controtendenza rispetto agli interessi del tempo. Solo al volgere del secolo la collezione cominciò ad attirare l'attenzione degli esperti; come si vedrà, fu premiata all'Esposizione di Lodi del 1901, e ne venne raccomandato l'acquisto ai musei. Tuttavia, il figlio, Giano Loretz, riuscì a cedere la collezione paterna al Museo Municipale del Castello Sforzesco solo nel 1917, dopo ben quattro tentativi di vendita andati a vuoto e un intero quindicennio speso a convincere commissioni e direttori del valore di quei manufatti. Carlo Loretz (1) , pittore lodigiano ma residente a Milano, cominciò a collezionare frammenti di ceramiche tra il 1871 e il 1872, mentre era al lavoro nella sua città d'origine, incaricato di decorare le dimore di alcune figure di spicco della società lodigiana. Uno dei committenti era Antonio Dossena (2) , proprietario della maggiore fab-