Abitare e costruire ambienti in Russia / URSS. Testimonianze (original) (raw)

Abitare e costruire ambienti in Russia/URSS. Testimonianze con Vieri Quilici, Claudia Conforti, Aleksej Ginzburg, a cura di Anna Vyazemtseva

eSamizdat. Rivista di culture dei paesi slavi, 2020

♦ eSamizdat 2020 (XIII), pp. 481-498 ♦ " U N VIAGGIO in Russia è sempre stato, ed è tuttavia, il segreto di molte speranze non an-cora deluse: antiche e moderne", scrisse Curzio Ma-laparte nel 1929 a seguito del suo viaggio nell'allora Unione Sovietica 1. Ogni nuovo paese si scopre co-noscendone gli spazi: le strade, le piazze, le vie, le case. Gli interni, forse, ci fanno scoprire meglio di ogni altra cosa come si vive in altri paesi, ci fanno percepire le differenze di cultura e mentalità, e nello stesso tempo ci avvicinano di più ai momenti sacri della quotidianità e ci consentono di familiarizzare con il diverso. Nel XX secolo in Russia si cercò di rivoluzionare la società anche attraverso l'architettura e la proget-tazione degli ambienti. Architettura e design hanno rispecchiato i mutamenti politico-culturali che han-no travolto il paese. Il mito della standardizzazione degli anni Venti, messo a tacere dalla cultura gerar-chica e oppressiva del periodo di Stalin, è risorto ne-gli anni Sessanta, quando si è cercato un equilibrio tra sfera comune e sfera privata. Gli ambienti 'sovie-tici' diventeranno poi una sorta di codice culturale, provocando uno spettro complesso di reazioni, dal-l'ironia alla nostalgia. La sezione propone il punto di vista di alcuni professionisti sugli ambienti progetta-ti e vissuti nell'Unione Sovietica e in Russia: si tratta delle memorie di due storici dell'architettura italiani sui viaggi svolti in URSS in un momento in cui il confine con l'Occidente era affatto convenzionale. Vieri Quilici è uno degli studiosi che scoprirono l'architettura sovietica d'avanguardia nell'Europa capitalista, quando, nel suo paese d'origine, essa era ancora poco nota. Claudia Conforti, invece, è uno degli specialisti più riconosciuti al mondo nell'am-1 C. Malaparte, Intelligenza di Lenin, Milano 1930, p. 3. [N.d.R.-A.V.]. bito del Rinascimento italiano, e appartiene a quel novero di storici che hanno iniziato a guardare all'ar-chitettura contemporanea in una prospettiva storica, mostrando la continuità e la coesione tra il passato e la modernità. Completano la sezione le riflessioni di Aleksej Ginzburg, che ha attualmente terminato il restauro dell'edificio-icona del costruttivismo a Mo-sca-la Casa del Narkomfin (1929-1930) di Moissej Ginzburg e Ignatij Milinis-cercando, attraverso lo studio approfondito dei documenti relativi al proget-to, di ripristinare l'allestimento originale dell'edificio, compresa la soluzione cromatica degli interni. 1. VIERI QUILICI, STORICO DELL'ARCHITETTURA VIERI QUILICI (1935), nato a Ferrara e attivo a Roma, è storico dell'architettura e urbanistica. Già professore ordinario di storia dell'architettura di Ro-ma Tre, ha insegnato inoltre alle università di Paler-mo e Ginevra e ha tenuto conferenze alle università italiane ed estere. È stato tra i pionieri degli studi sul costruttivismo sovietico, a cui ha dedicato diversi articoli e monografie, come Architettura sovietica contemporanea (Cappelli, 1965), L'architettura del costruttivismo (Laterza, 1969), Città russa e città sovietica (Mazzotta, 1976). Ha curato le mostre Rodčenko e Stepanova-alle origini del Costruttivismo, Palazzo dei Priori e palazzo Cesa-roni, Perugia (1984), Architettura nel Paese dei Soviet 1917-1933 al Palazzo delle Esposizioni, Ro-ma (1982) e Mosca, capitale dell'utopia, Roma (1991). La sua ricerca è incentrata sull'architettura del Novecento italiana e internazionale, il suo rap-porto con la città storica, i problemi di conservazione e tutela degli insiemi urbani e paesaggistici.

