Giotto, Giovanni Pisano e Marco Romano: rapporti fra pittura e scultura nella Cappella degli Scrovegni (original) (raw)
2017, “Bollettino del Museo Civico di Padova”, (Giotto e il suo messaggio. Aggiornamenti, interconnessioni, conservazione e restauro, atti del convegno internazionale di studi [Padova, 25-26 marzo 2014] a cura di D. Banzato),
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La cappella palatina di San Francesco è un luogo primario nella storia di Bozzolo: edificio costruito sulle ceneri di un precedente, chiesa di corte, luogo di sepoltura dei signori, tempio laico giacobino e luogo di cultura. La proteiforme veste di tale luogo viene narrata dalla fastosa decorazione murale che illustra, come palinsesto fatto parete, le vicende e la storia dell’antico spazio sacro. Tre, almeno, sono i tempi che i dipinti narrano: dal Cinquecento (decorazioni nascoste oltre la volta) al settimo decennio del Seicento (dipinti della volta, opera del bolognese Andrea Seghizzi/Sighizzi, attivo a Mantova tra il 1665 ed il 1667 presso la corte del duca Carlo II Gonzaga Nevers e poi presso quella di Scipione Gonzaga di Bozzolo), fino alla fine del Settecento (decorazioni a monocromo delle pareti, forse opera di Giovanni Majocchi, detto il Motta, artista originario di Bozzolo e attivo anche a Mantova e a Belforte). Il testo proposto riprende uno scritto risalente al 2011 preparato per un volume che sfortunatamente non ha visto la luce. Viene qui aggiornato e proposto in vista dei 420 (1604-2024) anni dalla decisione presa da Giulio Cesare Gonzaga di far erigere il suo mausoleo all’interno della cappella palatina. Paolo Bertelli, Appunti sulla decorazione pittorica murale della cappella palatina di San Francesco in Bozzolo, «Postumia», 34/1-3 (2023), pp. 136-158.
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