Principio di non contraddizione, matematica e teoria (original) (raw)
Teorie dell'assurdo: i rivali del principio di non-contraddizione
2006
«Esiste negli esseri un principio rispetto al quale è necessario che si sia sempre nel vero: è questo il principio che afferma che non è possibile che la medesima cosa in un unico e medesimo tempo sia e non sia»: così, nella Metafisica di Aristotele, viene presentato il Principio di Non-Contraddizione, destinato a diventare la legge più autorevole nella storia dell'intero pensiero occidentale. Oggi, tuttavia, diversi filosofi sostengono che questa legge non ha validità universale, che vi sono situazioni in cui una stessa cosa può insieme essere e non essere, e l'assurdo si realizza nel mondo. In questo volume, Francesco Berto esamina il vasto dibattito sulla contraddizione in corso nella comunità filosofica internazionale; introduce le più moderne strategie logico-filosofiche per descrivere mondi abitati da contraddizioni; e mostra come proprio nell'antica parola di Aristotele il Principio trovi risposte ai suoi critici attuali. Che ci si schieri dall'una o dall'altra parte, si esce dalla lettura di queste pagine con la convinzione che il regno dell'assurdo non sia un buco nero del pensiero, ma un affascinante terreno d'esplorazione filosofica.
1. Negare per affermare. F: La vedo, ma di che si tratta? S: è il pensatoio delle anime sapienti. Ci sta dentro gente capace di persuaderti con la parola che il cielo è un forno, e noi ne siamo i carboni. E insegnano, a pagamento, a vincere le cause giuste e ingiuste 1 Gli ingegni filosofici sembrano fatalmente attratti dalla contraddizione e da tutti i possibili usi perversi della negazione cognitiva. Così, gli stessi hanno inteso adoperare la particella 'non' al fine di "forzare" il linguaggio umano e di ottenere dei progressi conoscitivi e/o di ragionamento, estendendo gli uni e gli altri oltre le colonne d'Ercole del limite iniziale. La funzione della 'negazione', pertanto, appare davvero cruciale, così come impossibile non riconoscerle un potere d'attrazione innegabile. Dovremmo riconoscere che dall'uso combinato di 'negazione' e 'affermazione' i filosofi riescono ad ottenere tutto, e conseguente negazione. Ma non lo faremo. Piuttosto, rifacendoci a Moro, dovremmo associare all'una e all'altra due importanti procedure cognitive, rispettivamente l'identità e la diversità 2 . Detto altrimenti: ogniqualvolta si ricorre all'affermazione, non si cerca che di indicare il proprium di qualcosa che lo rende appunto tale, vale a dire l'identità speculativa dello stesso. Invece, ogniqualvolta si ricorre alla negazione, non si cerca che di indicare l'orizzonte ulteriore che si staglia appena fuori il proprium di qualcosa, vale a dire la differenza che ne descrive e delimita il confine esterno. Dare un nome a qualcosa consiste, per l'appunto, nell'attribuire il discretum che contiene l'identità di qualcosa. Parallelamente, ma in senso contrario, negare il discretum a qualcosa consiste nel desumere quella differenza che corre tra l'identità di qualcosa e l'identità di altro. Siccome sono sentieri "difficili", propongo un simbolismo tanto banale quanto osceno al fine di spiegarmi meglio, o almeno è quanto spero di fare. Supponiamo di partire dalla seguente affermazione:
Principia Contradictionis: Sui principi aristotelici della contraddizione (§§ 1-3)
Forme di dibattito e di confutazione degli avversari nel pensiero antico Luca Castagnoli, «Everything is true», «everything is false». Self-refutation arguments from Democritus to Augustine 11 Louis-André Dorion, Elenchos dialectique et elenchos rhétorique dans la défense de Socrate 75 Luc Brisson, Une réfutation contagieuse: 91 Giuseppe Cambiano, Come confutare un libro? Dal Fedro al Teeteto di Platone 99 Walter Cavini, Principia contradictionis. Sui principi aristotelici della contraddizione ( § § 1-3) 123 Ermelinda Valentina Di Lascio, Solecism on things. The argument ·Úa Ùe Û¯ÉÌ· ÙɘϤ͈˜in Aristotle's Sophistical Refutations 171 Jean Levi, De la dispute sophiste au dialogue philosophique 205 Christopher Cullen, Actors, networks and 'disturbing spectacles' in institutional science: 2nd century Chinese debates on astronomy 237 Johannes Bronkhorst, Modes of debate and refutation of adversaries in classical and medieval India: a preliminary investigation 269 Discussioni e ricerche Luciana Repici, Aristotele, l'anima e l'incorruttibilità: note su De longitudine et brevitate vitae, 1-3 283 Stefano Bacin, Kant, i filosofi antichi e i limiti della loro recezione. A proposito di un libro recente 307 PRINCIPIA CONTRADICTIONIS. SUI PRINCIPI ARISTOTELICI DELLA CONTRADDIZIONE ( § § 1-3)* Walter Cavini ηd öÛÙˆàÓٛʷÛȘÙÔÜÙÔ, ηٿʷÛÈÎ ·d àfiÊ·ÛȘ·î àÓÙÈΛÌÂÓ·È Arist. Int. 6, 17a33-341
