Cassa per il Mezzogiorno. Il caso dell’Abruzzo, 2003. (original) (raw)
Nel lavoro viene ricostruita l’attività della Cassa per il Mezzogiorno in Abruzzo, nei suoi diversi settori d’intervento: agricoltura, infrastrutture (strade, acquedotti), aiuti all’industria (contributi a fondo perduto e prestiti agevolati). Emerge un percorso diverso da quello seguito dalle altre regioni meridionali, e che ha determinato il successo del “modello” abruzzese. Nel campo delle infrastrutture, l’opera della Cassa è stata più intensa che nel resto del Sud, la quota di stanziamenti è risultata costantemente più alta di quella della popolazione, e le iniziative intraprese dalla sistemazione e costruzione di strade alla realizzazione di acquedotti e reti idriche hanno avuto un impatto maggiore. L’Abruzzo, che all’inizio degli anni cinquanta per infrastrutture di trasporto, idriche e ‘sociali’ non era in una situazione migliore rispetto alle altre regioni del Sud, alla metà degli anni ottanta appare nettamente in testa alla classifica. I tecnici della Cassa hanno a volte mostrato una visione d’insieme dei problemi da affrontare e delle soluzioni da adottare migliore di quella delle amministrazioni locali, ed hanno portato a termine interventi che in molti casi queste non avrebbero potuto permettersi. I finanziamenti all’industria, a differenza che nella gran parte del Sud, si indirizzano meno verso i settori pesanti ad alta intensità di capitale dominati dalle imprese pubbliche, e vanno invece in parte cospicua ad ampliare aziende del luogo attive in comparti leggeri e con un più basso rapporto capitale/lavoro, dalle ceramiche, all’alimentare al tessile. L’Abruzzo rimane così relativamente estraneo ai modelli di tipo top-down pensati per l’industrializzazione del Mezzogiorno, e che poi saranno così negativamente condizionati dagli shock petroliferi. Anche laddove si privilegeranno stabilimenti di più grandi dimensioni nei nuclei e nelle aree industriali (dalla Siv nel Vastese alla Sevel nel Lancianese), questi risulteranno comunque in grado di creare un certo indotto e notevole occupazione, e, soprattutto, non solo non entreranno in crisi negli anni settanta, ma anzi troveranno nei processi di diversificazione e delocalizzazione legati al superamento del fordismo un’occasione di crescita ulteriore. Tutto ciò farà dell’Abruzzo nell’ultimo periodo la meta privilegiata dei finanziamenti all’industria dell’intervento straordinario, determinando il consolidarsi (e non l’arresto) del percorso di convergenza avviato negli anni sessanta