Design russo del Novecento. Storie sperimentazioni opere

Federica Dal Falco, 2023

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Abitare nell’età della globalizzazione. Luoghi e spazi dell’architettura oltre l’opposizione locale/globale

COSTRUIRE L'ABITARE CONTEMPORANEO Nuovi temi e metodi del progetto, 2020

L’uomo conosce lo spazio attraverso l’abitare, azione imprescindibile capace di definire i confini stessi della Terra. I greci utilizzavano il termine “ecumene” per designare la porzione di terra abitata e nota all’uomo. Il termine ecumene starebbe a indicare “la casa dove abitiamo”. Nel tempo con questa parola si sono indicate parti sempre più ampie senza perdere, tuttavia, l’idea di unità. La caratterizzazione degli spazi necessari alla vita avviene per mezzo della cultura di chi li abita. In questo modo, l’ecumene si differenzia in tanti luoghi, diversi e unici. Ognuno di essi è una dimora, un ambito esistenziale in cui l’uomo raduna i significati delle cose che lo circondano. Da un’unica casa, l’uomo ne abita diverse e molteplici. È il mito della distruzione di Babele che si realizza nei modi in cui l’uomo concepisce gli spazi tanto della vita in comunità che della propria intimità. Ciò che ha sempre legato queste differenti declinazioni culturali, è il processo stesso dell’abitare. Qualunque sia la forma che ne consegue, questo si riconosce come la costruzione di un legame tra essere umano e spazio, attraverso azioni di identificazione e orientamento. A partire dagli anni Ottanta del XX secolo, il complesso fenomeno della globalizzazione contribuisce a definire una cultura globale; laddove «una cultura nasce e si sviluppa sempre [...] localmente, in una prossimità e in un contesto», la cultura globale mette in crisi questa proprietà affermandosi in un’area estesa al mondo intero. Ciò che accade con la globalizzazione è l’ampliamento dei confini della casa dell’uomo, un’immagine che si concretizza in una «prospettiva di urbanizzazione destinata ad abbracciare il pianeta, perdendo il senso sia della città che del globo. Un mondo come immensa città». Se il mondo si riconosce come lo spazio di azione naturale dell’uomo, allora si può affermare che esso diventa, nella sua totalità, noto e abitabile. Si tratta di un allargamento della sfera intima, per cui l’uomo riconosce se stesso attraverso il confronto con il mondo intero. Nell’espansione massima dell’ecumene, egli trasforma la Terra in un’unica casa. Ma mentre conosce il mondo, il luogo viene perduto.

La dimensione politica dello spazio domestico: cultura materiale e consumo nella Russia moscovita

Palaver, 2018

The paper focuses on consumer culture and domestic sphere in Russia from an anthropological point of view. The authors' attention is reserved on the rules that things and spaces play on the creation of individual identity. Starting to an anthropological and historical methodology (Appadurai, Bourdieu, Kopytoff, Roche) the authors study the rule of the objects in the domestic life. As a place of presentation of self, home informs us on the political national values and the relations between Russian and western consumer culture. The analysis of domestic things is very important to understand the cultural history of Russia, for example to rethink the byt, which encourages a Russian way of life in opposition to western world.

Abitare il socialismo. Comfort e politica nella Russia degli anni Venti

2022

Nella Russia degli anni Venti la vita domestica è oggetto di uno specifico dibattito politico che cerca di formulare forme abitative e modelli di comfort alternativi a quello della casa borghese. Analizzando testi di Fourier ed Engels, degli architetti funzionalisti russi e i discorsi che accompagnano le politiche abitative dell'URSS il saggio ricostruisce i concetti di comfort sottesi a questo dibattito e le loro funzioni.