• Tra psicologia e ontologia: Wolff, Locke e il principio di non contraddizione
In tale saggio (prosieguo “ideale” di un percorso di ricerca in merito all’influenza lockiana sul pensiero wolffiano cominciato con il contributo: POGGI, L’Essay di John Locke e la Psychologia empirica di Christian Wolff, in MARCOLUNGO (ed.), Christian Wolff, tra psicologia empirica e psicologia razionale, Hildesheim-Zürich-New York, Olms, 2007, pp. 63-94) ho evidenziato come Locke e Wolff condividano in fondo la medesima impostazione circa la genesi psicologica del principium contradictionis. Dove per “genesi psicologica” non si deve intendere una “genesi” che avvenga, idealisticamente, “in virtù” del pensiero, come se il principio di non contraddizione fosse “posto” per un’esigenza intrinseca della mente e il suo status ontologico trovasse il proprio fondamento nell’attività cognitiva: tale principio non è infatti solo un’esigenza del pensiero (una “necessità soggettiva”), ma rappresenta sia per Wolff che per Locke una legge del pensiero giacché è essenzialmente una legge delle cose stesse nel momento in cui esse si danno al soggetto manifestandosi a lui (compreso il soggetto stesso). Il principio di non contraddizione è appunto posseduto dal soggetto come “principio”, ossia come proposizione universale, successivamente all’elaborazione astrattiva della concreta esperienza del fatto psichico della coscienza e dell’auto-coscienza. Lungi da un’interpretazione “psicologistica”, l’espressione “genesi psicologica” del principium contradictionis va quindi assunta col preciso significato della sua “originaria comparsa”, in quanto principio, “nel” pensiero. La trattazione wolffiana del principium contradictionis proposta in opere come la Deutsche Metaphysik (1720) e l’Ontologia (1730) costituisce un’ulteriore conferma del fatto che il pensiero di Wolff vive della tensione irrisolta tra l’impostazione logico-razionalistica e quella sperimentale-psicologica.
Le coerenti contraddizioni dell'Universo
Lo “scandalo” intellettuale provocato dalla meccanica quantistica consiste nel fatto che le coppie di contraddittori generate sono in realtà antagoniste solo quando vengono analizzate attraverso il filtro interpretativo della logica classica.
Ai limiti della verità. Il problema della contraddizione nella logica di Hegel
2015
libro vincitore del premio di studi Vittorio Sainati 2012 In una posizione critica rispetto alle formulazioni aristoteliche del principio di non contraddizione, nella Scienza della logica Hegel afferma che tutte le cose sono in se stesse contraddittorie. Il concetto di contraddizione ha un’importanza fondamentale all’interno della filosofia di Hegel, ma trova un’esplicita tematizzazione nell’impianto logico hegeliano, dove gioca una funzione sistematica. Se la logica costituisce la chiave di volta dell’intero sistema filosofico hegeliano, il confronto con il problema della contraddizione nella Scienza della logica in Hegel diviene quindi necessario. L’autrice ritorna su questa spinosa questione largamente dibattuta nella letteratura critica con uno sguardo nuovo e attento al confronto con la logica formale, all’attuale dibattito sul concetto di contraddizione e all’utilizzo di strumenti concettuali che derivano dall’analisi della struttura dei paradossi dell’autoriferimento. Il testo intraprende un’analisi del testo hegeliano con un approccio attualizzante che mette allo stesso tempo in luce la radicalità della tesi hegeliana sulla verità della contraddizione. Michela Bordignon è nata nel 1981. Ha conseguito il Dottorato in Filosofia presso l’Università degli Studi di Padova. Il suoi interessi di ricerca sono rivolti alla filosofia classica tedesca, con particolare riferimento alla logica hegeliana e al rapporto tra logica speculativa e logica formale, su cui ha pubblicato vari saggi. Ha svolto attività di ricerca alla Warwick University in Inghilterra e alla Pontifícia Universidade Católica do Rio Grande do Sul in Brasile. Attualmente è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università di Padova.
