Scenari strategici e progetto locale : verso la bioregione urbana (original) (raw)

Genere, territorio e programmazione: un'opportunità per l'azienda pubblica locale

Chiara Leardini, Gina Rossi, 2011

"L’interesse per le questioni di genere è andato crescendo nel corso del tempo via via che le pari opportunità e la perequazione fra uomo e donna sono stati riconosciuti come fattori determinanti per lo sviluppo del sistema socio-economico di un territorio. A tal proposito, numerosi studi condotti in ambito economico si sono concentrati sulle ragioni che spingono o dovrebbero spingere l’amministrazione pubblica locale ad essere sensibile al tema della gender equality. La questione di genere, tuttavia, non è solo una questione economica ma costituisce anche un problema aziendale per l’ente pubblico locale, che va attentamente risolto affinché esso possa rispondere efficacemente ai bisogni della collettività di riferimento. Nel presente lavoro, la riflessione si sposta allora sulla dimensione di genere come fenomeno che interessa l’intera amministrazione dell’ente locale. Essa viene considerata come un insieme di bisogni espressione della comunità territoriale di riferimento dell’ente cui l’azienda pubblica risponde stabilendone le priorità di soddisfacimento e con scelte di gestione ed organizzazione coerenti con gli obiettivi e le finalità che si è prefissata. Il problema della convenienza economica della questione di genere viene riformulato ed espresso in termini di efficacia e di efficienza dell’operato pubblico in relazione alle istanze della collettività e ai mezzi impiegati per la loro soddisfazione. Il lavoro sottolinea come la prospettiva di genere, in virtù della sua valenza di interesse generale, dovrebbe essere collocata tra i principi che informano i processi decisionali degli organi di indirizzo in quanto migliora l’identificazione dei bisogni e delle esigenze della comunità e permette una definizione più coerente degli obiettivi che l’ente locale è chiamato a perseguire. La proposta alla quale si perviene al termine di questo scritto è sintetizzabile nell’introduzione dell’analisi di genere già in sede di formulazione della Relazione previsionale e programmatica, quale analisi integrativa nello studio delle caratteristiche della popolazione e stimolo per l’individuazione delle necessità più profonde del tessuto sociale. "

Tra globale e locale: per una dimensione “sostenibile” del territorio

Il Bollettino, 2012

Tra globale e locale: per una dimensione "sostenibile" del territorio Si è svolto a Lecce, nelle giornate del 19, 20 e 21 dicembre 2011, il secondo convegno organizzato dal Centro di Ricerca Interuniversitario per l'Analisi del Territorio dal tolo "I territori dell'Italia unita 150 anni dopo: fra passato e futuro". A distanza di un anno dal primo incontro di studi tenutosi a Bari sul tema Territori, conoscenze, poli che e a soli due anni dalla sua fondazione, il CRIAT si è fa o portavoce, in questa recente occasione, di una rifl essione cri ca sulla territorialità alla luce dei principali temi di discussione emersi in molteplici sedi, scienfi che e non, durante le celebrazioni per la ricorrenza dell'unifi cazione del nostro paese, privilegiando un approccio al tema intenzionalmente interdisciplinare. Nato nel 2009 dall'incontro e dalla collaborazione tra

Servizi ecosistemici e contesti territoriali nell'approccio bioregionalista. Il caso studio delle bioregioni urbane della Città Metropolitana di Firenze

