Evidenze eneolitiche dalle indagini archeologiche in località Cerreto (Genzano di Lucania, PZ) (original) (raw)

Ricerche a Cerreto Sannita (2012-15) e archeologia dei paesaggi dal Titerno alla bassa valle del Calore

2020

Le indagini condotte dal 2012 al 2015 nella vecchia Cerreto Sannita hanno rappresentato un’occasione straordinaria per acquisire la conoscenza dell’insediamento, mai indagato in precedenza nelle sue strutture materiali, che presenta continuità di vita dall’alto medioevo dal X secolo alla seconda metà del XVII, allorché la località venne devastata dal sisma del 5 giugno 1688. Ciò comportò la successiva ricostruzione dell’abitato in altro sito, ubicato poco più a valle, per iniziativa del feudatario Marzio III Carafa e del vescovo Giovan Battista de Bellis che si avvalsero della competenza tecnica dell’ingegner Giovan Battista Manni. Le attività archeologiche che hanno contribuito alla conoscenza, valorizzazione, conservazione e fruizione del sito-monumento hanno evidenziato le fasi di impiego e le trasformazioni dell’insediamento. L’importanza politica ed economica che assunse Cerreto in età normanna, in particolare con la famiglia dei Sanframondo, fu favorita dalla sua ubicazione nella media valle del Titerno, una via di comunicazione fra i contesti tirrenici e quelli della costa adriatica. La fase normanna, documentata da un riallestimento delle opere difensive con l’ampliamento ed il rafforzamento della cinta muraria, è testimoniata dalle poderose strutture della Magna turris. Edificato tra gli ultimi decenni del XII secolo e i primi del XIII, il donjon cerretese, cilindrico e con base a scarpa, presenta caratteristiche architettoniche peculiari ed elementi significativi che ne avvalorano l’utilizzo residenziale: per dimensioni e tecnica costruttiva, esso è assimilabile alle coeve torri cilindriche presenti in contesti vicini, ma documentate anche su un ampio scenario internazionale. Lo studio della cultura materiale, documentata in particolare dai reperti ceramici, ha consentito di avanzare ipotesi sulla produzione, circolazione e diffusione degli stessi nel comprensorio cerretese. Se è noto che nella nuova Cerreto, entro i primo del Settecento, giunsero maestranze e ceramisti attirati dall’attivismo dei Carafa nella ricostruzione dell’insediamento, poco si sa sulla produzione di vasellame nel basso medioevo e nella prima età moderna. Tuttavia alcuni documenti provano che non mancarono a Cerreto, prima che avesse inizio la realizzazione di maiolica di pregio, botteghe di vasai dedite alla produzione di vasellame d’uso comune. Inoltre riveste notevole interesse l’individuazione, fra quelli provenienti dagli scavi, di manufatti smaltati con decorazioni policrome di tipo compendiario riferibili ad una delle produzioni note come “campano-castellane” perché diffuse in contesti della Campania interna e costiera dalla prima metà del XVII secolo ad opera di ceramisti di Castelli o di altri centri abruzzesi. L’edizione dello scavo si integra nello studio di un’ampia porzione di territorio che si è ritenuto di analizzare per la migliore contestualizzazione storica, topografica e culturale dei dati archeologici: una vasta area del Beneventano settentrionale gravitante sul bacino inferiore del fiume Calore e sul corso del torrente Titerno. I risultati delle attività di survey svolte fra il 2012 e il 2014 e, più sporadicamente, negli anni successivi hanno inoltre offerto l’opportunità di redigere, su base cartografica IGM, quattro carte archeologiche che costituiscono un documento nuovo per la conoscenza della storia e dell’assetto del territorio.

Dati archeologici e ipotesi interpretative sulla produzione ceramica dell’abitato eneolitico di Le Cerquete-Fianello, Maccarese (RM)

Rivista di Scienze Preistoriche XLVIII, 2018

The autor present the result of the study of ceramic material from the excavation of Le Cerquete-Fianello (Maccarese, Rome), ascribed to the Middle Chalcolithic (3.550-2.920 B. C.). The site was found in 1987 and excavated from 1993 to 2002 by an interdisciplinary equipe directed by Alessandra Manfredini, Sapienza Università di Roma. Now days Maccarese is still one of the best known italian chalcolithic villages. In the excavated area was found a part of the living floor with five huts, pits, human burials and the intentional burial of a horse with two dog’s puppies. The study of the ceramics has taken in examination around 36.000 fragments. Departing from the raw material sourcing, the main aim of this research was to recostrustruct the choise related to the production of pottery vessels, not underestimating the implications of social character that are at the base of every production. The analysis of the spatial distribution of the vessels and the functional interpretation has allowed to formulate hypothesis about the destination of use of the structures. The hypothesis of a village organized for family groups has been so formulated.

