Carlo Salzani, "Introduzione a Giorgio Agamben" (original) (raw)
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Introduzione a Giorgio Agamben
Il nuovo melangolo, 2013
Giorgio Agamben ha trasformato e ridefinito i parametri della filosofia politica e del discorso critico contemporanei, introducendo un nuovo vocabolario e una nuova concettualità. La sua opera abbraccia campi diversi come l'estetica, la religione, la politica, la giurisprudenza e l'etica, con un'erudizione che ha pochi pari e con una cura filologica minuziosa, per proporre un ripensamento delle categorie dell'ontologia, della filosofia, dell'etica e della politica occidentali. In questa introduzione italiana Carlo Salzani fornisce una guida chiara e puntuale alla filosofia di Agamben, analizzandone le opere, esponendo le influenze sul suo pensiero e delineando le questioni chiave che informano la sua opera.
Recensione a: Giorgio Agamben, "Che cos'è reale?"
Dopo Che cos'è la filosofia? (Quodlibet, Macerata 2016), il 'che cos'è' agambeniano si cimenta in ambiti sinora inediti rispetto al suo pensiero. Per la prima volta, infatti, l'autore si dedica, seguendo un articolo di Ettore Majorana (Il valore delle leggi statistiche nella Fisica e nelle Scienze sociali, apparso nel 1942 in «Scientia», scritto tra il '33 e il '37 e accluso al testo dopo il saggio di Agamben), alla considerazione delle implicazioni filosofiche di una specifica teoria scientifica a alla Weltanschauung che essa filosoficamente sottende: quella della fisica dei quanti, unitamente al suo carattere probabilistico. Il testo si divide in due macrosezioni: la prima, Che cos'è il reale? (pp. 5-53), consiste nel saggio di Agamben – la seconda (pp. 55-78) nel già citato articolo di Majorana. In gioco (filosoficamente in gioco) per entrambi è, potremmo dire, lo statuto del reale in quanto tale e alla luce, appunto, della svolta teoretico-scientifica impressa al sapere dalla fisica quantistica, che proprio negli anni di attività di Majorana si dispiegava in tutto il suo fervore. Non a caso insistiamo sul 'filosoficamente': poiché, per quanto riguarda Agamben, quanto esaminato dello e affermato sullo statuto del reale viene pienamente inquadrato e situato (ancorché non esplicitamente) nel solco delle riflessioni precedenti dell'autore. In questo senso, ma lo si vedrà, se Agamben si cimenta in un ambito nuovo rispetto a quelli, pure largamente eterogenei, da lui trattati, per nulla nuovo (sempre che qualcosa come una 'novità' abbia, in filosofia, qualche senso) è l'esito cui perviene. E, occorre dirlo in via preliminare e a mo' di tesi per ora puramente enunciativa: nell'insieme dell'argomentazione agambeniana la questione della scomparsa di Majorana è, se non un mero espediente, quanto meno un elemento paradigmaticamente strumentale, una sorta di McGuffin filosofico. Del che, naturalmente, più avanti si dirà. Ma consideriamo, intanto, il breve testo di Majorana – il quale, ancorché posto dopo quello di Agamben, viene da quest'ultimo presupposto. Esso, come suggerisce il titolo, si propone l'affermazione di una stretta «analogia formale» (p. 70) tra le leggi statistiche della fisica e delle scienze sociali, in particolare alla luce del passaggio cruciale dalla fisica classica alla fisica dei
Edizioni Ca’ Foscari - Venice University Press, 2022
Like its predecessors, Edipo classico e contemporaneo, edited by F. Citti and A. Iannucci (Hildesheim; Zürich; New York, 2012) and Troiane classiche e contemporanee, edited by F. Citti, A. Iannucci, A. Ziosi (Hildesheim; Zürich; New York, 2017) this new volume seeks to stage a dialogue between a Greek play and a Latin one, Aeschylus’s Agamemnon and its Latin rewriting by Seneca. But at the same time, this intertextual dialogue becomes, in turn, a fundamental hypotext for further and varied ‘rewritings’ of the myth and the story of Agamemnon, in plays, opera librettos, novels, films, paintings and reenactments, from the Renaissance to the present day, as many papers in this book show, with new and original insights in the ever-growing realm of Reception studies.
Il gesto che resta. Agamben contemporaneo, 2020
The article aims to draw attention to the relationship between the work of the philosopher Giorgio Agamben and the poet Giorgio Caproni. To do so it uses letters, hitherto unpublished, that the Roman philosopher sent to the poet between 1980 and 1989. These letters are now preserved among the papers in the Caproni Collection, in the Contemporary Archive of the Gabinetto Scientifico G. P. Vieusseux in Florence. The article tries to read these pages crossing them with the main texts of the two authors in that chronological period – in particular Il linguaggio e la morte. Un seminario sul luogo della negatività, Idea della prosa for Agamben and Il conte di Kevenehüller, Res amisssa for Caproni – investigating possible correspondences and cross-references.