Planum, 2019

Nell'approccio bioregionalista i temi del "capitale naturale" e dei "servizi ecosistemici" trovano qualche assonanza col concetto di patrimonio territoriale (Magnaghi, 2010) come prodotto del rapporto coevolutivo tra società insediata e ambiente di riferimento (Saragosa, 2004). In tal senso il principio di riproduzione del territorio per uno sviluppo autosostenibile si fonda sul riconoscimento e sulla patrimonializzazione proattiva (Poli 2015) quale connubio fra elementi strutturali e invarianti relative, intese come regole di lunga durata da reinterpretare costantemente al fine di superare le criticità attuali e rigenerare il territorio. L'iterazione fra flussi e luoghi facendo ricorso alle forme del territorio e alle sue regole consente di delineare una metodologia qualitativa e interattiva che chiama in causa le comunità locali e supera la tendenza alla pura contabilizzazione funzionale e quantitativa insita nel concetto di "capitale naturale" o "servizio ecosistemico". Il paper illustra la metodologia e i risultati della ricerca La città metropolitana di Firenze: un sistema di bioregioni urbane, policentriche, autosostenibili e resilienti. La ricerca si è proposta di reinterpretare il territorio della città metropolitana attraverso l'approccio bioregionalista al fine di evidenziare e affrontare con azioni strategiche e multisettoriali le criticità ambientali e territoriali presenti nell'attuale modello centro periferico in cui essa è articolata, ricercando la definizione di un modello di scambio di prestazioni e servizi ecosistemici (per orientare le politiche strategiche della città metropolitana verso un nuovo patto città-montagna Dematteis, 2017). In questo quadro è stata proposta la reinterpretazione del paradigma dei servizi ecosistemici in chiave territorialista (servizi eco-territoriali) a partire dall'analisi dei caratteri del "patrimonio territoriale" e delle relative "regole di riproducibilità" complesse e integrate. Parole chiave: servizi ecosistemici, patrimonio territoriale, metabolismo territoriale 1 | L'approccio territorialista al capitale naturale e ai sevizi ecosistemici Nel Primo Rapporto del CCN (2017), il Capitale naturale è stato definito, seguendo l'esempio del Regno Unito (UK NCC, 2013), come: "l'intero stock di asset naturali-organismi viventi, aria, acqua, suolo e risorse geologiche-che contribuiscono a fornire beni e servizi di valore, diretto o indiretto, per l'uomo e che sono necessari per la sopravvivenza dell'ambiente stesso da cui sono generati" (CCN 2018, 16) Inquadrando la problematica all'interno della cornice del "capitale" e utilizzando il termine asset (in senso ampio, ogni entità materiale o immateriale suscettibile di valutazione economica) è chiara la connotazione economica dell'approccio al termine "valore". Strettamente collegato al tema del Capitale naturale troviamo quello dei "servizi ecosistemici" che si sono ampiamente diffusi alla fine degli anni '90 con gli studi di Daily e Costanza (1997), poi sistematizzati e ampliati nel documento del MEA (Millennium Ecosystem Assessment del 2005) e nella più recente (2013) classificazione CICES (Common International Classification of Ecosystem Services). 2 1 L'articolo è frutto di un intenso e appassionato scambio comune. Tuttavia la redazione dei § 1 e 3 è da attribuirsi a Daniela Poli, la redazione del § 2 a Michela Chiti e Gabriella Granatiero. 2 In quest'ultima formulazione i servizi vengono raggruppato in tre categorie invece che in quattro come quelle del MEA: servizi di approvvigionamento

