Che mito queste scarpe (original) (raw)

LA NIKE DI SAMOTRACIA la fortuna di un "tipo"

Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Catania, 2019

Tra le 100 opere d’arte dell’antichità più ammirate e più famose a livello mondiale v’è la cosiddetta Nike di Samotracia, proveniente dall’omonima isola greca ed oggi esposta al Museo del Louvre di Parigi. Della statua – che è stata scoperta soltanto in epoca recente, ovvero nel 1863 – è possibile ricostruire le appassionanti vicende che l’accompagnano dal momento del rinvenimento fino a tutto il XX e il XXI secolo, quando si concretizza la sua enorme fortuna.

"Le scarpe di Van Gogh" e le scarpe della contadina.

ABSTRACT: Rethinking Heidegger between his provincialism and the rejection of urban modernity seems to be a different approach to the understanding of his Nazi’s support. With some Adorno’s remarks taken from Jargon der Eigentlichkeit (1964) we try to pursue this hypothesis.

Le scarpe rosse di Elina Chauvet

Le scarpe rosse di Elina Chauvet, 2020

Questo saggio aggiorna e amplia il caso studio presentato nel libro Ni una más. Arte e attivismo contro il femminicidio, uscito a firma di Francesca Guerisoli nel 2016 per Postmedia Books. La storia di Zapatos Rojos permette di capire l’evoluzione di un simbolo, le scarpe rosse contro il femminicidio, e come l’arte riesca a opporsi a dinamiche criminali creando contesti simbolici che attivano vere e proprie battaglie culturali. Questo è il terzo titolo della collana Sartoria editoriale, diretta da Varinia Poggiagliolmi per ArtCityLab. Le prime dieci copie sono realizzate artigianalmente nella sede di Sartoria editoriale in Milano, dove sono a disposizione del pubblico. Altre 490 copie sono state realizzate in edizione limitata per i normali canali di distribuzione.

La CIOCIA, calzatura della Ciociaria

La ciocia, che ha dato il suo nome alla regione del Lazio in cui veniva usata e ai suoi abitanti -Ciociaria e Ciociari, -è una calzatura che si compone di una robusta suola di cuoio grezzo con la punta rialzata, alla quale è legata una 'pezza' bianca che ricopre il piede e il polpaccio, tenuta avvolta da due lunghe e larghe corregge intrecciate (cfr. VEI e v. figura 1; per altri dettagli v. Gianluigi Tomassi su internet, www.laciocia.it/storia.htm).

Romanzo e brand Italia

The essay looks at the production, distribution, and consumption of the Italian novel in the global editorial market in the context of what Mark McGurl has called "the age of Amazon." By drawing from studies on so-called "platform capitalism," but also from those concerning the restructuring of the editorial market, the essay considers the increasing importance of branding, and in particular of national brands, in the editorial policies of the last two decades.

Pozzi sacri fonti e rotonde

All'interno del composito quadro delle attestazioni del sacro in età nuragica si inseriscono, con un posto di primo piano, le strutture templari immediatamente collegate all'acqua, nell'ambito delle quali si sviluppano formule architettoniche funzionali a captare e canalizzare la risorsa idrica direttamente dalla vena nel sottosuolo o dagli affioramenti sorgivi. Tale sforzo costruttivo elabora due tipologie monumentali, fonti e pozzi sacri, che -a partire dal Bronzo finale e soprattutto nell'età del Ferro -sembrano assumere una forte centralità nella società nuragica. Infatti, in seguito alla crisi e al processo di trasformazione della struttura sociale imperniata sul nuraghe, nuove direttrici di sviluppo sembrano informare l'organizzazione spaziale degli abitati all'interno dei quali templi a pozzo e fonti sacre, unitamente ad altre strutture templari, assumono progressivamente un ruolo sempre più importante, fino a diventare un nuovo elemento catalizzatore dell'insediamento (sAntoni V. 1990; dePAlmAs A. 2005, p. 94). Talora le strutture che si sviluppano intorno al tempio a pozzo o alla fonte sembrano essere strettamente correlate e assumono la connotazione di santuari o villaggi santuariali di riferimento per vasti areali (dePAlmAs A. 2014b, pp. 486-489; morAVetti A. 2015a, pp. 46-48). In alcuni di questi siti si riscontra l'aggregazione di più edifici di captazione dell'acqua (nieddu F. 2007; usAi L. 2003;. Nello studio della distribuzione di fonti e pozzi sacri sul territorio dell'isola sono necessariamente da tenere in considerazione fattori geomorfologici, quali in primo luogo la presenza di risorgive o acque sotterranee, che possono aver consentito l'ubicazione di strutture di captazione idraulica e averne condizionato le caratteristiche architettoniche. Tuttavia, lo sviluppo e la loro monumentalizzazione si legano indissolubilmente ad altre concause che sottendono un rapporto di reciproco condizionamento tra paesaggio materiale-geografico e paesaggio religioso-antropologico. La geografia insediativa in cui si organizzano i villaggi, la capacità economica dei gruppi umani che in quelle strutture riconoscono un valore religioso, la posizione strategica, lungo vie di circolazione atte a promuovere contatti e relazioni tra gruppi sociali e politici differenti: sono questi alcuni degli aspetti che possono contribuire a determinare la nascita, la crescita e la durata di un luogo sacro. Vi sono poi altre motivazioni, spirituali e religiose, che l'archeologia -in quanto scienza basata sulla decodifica del dato materiale -ha difficoltà a registrare, ma che non possono essere ignorate quando si interpretano strutture templari e di culto. Relativamente ai templi a pozzo e alle fonti sacre, l'individuazione degli indicatori archeologici che consentono di attribuire tali strutture alla sfera del sacro risulta imprescindibile per poter distinguere i monumenti di utilizzo e significato cultuale da quelli che, invece, si limitano ad avere una funzione pratica, strettamente legata all'approvvigionamento della risorsa idrica per uso quotidiano. Anzi, non è improbabile che molti pozzi siano costruiti inizialmente per rispondere alle necessità pratiche degli abitanti e che solo in un secondo momento vengano rifunzionalizzati in luoghi di culto. Esemplificano questo processo evolutivo le evidenze archeologiche riscontrate presso il sito di Nurdole, posto al confine tra gli attuali territori amministrativi di Nuoro e Orani (FAddA M.A. 2013a, pp. 163-184; 2015e, pp. 325-329). All'inizio del Bronzo finale, la vena sorgiva presente all'interno del cortile del nuraghe Nurdole, adibita fino ad allora al soddisfacimento del fabbisogno idrico, subisce una monumentalizzazione inusuale, con la realizzazione intorno alla vena d'acqua, a partire dal piano di calpestio, di un muro di blocchi squadrati di trachite. L'accesso viene garantito da una scala trapezoidale, strombata verso l'esterno, delimitata da otto filari laterali e coperta da tre architravi scalati, mentre un complesso sistema idraulico convoglia l'acqua in una grande vasca costruita all'esterno del nuraghe. Il canale di adduzione alla vasca, che attraversa le cortine del bastione, è scavato in blocchi rettangolari isodomi di trachite che si collegano attraverso un sistema di denti ad incastro, mentre un basamento circolare, composto da filari di conci a sezione di cerchio, sosteneva l'inizio del lungo canale (m 5,50).