Gatij d'angiol (original) (raw)
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PITAGORISMO GNOSTICO, 2017
Valentino e i suoi seguaci conoscevano perfettamente la filosofia numerica pitagorica. Valentino, Eracleone, Tolomeo e l’intera Scuola di questi Gnostici, discepoli degli insegnamenti di Pitagora e Platone, seguendone la guida, posero la “scienza aritmetica” come principio fondamentale della loro dottrina. Ippolito scrive che, Valentino e altri Gnostici erano discepoli di Pitagora e di Platone. Gli Gnostici avevano dunque conoscenza del sistema dei seguaci di Pitagora, sistema di cui disgraziatamente solo qualche frammento è giunto sino a noi, e senza dubbio lo utilizzarono adattandone a proprio uso, l’aritmetica e la geometria per aiutare le loro esposizioni. San Gerolamo era convinto che Marco era un egiziano. Marco ha realizzato con i numeri e le lettere dell’alfabeto greco, un sistema analogo a quello adottato dai Rabbini Cabalisti.
Elogio della Gnomonica (scritto nel 1992) Queste righe non si prefiggono altro scopo se non quello di elogiare una materia che dai primi decenni di questo secolo, e fino a qualche anno fa, sembra aver troppo sofferto di un male chiamato trascuratezza, per non dire accantonamento. Ma perché, allora, elogiare una materia che avrebbe ben poche prospettive, oltre il semplice recupero della sua stessa identità, e qualche interessante innovazione matematica o tecnologica e dall'uso del computer? Col rischio quindi di esser preso per pazzo, da profano che sono, sento il dovere (ma è la mia stessa passione che mi spinge a farlo) di spendere qualche parola di elogio per la gnomonica. E dove prendere il coraggio per affrontare questa impresa se non dalle parole di un certo Igino il Gromatico, il quale, nel secolo I o II dell'era cristiana, quando ormai su tale materia incombeva il calare del triste sipario degli anni bui dell'Alto Medioevo, ebbe il coraggio di scrivere:
Sono passati quarantatre anni dalla pubblicazione della prima edizione delle mie ricerche sul "Borgo feudale". Quando iniziai la ricerca insegnavo ai giovanissimi "priolesi" che parteciparono anche loro al mio lavoro in ossequio al dettato dei nuovi programmi per la scuola primaria sullo studio e tutela dell'ambiente. Erano gli anni '60. Gli anni della trasformazione da centro agricolo in centro industriale. Sollecitato dagli amici e dalla nuova realtà ho lavorato alla seconda edizione . Un grazie va al parroco Don Francesco Amato, che mi mise a disposizione la segreteria diretta dalla signorina Santina Piazza. Un grazie al Dott. Domenico Nigrelli che, oltre a mettere a mia disposizione la sua competenza nell'uso del computer, ha collaborato attivamente alla rilettura e alla stesura della nuova edizione. Tanti ricordi in questi anni. Le gite con l'amico Sebastiano Di Pietro per la documentazione fotografica sulle "Masserie e massari" della Sicilia sud-orientale, le gite con Carlo Bramanti alla ricerca dei siti archeologici, forti del mio incarico d'Ispettore Onorario alle Antichità ed Arte per i territori di Melilli e Priolo. Un grazie al presidente del Circolo "Tommaso Gargallo", Enzo Radino per l'amichevole sollecitazione a stampare la seconda edizione. Un grazie alle ricercatrici Campione Laura, Amoruso Maria, Carrera Antonella, soci della Cooperativa "Progresso Ibleo" a.r.l. di Ragusa. Un grazie alla signora Maria Piccione in Canto, dirigente dell'Ufficio Anagrafe ed Elettorale del Comune di Priolo Gargallo per la gentile e preziosa collaborazione. Un grazie particolare al Sindaco Massimo Toppi, all'Assessore comunale alla Pubblica Istruzione e Cultura, Nino Maltese, al dott. Giuseppe Fiducia, al sig. Francesco Garufi per aver permesso la realizzazione del libro. Giuseppe Mignosa 6 7 PREFAZIONE ALLA PRIMA EDIZIONE L'invito che cortesemente ci ha rivolto Giuseppe Mignosa, di tracciar qualche linea di prefazione al suo Priolo, ci ha (è il caso di dirlo?) riempiti di gioia. Facile, avanzare (come fra i prefattori è d'uso) riserve