Rev 2 di Bioregione urbana e istituzioni

Bioregione urbana del Nord, 2020

i nostri strumenti operativi e istituzionali sono inadeguati alla scala dei problemi che le nostre comunità devono affrontare: occorre partire dalla scala dei problemi per costruire strumenti nuovi di governo e di operatività: la scala è quella della bioregione del Nord Per una nuova architettura istituzionale Le territoire n'est pas une chose, mais un ensemble de rélations (A. Magnaghi) 1. Dimensione globale dei fenomeni e strumenti locali per affrontarli Quando pensiamo al territorio, noi tendiamo a ragionare partendo da definizione amministrative o politiche che, per lo più, hanno origine dalla storia: normalmente ci riferiamo al territorio del comune, di una provincia, di una regione o di uno stato nazionale. Stiamo ancora utilizzando concetti e strumenti che si riferiscono alle suddivisioni amministrative e politiche introdotte nei primi decenni del Regno d'Italia: come i Comuni e le Province; o create nel 1947 con la Costituzione repubblicana: come le Regioni. Chi concepì l'architettura istituzionale che noi abbiamo ereditato e diamo per scontata, intendeva rispondere all' esigenza di costruire le nuove strutture di un nuovo stato nazionale (per i padri costituenti: una nuova repubblica) a partire da un progetto politico che vedeva nello stato-nazione l'ambito in cui si sarebbero affrontati tutti i problemi. In altri termini, ci muoviamo ancora all'interno di un'architettura istituzionale concepita quasi due secoli fa, da uomini che avevano una visione del mondo profondamente diversa dalla nostra e credevano che gli stati-nazione fossero i soggetti della storia. Una visione del mondo basata su un' ideologia nazionalista che ha causato un paio di guerre mondiali e ha dato origine alle peggiori dittature della storia dell'umanità, che rispondeva a un sapere scientifico meccanicista, molto lontano dalla cultura scientifica di oggi. Uno degli aspetti di quella cultura era la scala dei problemi politico-istituzionali che si proponeva di risolvere, limitata all'orizzonte nazionale-inteso come stato-nazione; problemi e fenomeni più vasti erano considerati come semplice e ineluttabile dato naturale. L'enorme espansione del sapere e della tecnologia del XX secolo, che ci consentono oggi, per la prima volta, di agire su scala globale, producendo effetti anche radicali su scala planetaria, è avvenuta tutta all'interno di un contesto istituzionale ancora fortemente marcato dagli stati-nazione. Nel corso del Novecento, si è sempre più approfondita la frattura tra la scala nazionale su cui potevano operare una cultura e un' architettura istituzionali concepiti nell'Ottocento e soggetti economici che, utilizzando la potenza tecnologica consentita dal sapere scientifico e dalle sue applicazioni, sono in grado di agire su una scala globale e produrre effetti su scala planetaria, che i dispositivi giuridici e istituzionali propri degli stati-nazione, così come i loro funzionari, i politici e gli amministratori non riescono neppure a vedere.. La gran parte di loro ha continuato a occuparsi di ciò che aveva imparato a fare, senza neppure rendersi conto che l'ordine di grandezza e la natura dei problemi con cui si confrontano le loro comunità sono cambiati, finendo per non vederli neppure più e continuando a girare nella ruota del criceto di procedure, scelte e decisioni sempre meno efficaci. Era inevitabile che questi istituti e persone perdessero progressivamente la presa su un numero crescente di fenomeni di scala più vasta. E' vero che, dopo il massacro della prima guerra mondiale, e ancor di più durante e dopo la seconda guerra mondiale, la miglior cultura politica ha nel frattempo dato vita a nuove istituzioni, in grado di affrontare problemi di scala più ampia di quelli nazionali, e persino di scala globale: ONU, OMS, FAO, ILO, UNESCO, WTO, Unione Africana, Commonweath, NATO, UE ecc. ci hanno dato innumerevoli prove dell'utilità ed efficacia di un approccio coordinato ai problemi globali. La pandemia in corso ha dimostrato che organismi come l'OMS, dedicato a elaborare strategie di coordinamento e linee guida dedicate alla prevenzione delle malattie e alla promozione della salute su scala planetaria, non sono solo preziosi, ma assolutamente indispensabili; così come gli innumerevoli conflitti locali in cui l'ONU è intervenuta, con le sue forze di interposizione e le capacità di mediazione diplomatica, hanno dimostrato la necessità di quell'organismo per mantenere la pace (anche se negli ultimi vent'anni 20 agosto 2020 Pagina di 1 7

Tra città e patrimonio. Scenari e indirizzi per il progetto

Progettare i piccoli centri (a cura di F. Toppetti), 2018

L'Italia è un Paese di paesi formato da costellazioni più o meno dense di centri, molti dei quali piccoli, che nel loro insieme disegnano un sistema reticolare la cui continuità e connessione-che è presidio e cura dei territori abitati-oggi è a rischio. San Gemini è un nucleo storico di antico impianto collocato lungo la Flaminia Vetus, sulla direttrice che da Roma conduce a Rimini. A dispetto di una centralità storicamente consolidata, rafforzata dalla seconda metà dell'800 con il successo delle acque minerali, oggi sconta una paradossale condizione di marginalità. A una sostanziale integrità della configurazione fisico-morfologica corrisponde infatti la minaccia della perdita di senso e di ruolo. La ricerca, sviluppata in sinergia con l'Amministrazione, la cittadinanza e il gruppo di lavoro del nuovo Piano Regolatore Generale, è parte integrante del Documento Programmatico.

