Annibal Caro ed i Farnese (original) (raw)

2008, www.centrostudicariani.it

Annibale Caro (Civitanova Marche, 6 giugno 1507 -Roma, 17 novembre 1566) non fu solamente un grande letterato del Rinascimento, ma soprattutto un grande uomo, sensibile, appassionato e generoso, fedele ai Farnese, grandi signori del suo tempo, che seppero riconoscere in lui alte doti umane e diplomatiche. Eppure resta una figura sfuggente, l'ombra tangibile delle sue opere mostra solo una piccola parte di sé. Ma dove troviamo l'essenza dell'uomo che fu? Quell'impalpabile sensazione di non raggiungere il suo essere più vero e profondo, la sofferenza che c'é dietro ogni artista e grande genio, la sua umanità, dove possiamo cercarle? La storia ci rimanda sempre immagini di personaggi stereotipati, lontani, sfuggenti, quasi irreali. Abbiamo dunque lasciato la parola al nostro Annibale Caro, attraverso alcuni brani di lettere che scrisse nei lontani anni della sua maturità. La prima lettera che vogliamo riportare é tratta dalla raccolta delle lettere familiari, scritta nel dicembre del 1547, in risposta a quella del suo amico Luca Contile che si era lamentato di non aver ricevuto notizie dal Caro. Quest'ultimo mostra tutto il suo profondo dolore e la delusione per la mancata comprensione, ma d'altra parte Annibale era reduce da una brutta esperienza: il suo protettore Pier Luigi Farnese, figlio di Paolo III, era stato ucciso tre mesi prima a Piacenza in una congiura ordita da alcuni nobili piacentini e da Ferrante Gonzaga in segreto accordo con l'imperatore Carlo V, consuocero della vittima 1 .