velate, quasi a preordinarsi una linea di ritirata dalla ... responsabilità del patrocinio. Facile, qui (ma giusto solo in prima immediata apparenza, come vi dirò) richiedere un metodo storico più esperto e raffinato; facile ancora (ma ingiusto, per chi conosce le difficoltà incontrate da Mignosa nel correr gli archivi di Sicilia) chiedere una euristica più perfettamente documentata (soprattutto per i primi tempi dell'età feudale). Diamo, invece, corso, proprio alla nostra gioia. Mignosa ha dato ai Priolesi quel ch'essi abbisognavano. Ha narrato le vicende del luogo natio con animo caldo di affetto: con la competenza, anche, dell'uomo cui tanto deve, per la zona, l'archeologia classica e quella cristiana; con lo zelo dell'ispettore delle antichità, che fa del suo grado onorario una missione ed un apostolato, senza risparmio di tempo, sacrificii, spese, fatiche. E, quel che più conta, ha vergato queste pagine mosso da un vero, concreto problema storico, postogli dall'urgere del fare pratico, secondo appunto (e per questo ho detto che ogni rimprovero del contrario sarebbe stato giusto solo in prima apparenza) lo spirito della più raffinata e concreta dottrina storcistica: quello di conoscere il passato della terra sua, ora proprio che il volgere dei tempi, la particolare congiuntura, in concreto, l'appuntarsi in quei luoghi dell'operare umano, quel più rapido ed energico attuarsi d'una struttura dello spirito -quella vitalistica, utilitaria in questo caso, nel suo aspetto economico -quella maggiore espressività (ci si consenta di mutuare questo termine alla biologia) di quella struttura, fa oggi di Priolo, da centro rurale, una cittadina (già una città?) industriale, con una trasformazione di tutto ciò a cui eravamo avvezzi. Mi si consenta ora qui rivolgere ai miei Priolesi (se la giurisdizione feudale è scomparsa nel selvaggio avvicendarsi dei tempi, non rimane forse nella nostra coscienza morale il dovere d'aiutare e consigliare per quanto io possa, come un tempo? Chè le leggi possono prescrivere le prerogative, ma il nostro cuore non può abdicare ai suoi doveri -ed, anche se la natura vi ha fatto fratelli, non vi ha fatto forse figli la storia?) non voglio dare un monito, ma una avvertenza. 8 Quella tecnica che viene a Priolo, voi non la dovete apprendere meccanicamente, estrinsecamente. Dovete (non è facile) raffinare in voi la coscienza di quel che tecnica sia. Solo così voi non cadrete nella routine degli imitatori e degli esecutori, ma vi potrete porre alla testa del movimento, divenendo, (vecchio ribelle spirito brigantesco di quella che i buoni Siracusani chiamano con un fremito di bennato orrore <<gente di feudo», qui anche tu puoi servire, come sempre al creare serve un pizzico delle vecchie selvaggie virtù originarie, di <<generosa barbarie»!), divenendo, voi, creatori; non materia di storia contadiname senza storia presso cui ha riparato il capitale del Nord per trovar facilitazioni e mano d'opera a basso costo (ah no!) ma soggetto della storia nostra, operante di vostra iniziativa, per vostra forza. A questo valgano le parole di Mignosa, a illuminare con la conoscenza del vostro passato il vostro agire d'oggi nel vostro nuovo compito. Quando leggerete le antiche diuturne lotte ed intrighi con cui, riuniti, annodati i vassalli attorno al barone, Priolo riuscì a difendere la propria qualità di feudo <<nullius territorii», di feudo diretto, cioè, in cui il rapporto andava immediatamente dal feudatario al Re, la propria indipendenza, dunque, e da Siracusa e da Melilli, quell'antico feudale spirito d'indipendenza (seme di libertà) aleggi oggi in voi, nel difendere la vostra indipendenza dagli usi, dai costumi, dalle forze che vengono da fuori. Accoglieteli, sì, come nuove esperienze, con aperto animo, con sveglia mente. Ma per impadronirvene e foggiarli a vostra guisa, non per esserne servi.! Troppo gravi parole? Certo. Ma da lungo tempo mi pesavano sul cuore, da lungo tempo volevo parlarvene. Quale migliore occasione di questa ?