Urbanizzazione bio-economica e soggettivazioni creative

Introduzione Lo spazio urbano occidentale (e non solo, ormai) della postmodernità, definibile in ottica foucaultiana come innervato da processi regolativi bioeconomici, rappresenta al contempo l'esito ed il soggetto attivo del potere di normalizzazione ed assoggettamento che riproduce la razionalità governamentale neoliberale. Di contro, il medesimo spazio vede anche l'emersione di forme di soggettivazione resistenti e creative, quali pratiche di riappropriazione del pubblico e del politico. In quest'ottica, le resistenze sono pensate come 'strategie di esistenza' e pratiche di soggettivazione che sono immediatamente produttive perché mettono in atto nuovi modi di praticare lo spazio. Non si vive in uno spazio neutro, ma in uno spazio variegato e poroso, in cui pullulano singolarità insopprimibile e ingovernabili. In particolare, gli spazi eterotopici (su tutti, gli shopping-malls) designano dei 'contro-spazi', che contestano l'evidenza dello spazio vissuto nell'uso ordinario che se ne fa. Mentre Foucault, pur considerando il corpo un luogo di resistenza al potere, tuttavia lo vede anche come ciò che è ad esso assoggettato, De Certeau predilige evidenziare quelle pratiche quotidiane inventive che, sfruttando le occasioni che si presentano contingentemente, aggirano lo spazio colonizzato dal sistema razionalistico-funzionalista, e ne sovvertono i significati grazie ad un consumo creativo. La dimensione quotidiana (Lefebvre, 1979) contiene irriducibili resistenze dei corpi viventi nei confronti della totalizzazione dello spazio. Il corpo è capace di non piegarsi alla condotta dettata dalla disposizione spaziale (Brausch, 2012). La cultura quotidiana è quindi lo spazio di una riappropriazione, dove le astuzie dei consumatori costituiscono la trama di un'antidisciplina, delle micro-resistenze che generano delle micro-libertà. I passanti scrivono un testo urbano fatto di strategie che cercano di resistere alle costrizioni dello spazio urbano e architettonico. Nella città gli abitanti esercitano una 'creatività surrettizia' tramite le loro pratiche quotidiane. Nello specifico, si intende focalizzare l'attenzione sullo sviluppo legislativo storico-sociale italiano delle aree della pianificazione urbana mista residenziale e commerciale , in cui si sovrappongono gli spazi dell' abitare e del consumare. Trasformazioni urbane che si 1 PhD in Sociologia dei fenomeni culturali e dei processi normativi,

Nuovi scenari urbani: verso il ridimensionamento della nozione di Territorio

Questo saggio breve (pubblicato in ON/Off Magazine, http://onnoffmagazine.com/), riprende in parte uno dei temi della mia tesi di Dottorato in Architettura Teorie e Progetto (2014-Università Sapienza_ Roma): "Architetture Dis_ Perse. Luoghi del conflitto. Aree urbane di nuove migrazioni e territori di guerra, generatori complessi della trasformazione e ricerca di nuovi rapporti architettonici e urbani". Qui si punta l’attenzione sulla trasformazione in atto della relazione uomo/territorio/città attivata dalla compresenza di più e diversificati attori sociali che si fanno comunità di uomini che ri-abitano la Terra, ovvero restituiscono al suolo/supporto del Territorio, quel grado di instabilità tale da aumentare il livello di complessità sociale ed economica, che erode spazi e modi dell’organizzazione tradizionale urbana e territoriale.

Bioeconomia, paesaggio e patrimoni territoriali: quali scenari?

La Strategia di bioeconomia è sostenibile? Territori, impatti, scenari, 2022

The term “bioeconomy” results from placing the Greek word “bios”, life, before “economy”, formed in turn by terms that mean home and rule and thus readable as the set of rules governing the common home management. Con-sequently, it's possible to understand bio-economy as the set of reproduction rules of our common home, territory, understood as a living organism. Terri-tory as a living being is therefore, at the same time, a metaphor and a reality built over time by societies that have alternated and have been able to wisely balance ecosystem’s reasons and human needs. In this framework, human set-tlement represents therefore the coevolutionary product of intertwining the logic of nature and culture (understood in a broad sense), developed over the longue durée of history. Once framed territory and its recent evolution, which has turned its back on the wise coevolution between nature and culture, the essay will address five relevant issues to assess whether the Bioeconomy Strat-egy helps or not to solve the problems of current settlement unsustainability. KEYWORDS: bioeconomy, territorial heritage, landscape, human settlement.

Il bioregionalismo nel contesto della regionalizzazione urbana. Il caso della bioregione pontina

2019

Assumendo in riferimento a Soja la regionalizzazione urbana come modello interpretativo dell'urbanizzazione contemporanea, le unità bioregionali si possono considerare quelle più adatte ad utilizzarlo rileggendo esperienze e riflessioni del bioregionalismo. Dall'applicazione di questa impostazione alla Bioregione Pontina, un contesto caratterizzato da insostenibili modelli di sviluppo, si individua l'idea di cittadinanza bioregionale e gli interventi sulle reti degli attori dello sviluppo locale, dell'economia solidale delle infrastrutture verdi, blu e della mobilità, come elementi portanti di una strategia per uno sviluppo diverso.