G. MINNUCCI. Breve nota introduttiva a M. Caciorgna, Il pavimento del Duomo di Siena. 2022 (original) (raw)

A seguito della soppressione degli Ordini e delle Corporazioni religiose, dalla chiesa di San Francesco a Colle di Val d’Elsa giunge nel 1881 all’Opera della Metropolitana, rettore Ferdinando Rubini, una vetrata attribuita alla bottega di Domenico Ghirlandaio, raffigurante due serie di santi: da una parte Francesco, Biagio, Antonio, dall’altra Bonaventura, Bernardino e Lodovico, e un tondo con la figura del Cristo. Nel 1882, per decreto prefettizio, si cede all’Opera l’uso perpetuo della vetrata. In un primo momento l’architetto Giuseppe Partini ritiene opportuno rimuovere l’ultimo altare della navata destra della cattedrale ove si mostra lo Sposalizio mistico di santa Caterina da Siena con santi e il re David di Pietro Dandini (1679), commissionato dal cardinale Celio Piccolomini, e procedere alla riapertura della finestra relativa per consentire l’inserimento delle antiche vetrate. Il conte Girolamo Piccolomini, che vanta dei diritti su quell’altare, non permette la prosecuzione dei lavori. Le vetrate con i santi saranno allora inserite, secondo la testimonianza di Giuseppe Merlotti, presso i due altari di Sant’Ansano e del SS. Sacramento nei primi giorni di luglio 1887, all’interno delle bifore esistenti. Nel frattempo il pittore di vetrate Ulisse De Matteis, allievo di Stefano Ussi, aveva provveduto al rinnovamento di tutti i piombi delle antiche vetrate e realizza, quale «ingrandimento», un fregio a foglie d’acanto dorate su fondo blu cobalto, una delle tinte prevalenti del sacro tempio, mentre Giuseppe Partini aveva presentato il progetto per la nuova collocazione alla Commissione Consultiva Conservatrice di Belle Arti (1885). Per la nuova destinazione delle vetrate all’interno del Duomo di Siena è stato concepito dunque, nella seconda metà del XIX secolo, da parte dell’architetto Giuseppe Partini e del pittore Ulisse De Matteis, un progetto di restauro compatibile con la struttura esistente, frutto della migliore concezione estetica purista del tempo.