Oggi molti giovani faticano a sviluppare un progetto di vita, vivono schiacciati sul presente, passando da un'esperienza frammentaria all'altra, senza riuscire a costruire un senso comune per la loro esistenza. In più, nella società moderna i giovani sono sempre di più oggetto e soggetti di un eccesso di consumo, e destinatari di una quantità di messaggi davvero preoccupante. Un ulteriore fattore di rischio è il crescente uso ed abuso di sostanze che creano dipendenza (fumo, alcool, cocaina…), a fronte di politiche preventive e informative inadeguate o inesistenti. Vanno inoltre ricordate le difficoltà che molti ragazzi incontrano lungo il percorso scolastico. Sono numerosi infatti i ragazzi che abbandonano la scuola precocemente, e molti di più coloro che, soprattutto nei primi anni delle scuole secondarie, vengono bocciati anche più di una volta, rischiando una precoce esclusione sociale. Infine, va ricordata, come evidenziato da ricerche e studi, la fragilità della famiglia e, accanto ad essa, la frammentazione della comunità locale. Sembrano infatti rarefatte se non scomparse le relazioni "di buon vicinato", di mutuo aiuto, grazie alle quali i problemi del singolo venivano condivisi dalla comunità e questo contribuiva, se non a risolverli, quanto meno a renderli meno drammatici. Tutto questo porta di frequente ad un enorme e a volte drammatico bisogno di ascolto, e di trovare figure adulte significative a cui rivolgersi. Disattendere questo bisogno può condurre, nei casi più gravi, a disagi di tipo patologico (suicidio, tossicodipendenza, alcolismo, disturbi alimentari, bullismo, violenza tra minori); nei casi meno gravi impedisce comunque la piena consapevolezza delle proprie potenzialità in ambito familiare, scolastico e professionale, creando le premesse per la comparsa di situazioni di disagio.
Monete tardoantiche e scavo archeologico, 2023
Nell’ambito delle ricerche del Progetto Ostia Marina, missione archeologica dell’Università di Bologna nel quartiere fuori porta Marina di Ostia antica, è stato individuato il Caseggiato delle due scale con botteghe al pianterreno costruito nel II sec. d.C. Esso ebbe importanti trasformazioni alla fine del IV sec. d.C., quando vi fu costruito un balneum e nelle botteghe si installarono attività artigianali. Tale fase è caratterizzata dalla presenza di grandi quantità di monete bronzee di piccole dimensioni (AE2- AE4). Lo scavo delle botteghe, in particolare, ha restituito oltre 1000 monete. Il cospicuo insieme di monete tardoantiche, attualmente in corso di studio, è costituito per la maggior parte da emissioni datate tra la fine del IV e la prima metà del V secolo, con i termini costituiti, allo stato attuale degli studi, da Costanzo II (337-361) e Valentiniano III (425-455).
Il primo ambiente cui si accede dopo l'ingresso in Castel Sant'Angelo è un cortile ristretto, che prende il nome dal busto marmoreo raffigurante il Cristo databile al XV secolo, originariamente inserito nell'arco della facciata interna.
DUE GENTILUOMINI. SÉROUX D'AGINCOURT E DUFOURNY
J.B.L.G. Séroux d’Agincourt e la storia dell’arte intorno al 1800,, 2019
Due gentiluomini. Seroux d’Agincourt e Dufourny, in atti convegno J.B.L.G. Séroux d’Agincourt e la storia dell’arte intorno al 1800, a cura di D. Mondini, collana Quaderni Bibliotheca Hertziana, Roma, Campisano, 2019, pp. 215-248