in F. Altea and F. Berto (eds.), Scenari dell’impossibile. La contraddizione nel pensiero contemporaneo, Padua, Il Poligrafo, 2007
Italian translation of "Conjunction and Contradiction" (2004)
Ripudio islamico, principio del contraddittorio e ordine pubblico italiano
La nuova giurisprudenza civile commentata, 2015
N. 11 NOVEMBRE 2015 • Anno XXXI RIVISTA MENSILE de Le Nuove Leggi Civili Commentate OMAR VANIN Ripudio islamico, principio del contraddittorio e ordine pubblico italiano APP. VENEZIA, 9.4.2015 Delibazione -Sentenza straniera in materia matrimoniale -Ripudio -Procedimento -Accertata violazione del principio del contraddittorio -Contrarietà all'ordine pubblico processuale -Sussistenza -Riconoscimento in Italia -Esclusione (Cost., art. 111, comma 2 o ; l. 31.5.1995, n. 218, artt. 64, 67) La sentenza straniera che, in osservanza della shari'a, dichiara lo scioglimento del matrimonio per avvenuto ripudio della moglie da parte del marito non può essere riconosciuta in Italia, ai sensi dell'art. 64, lett. b) e g), l. n. 218/1995, se pronunciata all'esito di un procedimento che non garantisce alla moglie il diritto di difesa, violando, in particolare, il principio del contraddittorio.
Passione e contraddizione materiale: un modello
Atque, 1997
Queste pagine propongono un'analisi del concetto di "passione", che ha altrove la sua ragione teoretica fondante e che, nei presenti limiti, si può proporre solo come un modello, uno strumento euristico. In questo senso il testo mira a presentare, con la massima densità e concisione, e rinunciando a supporti bibliografici, un sistema di argomentazioni giudicabile essenzialmente in termini di coerenza interna, e lascia invece spesso a livello di suggerimento per l'ingegno del lettore benevolo la sua valenza di tesi antologica.
In principio era il contraddittorio
A study on the role of the principle of non-contradiction in the due process of law, analysed at three different levels: the logical, the ontological and the ethical one.
Not - Princìpi di Filosofia Black Metal
Not, 2018
Il primo Black Metal Theory Symposium si è tenuto a Brooklyn nel 2009, allo scopo di presentare diverse prospettive di interazione teorica tra filosofia e black metal. L’evento è stato ermeticamente pubblicizzato come «un raduno dedicato al mutuo annerimento del metal e della teoria»; gli atti del simposio sono poi stati pubblicati con il titolo Hideous Gnosis. È proprio verso la fine di questa antologia che è possibile trovare una lunga serie di commenti, originariamente postati dagli ospiti del blog Black Metal Theory dal quale l’idea del simposio prese forma: una sequela di lamentele, raffinate obiezioni ma, soprattutto, valanghe di insulti. Il punto della questione sembrerebbe risiedere nello «scandalo» rappresentato dall’ingresso nell’Accademia di una musica (e relativa sottocultura) pura come black metal: «What a bunch of fucking hipster shit! […] Falsers. All of you», scrive un utente, facendo eco a molte altre voci non meno indignate. Questa ripugnanza nei confronti della teoria, colpisce ancor più qualora la si incontra in un genere che, come evidenzia Mark Fisher nella sua recensione di Hideous Gnosis, «È saturo di metafisica». Per capire qual è il legame tra speculazione filosofica e black metal, sarà quindi necessario fare una digressione, per raccontare e delineare a sommi capi il black metal stesso, il suo indissolubile legame con la teoria e la refrattarietà al discorso accademico.