La vida de sant Honorat, Éditée par Peter T. Ricketts avec la collaboration de Cyril P. Hershon (original) (raw)

La Vida de sant Honorat, éditée par Peter T. Ricketts, avec la collaboration de Cyril P. Hershon, Turnhout, Brepols, 2007 (Publications de l’Association Internationale d’Etudes Occitanes 4), 772 pp. 772.

Il volume pubblica l'edizione completa della Vida de sant Honorat, un lungo poema agiografico in versi di quasi diecimila versi composto da Raimon Feraud intorno al 1300. Quest'opera complessa, nella quale l'autore mescola generi (l'epica, il romanzo) e metri diversi (l'alessandrino, l'ottosillabo, l'esasillabo, quasi sempre disposti in distici a rima baciata), godette di una buona diffusione nel Sud della Francia medioevale, come attesta anche la tradizione manoscritta (nove testimoni).

Vent’anni di studi sulla Vie de saint Thomas Becket di Guernes de Pont-Sainte-Maxence, in «Critica del testo», 2012, XV, n.1, pp. 365-377

Dopo l'edizione di Emanuel Walberg del 1922 1 , il poema di Guernes de Pont-Sainte-Maxence sulla vita e il martirio di Thomas Becket è stato a lungo trascurato dagli studiosi, probabilmente a causa della vastità e dell'esaustività del lavoro compiuto dal filologo svedese, che, sebbene datato, resta ancora oggi un punto di riferimento imprescindibile per chi si accosti al poeta normanno e alla sua opera. Fatta eccezione per il capitolo che Josef Merk dedica alla Vie de saint Thomas Becket nella sua dissertazione dottorale, in cui vengono messe in rilievo alcune analogie e divergenze, tanto sul piano tematico che su quello formale, del testo rispetto alle altre

L. Robert (ed.), Le martyre de Pionios prêtre de Smyrne, Washington 1994

A Varsavia, nel 1968, L. Robert tenne una conferenza sul martirio di Pionios avvenuto a Smirne nel 250, al tempo della persecuzione di Decio. Un estratto di questa conferenza è stata riproposto dai curatori (G. W. Bowersock e С. P. Jones) quale introduzione al presente volume che L. R. preparava da tempo accumulando via via le note per il commentario. É d'uopo anzitutto essere grati ai due curatori per aver approntato quest'opera per la stampa, e per la discrezione e maestria messe in opera nel completare in modo essenziale e pregevole il commentario al testo (già in fase di elaborazione da parte di L. R.). Se potessimo avanzare un'ipotesi sul perché l'illustre scomparso abbia inteso lavorare su un simile testo, è anzitutto da ritenere che il testo stimolava una interdisciplinarietà di storia ed archeologia (i dati offerti dal testo del martirio trovano conferma dagli scavi nell'agorà di Smirne); v'era poi l'attrazione esercitata su L. R. dal testo greco che, pur mostrando flessioni linguistiche tardive dovute al III sec., conservava ancora un fascino antico (cf. l'inizio del discorso di Pionios nell'agorà [IV,2]: "Ανδρες oí έπί τω κάλλει Σμύρνης καυχώμενοι, un titolo riscontrabile per la città anche nelle fonti epigrafiche, p. 56-7) nonché segni di autenticità (cf. τό σύγγραμμα τοϋτο [1,2] reso come exemplum nella versione di Lipomano [vedi sotto]: "ce document de Pionios doit être le texte fondamental du récit du martyńum jusqu'au moment de la mort du saint") e di prassi accertata nella stesura dei verbali (cf. ύπομνήματα di XIX, 1). Questi dati, uniti ad altre qualità presenti nel testo stesso (la prosopografia è molto attendibile: cf. il caso di Rufino in XVII, 1), inducono L. R. a considerare questo martyńum come un'opera veritiera, storicamente esatta, aliena dalla mano di un "fabricant de vies de Saints". Il testo greco segue il Marc. gr. 359 del XII sec., Ms utilizzato probabilmente da Luigi Lipomano che omise però XVIII, 3-4; una versione abbreviata è offerta da B. Latysev (Menologii anonymi 236-49); nel corso del commentario si richiamano le buone lezioni offerte da Cod. Suprasliensis del X-XI sec. (in appendice, pp. 123-135, A. Vaillant propone la traduzione francese di questa versione) che chiude il testo del martirio con una lunga preghiera di S. Pionios, sfortunatamente non riportata; infine, sono ancora date delle note complementari tratte da un codice moscovita la cui versione resta sconosciuta (cf. p. 12 e 135: R. Anrieh, Archiv für slav. Philol. 18, 1896, in nota a p. 156-7). Il testo del martirio è certamente un piccolo gioiello di letteratura, ed è ricco di informazioni prescindendo anche da quanto sù accennato. In esso troviamo delle coerenze terminologiche ineccepibili (l'esatta utilizzazione di μιαροφαγειν, già