La caccia al cervo nel sito dell'Epigravettiano antico-evoluto di Palidoro (Roma) (original) (raw)
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La caccia al cervo in un sito dell'età del Bronzo: il Villaggio delle Macine (lago di Albano, Roma)
Atti del 6° Convegno Nazionale di Archeozoologia (2009), 2012
The middle Bronze age pile-dwelling settlement of Le Macine is located on the north-west shore of the volcanic lake of Albano, south of Rome, and for now is partially emerged as a consequence of the water level drop in. The excavated area of the settlement pointed out a series of sub-horizontal surfaces characterized by a remarkable dispersal of archaeological material (pottery, abundant fauna, daub fragments), traces of hearths and wooden structural elements. The preliminary palaeobotanic data showed an environment with a temperate climate where dogwood, oak, elder and hazelnut tree occurred. The preliminary analysis of anima remains concerns the layers 2, 6 and 9 . Most of the fi nds appears in good state of preservation both on their surfaces and bone structure. Several taxa of domestic and wild mammals were represented. Among domestic animals ovicaprids and pig prevailed, while the presence of red deer, roe deer and some carnivores is documented among the wild species. An interesting aspect of this sample is represented by the relevance of the red deer game, detail that makes the hunting an important additional activity for the occupiers of the village as a support to husbandry.
Archeoastronomia nel Mausoleo di Adriano (Castel Sant'Angelo, Roma)
Atti del 17° Seminario Alssa
Presentiamo la nostra ultima scoperta: l'orientamento astronomico del Mausoleo di Adriano (attuale Castel Sant'Angelo a Roma). E' orientato verso i punti cardinali ma durante l'Equinozio non accade nulla. Durante il Solstizio estivo, invece, ancor oggi si verificano fenomeni luminosi, nella stessa data chiave scelta dall'imperatore Adriano per altri suoi edifici astronomicamente orientati: Villa Adriana ed il Pantheon.
Contributo alla conoscenza dell' Epigravettiano siciliano. Roccarazzo (Francofonte)
Archivio Storico Siracusano - Sicilia Archeologica, 1991
Nel ’64 G. Laplace pubblica le sue ricerche sulla evoluzione delle industrie su lama note in Italia (Les subdivisions du Leptolitique italien – Etude de Typologie Analitique, in Bullettino di Paletnologia Italiana, serie XV – 73), che dedica a A. C. Blanc e a H. Breuil, pionieri in questo tipo di ricerca. Il capitolo dedicato all’Epigravettiano, quando alla lettera D si sofferma sull’Epigravettiano (Tardigravettiano) finale siciliano, che il Laplace identifica come Tardigravettiano evoluto prolungato, elenca una serie di giacimenti che qui si riporta: Grotta Corruggi a Pachino per gli studi del Bernabò Brea; grotta di s. Teodoro (Vaufrey , Graziosi), Riparo del Castello a Termini Imprese (ancora Vaufrey);Grotta Mazzamuto ad Altavilla Milicia (Meli). Dei quattro insediamenti, tre si trovano lungo la costiere tirreniana mentre il quarto insiste nei pressi di Capo Passero, nel sudest dell’Isola. Lo studio non fa cenno, in quando ancora non noti, a due altri giacimenti dell’Epigravettiano finale siciliano identificati a Francofonte (Roccarazzo): I.Russo 1991) e a Pedagaggi (Serra Paradiso): I. Di Geronimo et AA, 1992. Con questo contributo, si pone all’attenzione del ricercatore come col Roccarazzo, e con esso Serra Paradiso, (fase culturale in entrambi del c.d. Tardigravettiano Siciliano), anch’essi presenti nella cuspide sud-orientale siciliana, tale “cultura” sia ben radicata su tutta l’Isola. Elemento di raccordo tra tutti e sei i giacimenti è da ritenersi il microlito noto come triangolo scaleno, secondo la tipologia stabilita dal Laplace.
