Identità di genere in adolescenza: Lo sguardo di Tiresia sul maschio e la femmina (original) (raw)
Essere femmina, essere maschio: metamorfosi delle identità di genere nel Comune di Ariccia
Questa pubblicazione riporta l'analisi critica dei dati del progetto di ricerca "Essere femmina, essere maschio", sulla trasformazione dei simboli e dei contenuti dell'identità di genere nel Comune di Ariccia. Il lavoro mette a confronto due generazioni: quna anziana, nata nella prima metà del '900, ed una giovane, quella delle ragazze e dei ragazzi delle Ii medie di Ariccia.
Fuori e dentro i generi. Mascolinità, sessualità e domini simbolici in adolescenza
Rinaldi C. (ed.), La violenza normalizzata. Omofobie e transfobie negli scenari contemporanei, Kaplan.Torino,2013
First page: È così, i ragazzi sono cacciatori, e noi dobbiamo ricevere… le donne devono ricevere, è la natura… (Teresa, 22 anni, Tor San Lorenzo [RM]) I ragazzi devono sfogare, non si possono controllare… siamo noi che… [non dobbiamo provocarli] (Marzia, 21 anni, Ardea [RM]). Volevo essere come Sailor Moon (Francesco, 23 anni, Centocelle [Roma]) Se tutti diventassero omosessuali… in… poco meno di 200 anni sarebbero tutti estinti! Ti rendi conto cosa sarebbe??! (Florin, 20 anni, Tor Bella Monaca [Roma]) Per cominciare Francesco e Florin, Teresa e Marzia, di cui abbiamo riportato alcune parole poco sopra, sono persone a prima vista completamente diverse tra loro, sia dal punto di vista dell’hexis corporea, che per quanto riguarda più in generale l’ambiente di origine, il loro percorso biografico, la narrazione che hanno proposto nell’ambito dell’intervista biografica condottoa prima con l’uno (Francesco) e poi con l’altro (Florin) nel giro di pochi giorni, o lo stile di interazione che le hanno viste protagoniste nell’ambito dei focus group (Marzia e Teresa). Nonostante le differenze che li/le fanno sembrar provenire da due mondi diversi, hanno diversi aspetti in comune. Ad esempio sono tutti/e soggetti/e allo stesso dominio simbolico, quello che Pierre Bourdieu definì a suo tempo “il dominio del maschile” (Bourdieu 2009; su questo cfr. anche Welzer-Lang 2006, pp.213-221) Si tratta di una forma di dominio che, per quanto riguarda gli adolescenti, si sviluppa sostanzialmente in due direzioni: da una parte l’interiorizzazione di un habitus (Bourdieu 2001) in base al quale alcuni aspetti della maschilità si concretizzano in un “dover essere” soggetto a dei modelli collettivamente condivisi ed accettati: lo “sguardo maschile” è il prisma dominante attraverso il quale viene filtrata la realtà. Si tratta di una realtà percepita come “naturale”, che incombe tanto sul gruppo dei pari quanto sulla più ampia collettività, alla quale è necessario conformarsi («è così», spiega Teresa). Dall’altra, questa forma di dominio si concretizza nella stigmatizzazione dell’Altro, ossia di colui/colei/coloro che non si conforma(no) alle norme condivise. In sostanza, sia Florin che Francesco, Teresa e Marzia, sono portatori di uno sguardo maschile, di un idealtipo dominante della mascolinità, che hanno interiorizzato nell’ambito del loro percorso di costruzione dell’identità di genere e – più nello specifico – del loro Sé corporeo sessuato. È chiaro che i casi a cui abbiamo appena accennato non sono gli unici, ma per motivi di semplicità espositiva costituiranno il cuore del percorso qui proposto, che prende le mosse da una ricerca di dottorato svoltasi tra il 2008 ed il 2011 presso l’Università degli Studi di Torino. Su tale ricerca, e su quelle che l’hanno seguita, svoltasi presso la stessa sede, si sono basate alcune delle pubblicazioni elaborate in questi ultimi anni, da cui tale contributo si sviluppa . Tali pubblicazioni hanno avuto come obiettivo quello di illustrare la costruzione dell’identità di genere negli adolescenti, con particolare attenzione ai rapporti tra corpo, sessualità e immaginario (Porrovecchio 2012a), le dicotomie di genere (2012b), la costruzione di un immaginario corporeo ideale e l’effetto di coltivazione di alcuni media (2013, in corso di pubblicazione), il ruolo della pornografia (2011). Il presente contributo si propone, invece, di illustrare alcuni aspetti relativi al rapporto tra mascolinità – definita come ciò che «si intende per uomo in un determinato contesto socio culturale» (Bellassai 2004, p.8), ossia come un insieme di pratiche simboliche, estetiche, culturali e relazionali riconosciute dalla società come “maschili” (cfr. anche Pascoe 2007; Buchbinder, Petrilli 2009; Fagiani, Ruspini 2011) –, non-eterosessualità e dominio maschile in una fase di vita che, per definizione, è in costante trasformazione: l’adolescenza. Nello specifico, verranno illustrati 3 casi di studio in cui emergono con chiarezza alcuni aspetti dello sguardo dominante di cui sopra: il caso dell’intersessualità; il caso della non-eterosessualità; il caso dell’immaginario e degli stereotipi di genere.
Gender Identity in Adolescence: The look of Tiresias in the male and female
2015
The paper starts from Tiresias, the soothsayer of the myth of Oedipus, who went through both the condition of the male and female, and which is identified as supposed wise in this respect. A view of the topic in the past century is proposed, from Freud to the Queer Theory, going through Simone de Beauvoir, the „psychoanalytic feminism‟, Lacan . What emerges is that, if a lot has changed in the perception of gender, much remains unsolved stereotypes about male/female, the “cages” of the gender and the tragedies they produce. A key to reactivate an innovative thinking is – about „Oedipus complex, time of construction of gender, especially in adolescence – finding a theoretical space in what might be called the original bisexuality of parental roles.
Nuova Secondaria Ricerca, 2015
Durante l’adolescenza e la prima giovinezza molti fattori fondanti dell’identità personale vengono assorbiti culturalmente, rielaborati ed esteriorizzati come espressioni della propria individualità. Lo sforzo di autorappresentazione che i giovani conducono sui social media non fa eccezione: è naturale che in questi spazi “teatrali” si cerchi di costruire un’immagine pubblica di sé positiva ed attraente, rispetto alla quale sono determinanti anche i ruoli di genere. Ma anche se i social media mettono sempre più la vita sociale dei giovani in loro potere, non si deve pensare che siano un luogo di libera auto espressione né tantomeno di anarchia: sono invece ambiti soggetti a regole propri, oltre ad essere condizionati da dinamiche sociali ed economiche che restano spesso opache per chi ne fruisce. Oggi la pedagogia ha l’occasione di sottoporre a critica le regole, gli stereotipi ed i canoni che caratterizzano l’universo rappresentativo dei social, per pervenire ad una necessaria consapevolezza e padronanza di questi elementi, determinanti per la formazione delle giovani generazioni.