Una storia minore del romanzo in Italia: Il Seicento, in Il romanzo in Italia I (original) (raw)

Incipit opus novum (o quasi): gli esordi del romanzo in Italia Non è un caso che il primo romanzo italiano, L'Eromena di Francesco Biondi, esca nel 1624, un anno dopo l'Adone di Giovan Battista Marino e due anni dopo la Secchia rapita di Alessandro Tassoni, poemi che modifi cano le convenzioni della narrazione in ottave. In particolare, nel canto xiv del suo poema, Marino aveva rifuso i topoi dell'errare dei poemi cinquecenteschi, con Adone che, in abiti femminili, fuggiva tapinando dalla prigione di Falsirena e incappava nella nuova prigionia dei banditi di Malagorre per poi divagare tra equivoci, sanguinosi duelli e cadaveri violati fi no al ritorno tra le braccia di Venere. Il lungo canto dimostrava la rottura del meccanismo del poema senza possibilità di ritorno, tendendo verso narrazioni distese, varie, imprevedibili, seppur riecheggianti passi topici della classicità, del romanzo bizantino, dell'epica cavalleresca. Quella tensione implicita nel canto si realizza di fatto nel romanzo in prosa, il nuovo genere della letteratura secentesca che ha però già illustri antenati nel Filocolo e nella Elegia di Madonna Fiammetta di Giovanni Boccaccio, nell'Arcadia di Iacopo Sannazaro, nel Guerrin Meschino di Andrea da Barberino, e che all'estero annovera già capolavori come Don Chisciotte (1605-15), che viene tradotto in italiano nel 1621 dal fi orentino Lorenzo Franciosini (L'ingegnoso cittadino Don Chisciotte della Mancia, Andrea Baba, Venezia 1622), come l'Astrea di Honoré d'Urfé, tradotta nel 1636 (Poesie del conte Carlo Laderchi Foschera […] E quattro libri dell'Astrea tradotti dal fr ancese […], Giulian Cassiani, Modena 1636) e soprattutto l'Argenide di John Barclay, edita a Parigi nel 1621 in latino, ma densa di riferimenti politici alla contemporaneità che immettono il romanzo nell'agone della realtà e giustifi cano le molte traduzioni europee, tra cui quella 4 Una storia minore del romanzo in Italia: il Seicento