Saggio di scavo nell'area settentrionale delle Terme di Diocleziano a Roma
2012
Nel dicembre 2010 è stato effettuato un piccolo saggio di scavo nel settore settentrionale delle Terme di Diocleziano, poco a sud della moderna via Cernaia (fig. 1). Le indagini sono state avviate a seguito di un intervento di manutenzione ordinaria, la realizzazione di una piccola trincea per l'alloggio di un tubo di scolo. Nonostante l'esiguità dell'area indagata e la inevitabile incompletezza dei dati raccolti, si ritiene utile la pubblicazione dei resti messi in luce in un'area, come quella delle Terme, di altissimo interesse archeologico e tuttavia poco documentata in epoca moderna 1. La trincea che ha costituito l'occasione per l'indagine archeologica attraversa in direzione est-ovest le aule comprese la chiesa di Santa Maria degli Angeli da un lato e la palestra settentrionale delle Terme antiche dall'altro; in corrispondenza delle murature romane che dividevano, correndo con andamento nordovest-sudest, la vasta area in ambienti separati, lo scavo moderno ha incontrato una serie di strutture antiche, addossate le une alle altre in una successione non del tutto chiara: per meglio comprenderne la consistenza l'area interessata è stata liberata creando un riquadro di m 3 x 3 circa (fig. 2). La prima struttura messa in luce a partire da est è una grande fondazione in laterizio (A; cfr. fig. 2), spessa circa due metri e mezzo, con orientamento analogo a quello dell'impianto termale. La fondazione presenta sui due lati una cortina in laterizio, e deve dunque essere stata realizzata fuori terra. Essa prosegue al di sotto dei circa 130 cm scavati rispetto al livello di calpestio, e non se ne è dunque messo il luce il piano inferiore. L'andamento, la posizione e le dimensioni della struttura, poco più larga della muratura di separazione tra le aule conservata fuori terra, permettono di identificarla con certezza con la fondazione di queste ultime. Il paramento, conservato in pochi punti, è costituito da laterizi separati da strati di malta non molto regolari, che vanno dai 2 ai 3,5 cm di spessore. Presso l'estremità nord-ovest dello scavo è possibile osservare come la struttura di fondazione sia ricoperta da due diverse preparazioni pavimentali: della più profonda, circa 45 cm al di sotto del calpestio attuale, resta
2019
Il sito di Palidoro è un riparo sotto roccia localizzato sul litorale laziale a 30 km NO da Roma. Gli scavi furono condotti negli anni 1955-59 dall'Istituto Italiano di Paleontologia Umana (A.C. Blanc, V.G. Chiappella e P.F. Cassoli) e hanno messo in luce una stratigrafia con frequentazione umana dell'Epigravettiano antico-evoluto databile tra 16.060 e 13.850 anni dal presente. Alcuni dati preliminari faunistici relativi al solo scavo del 1955 sono già stati pubblicati da Cassoli (1976-77). In questo lavoro si presentano i risultati dello studio archeozoologico e tafonomico dei resti ossei di uro, Bos primigenius, ed idruntino, Equus hydruntinus, provenienti dai tagli 30-34 dello scavo Chiappella. Queste due specie sono, dopo il cervo, le più rappresentate nel sito con valori percentuali di circa 30% per l'uro e del 20% per l'idruntino. Questi nuovi dati vengono messi a confronto con quelli del cervo. I dati faunistici di Palidoro rappresentano il primo studio archeo...
L’Epigravettiano antico di Grotta delle Mura-Monopoli (Bari)
Studi di Preistoria e Protostoria - Preistoria e Protostoria della Puglia , 2017
l livello oggetto di questa nota è presente a Grotta delle Mura in entrambi i saggi indagati, dove si colloca a diretto contatto, in basso, con un livello appartenente al Musteriano, mentre a tetto risulta differente nelle due aree a causa di uno scorrimento di acque interno alla grotta che ha provocato l'asportazione ab antiquo di alcuni livelli nell'area “A” che invece sono ben documentati nel secondo saggio. Nell'area “A” lo strato qui presentato è sormontato da un livello riferibile all'Epigravettiano finale di facies romanelliana,mentre nell'area “B”, prima di questo livello, sono documentati uno strato dell'Epigravettiano finale di facies non romanelliana ed un secondo livello sempre Epigravettiano, ancora in fase di studio, che potrebbe essere riferito alla fase evoluta dello stesso. I dati paleoecologici e sedimentari, seppur preliminari concordano nell'inquadrare lo strato in oggetto in un momento freddo arido. Nella macrofauna si nota il netto predominio degli Equidi mentre i sedimenti, di matrice sabbiosa, risultano essere depositati in grotta direttamente dal vento. L'industria litica, piuttosto abbondante, è ricavata quasi esclusivamente da selce di buona qualità. La distribuzione verticale non è risultata omogenea, ma si sono notate due U.S. di particolare concentrazione,fattore che ha suggerito la presentazione dell'industria in due accorpamenti distinti. Dal punto di vista culturale l'industria è riferibile all'Epigravettiano antico sottofase a “crans”. Oltre che dalla presenza, seppur scarsa, degli strumenti tipici di questa sottofase essa è caratterizzata da un rapporto B/G in netto favore dei primi e da una bassa presenza di dorsi e troncatura. Caratteristiche imputabili, forse, alla dislocazione geografica delle grotta sono le ridotte dimensioni dello strumentario e la prevalenza all'interno dei grattatoi delle forme corte sulle lunghe. L'attribuzione culturale è suffragata anche da una datazione radiocarbonica ottenuta per una delle due unità stratigrafiche di massima concentrazione. I giacimenti pugliesi che hanno restituito materiali riconducibili a questa fase sono Grotta Paglicci (FG), Taurisano (LE) e Riparo C delle Cpolliane (LE). Mentre con i primi sussistono forti diversità, soprattutto per quanto riguarda la consistenza di elementi a “cran”, con l'ultimo giacimento citato i punti di contatto sono numerosi.