Tana di volpe, castello feudale, sesso-gorgo: metamorfosi di Malpertuis (original) (raw)
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Sulla generazione delle vespe e delle api in un inedito di Marcello Malpighi
In due lettere del maggio-giugno 1689, Lorenzo Bellini (1643-1703), impegnato in alcune osservazioni sulle vespe, poi interrotte dal suo trasferimento a Firenze, domandò a Marcello Malpighi (1628-1694) delucidazioni sul ruolo del miele nella formazione delle api. Bellini era arrivato infatti alla conclusione che il miele, tra l’altro assente nelle vespe, non giocasse alcuna azione nel processo generativo di entrambi gli insetti. Non è nota la risposta di Malpighi. Tuttavia, il fascicolo ms. 936, II, F, conservato presso la Biblioteca Universitaria di Bologna, contiene alcuni disegni e annotazioni sulla generazione delle vespe e sulla struttura del favo delle api, tutti risalenti all’anno 1689, che sono chiaramente riconducibili alle richieste di Bellini. Queste carte, rimaste inedite, riflettono l’evoluzione di alcuni temi cruciali per la scienza del secondo Seicento: da un lato, in particolare, l’acceso dibattito sulla generazione degli insetti, sul quale lo stesso Malpighi si era a lungo confrontato con Jan Swammerdam (1637-1680); dall’altro, le potenzialità dello strumento e dell’illustrazione microscopica che proprio nell’anno 1689 erano state messe in discussione dagli attacchi di Giovanni Girolamo Sbaraglia (1641-1710). Ad essere colpiti erano stati infatti alcuni pilastri del programma di ricerca malpighiano, compresa l’utilità dell’anatomia comparata. Scopo di questo contributo è duplice: in primo luogo, contestualizzare queste carte all’interno degli studi entomologici di Malpighi, con un richiamo ai precedenti lavori degli anni ’60 e ‘70 (in particolare, il De bombyce); in secondo luogo, in un’ottica più ampia, esaminare attraverso queste carte il ruolo che l’illustrazione anatomica ricopre nelle sue tecniche di note-taking, anche alla luce di un’altra raccolta inedita, il “diario” di osservazioni contenuto in BUB ms. 2085/II, utile per comprendere le pratiche di ricerca e di raccolta di dati adottate da Malpighi.
Un caso di metamorfosi testuale: Castelvines y Monteses di Lope de Vega
2020
1. Misurarsi con Castelvines y Monteses, commedia lopiana liberamente ispirata alla storia di Giulietta e Romeo, vuol dire correre il rischio di addentrarsi in una costellazione testuale, o meglio in una nebulosa narrativa ‘senza inizio’, all’interno della quale l’affannosa esplorazione delle riprese, del debito imitativo, può facilmente risolversi in sterile fatica, o peggio ancora in puro esibizionismo erudito. E questo perché la celebre novella degli amanti veronesi, con la sua duratura fortuna letteraria, costituisce una sorta di «opera mondo», secondo la celebre definizione ideata a metà degli anni ’90 da Franco Moretti (1994), ossia una struttura aperta, un sistema di travasi all’infinito, costantemente riacceso e riadattato. In questo contesto, pertanto, mi guarderò bene dal ricostruire la linea evolutiva di questo famoso architesto1 o di intraprendere un’indagine delle origini secondo i dettami della pur gloriosa Quellenforschung di stampo positivista – esiste al riguardo un...
Le terme romane di Malvindi: dall’analisi architettonica alla proposta ricostruttiva
in Studi di Antichità 15, 2017, pp. 65-85, 2017
The paper presents the results of the studies carried out on the Roman baths of Malvindi in the Mesagne (Br) countryside, a site only partially investigated but that offers interesting historical, topographic and constructive data for its exceptional state of conservation. The first information on the presence of the structure dates back to the late 19th century, but the first archaeological investigations were carried out in the second half of the 80s by the Archaeological Superintendence of Puglia. A frigidarium with its small pool and two hot rooms, a tepidarium and a sudatoriwn, were brought to light and freed from the fragments of the vaults. The technical analysis of the structures, together with the archaeological finds documented during the excavations, shows the presence of different phases of use and the elaboration of a reconstructive proposal aims to highlight the changes with their relative internal paths. The study also aims to arise new attention on a neglected site, to stimulate the planning of urgent restoration and excavation interventions in the remaining portions of the complex, and to have new data both for a better understanding of the architectural development of the Roman bath, and for a more precise definition of the role played in the context of a territory rich of archaeological evidence.