Cerreto antica: frammenti di città tra oblio, archeologia e paesaggio

Città che si adattano? / Adaptive Cities? Processi urbani di adattamento e resilienza tra permanenza e precarietà | Urban processes of adaptation and resilience between permanence and precariousness, 2024

The archaeological site of Cerreto antica, located in the Titerno valley in the Sannio beneventano, is an emblematic case of an urban settlement, abandoned and fallen into oblivion after a devastating earthquake (1688), in which it is still possible to recognise pre-modern construction techniques for seismic prevention. The essay presents a reflection on this case-study, focusing on long-term building phenomena and the current state of conservation, highlighting critical issues and potentialities of this small urban centre of southern Italy. This is an extraordinary research laboratory, also from a comparative perspective, for the study of the historical building site.

Le indagini archeologiche 2019-2020 in loc. San Lorenzo a Contigliano (Rieti)

Lazio e Sabina 13, 2024

L’area della chiesa di San Lorenzo nel Comune di Contigliano (Rieti) sembra connessa a un culto di Giove, cui è probabilmente associato quello principale di Ercole. La presenza in zona di un importante santuario è indiziata dal fatto che le emergenze rinvenute si trovano su un punto nodale privilegiato sia per i commerci che per la transumanza. Le ultime indagini hanno riportato alla luce una struttura quadrangolare da mettere presumibilmente in relazione con un impianto termale.

Campagna di scavo presso la Rocca di Cerere a Enna, 2008 (2015)

Nel 2008 è stata condotta la prima campagna di scavo in Contrada S. Ninfa, posta nella parte orientale dell'altopiano dove sorge la città di Enna: la piccola valletta, che collega il Castello di Lombardia con la Rocca di Cerere, era già stata indagata dal Paolo Orsi all'inizio del XX sec. Nella parte centro-merdionale dell'area le indagini hanno evidenziato la presenza di strutture databili dall'età greca ellenistica all'età medievale. È stata messa in luce, infatti, una sala ipogeica, simile per dimensioni e tipologia alle lesche dei santuari demetriaci siciliani, a cui è annessa una alta parete di roccia in cui sono scavate diverse edicole votive: l'intero complesso è attribuibile ad uno dei santuari di età ellenistica dedicati alla Dea descritti in quest'area dalle fonti antiche. Nella prima età bizantina (VI-VIII sec. d.C.) viene costruito, davanti alla parete con le edicole un piccolo oratorio a pianta rettangolare. Nella tarda età bizantina, dopo la fondazione del thema di Sicilia, alla fine dell'VIII sec. d.C., l'area cambia funzione, con la costruzione di un possente muro difensivo che in parte riutilizza le strutture antiche, reso necessario a causa degli eventi connessi con la conquista islamica dell'Isola. Nel medioevo, l'area cambia nuovamente funzione, diventando un'area di produzione artigianale, come dimostrato dal rinvenimento di diverse strutture produttive, tra cui parte di un complesso sistema idrico con canalette e cisterne, in uso fino alla fine del XIII secolo

Attestazioni di età medievale e postmedievale in alcuni siti nuragici di Trexenta e Gerrei

Layers. Archeologia Territorio Contesti, 2017

Riassunto: Il riuso dei monumenti antichi e uno dei temi principali dell’archeologia medievale. Cosa rappresentasse il riutilizzo di un luogo o di un monumento nel corso dei secoli non e facile da stabilire. Il fulcro della questione e il significato che il vetus ha rappresentato nel tempo, ora come monumento sacro ora come punto strategico e di difesa. La presenza massiva dei nuraghi e dei templi a pozzo ha caratterizzato le campagne sarde per millenni. Un grosso problema nell’analisi del fenomeno del reimpiego e costituito dalla carenza di documentazione archeologica precisa e attendibile e dalla frequente superficialita con cui vengono usati termini quali riuso, continuita e discontinuita, che rischia di inficiare a priori la ricerca sulle modalita del riutilizzo o sulla lunga durata dei luoghi. Abstract: The reuse of ancient monuments is one of the most subject of medieval archaeology. What reuse of places and buildings represented during centuries is not easy to understand. The...