Un’espressione proverbiale in Petronio (67, 10) (original) (raw)

Sui proverbi volgari di Geremia da Montagnone

De coda d'aseno non se po far bon tamiso» 1 . Così recita uno dei centosettantotto proverbi volgari citati dal giureconsulto padovano Geremia da Montagnone nel suo Compendium moralium notabilium e più o meno così, et pour cause, devono aver pensato i filologi e gli storici della lingua italiana riguardo a questo singolare esempio di testualità volgare, apparentemente derivante dalla tradizione orale, che emerge qua e là all'interno di un ampio ed erudito florilegio latino di brani biblici, classici, patristici e medievali compilato verosimilmente tra il 1295 e il 1300, o al più tardi ai primi del XIV secolo, dal concittadino e collega dei preumanisti Lovato 1 A. Gloria, Volgare illustre nel 1100 e proverbi volgari del 1200, «Atti del R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti», s. VI, III, 1885, pp. 75-120, a p. 93, n. 4; di quest'articolo, comprensivo di un'appendice (pp. I-XXXIX, ibidem, dopo p. 474), è stato stampato anche un estratto a parte, Venezia, Antonelli, 1885, rist. anast. Bologna, Forni, 1977, da cui d'ora in avanti si cita (il passo in questione è a p. 23). L'edizione Gloria conta anche una ripresa antologica, relativa a quarantadue proverbi, con traduzione italiana: cfr. Proverbi pavani, a cura di S. Zanotto, Milano, Scheiwiller, 1967, pp. 11-24, in part. a p. 13 per il proverbio qui citato, che nella traduzione suona: «Con la coda dell'asino, non si può fare buon setaccio».

Proverbi e modi di dire in funzione della mimesi linguistica in Petronio

2015

My master’s thesis, whose supervisor was Professor Silvia Mattiacci (University of Siena), is entitled Il patrimonio paremiaco nella “Cena di Trimalchione”: proverbi e modi di dire in funzione della mimesi linguistica in Petronio. Its purpose was to analyse how Petronius manages to convey the linguistic mimesis and the psychological characterization through the use of proverbial expressions in his work, where the writer reproduces the speech of illiterate people (the freedmen, in this case) and thanks to a realistic reproduction of their speech shows what they think and feel at the time. As Giulio Vannini (2010) stated, this use of proverbial material is really similar to that of linguistics irregularities (archaisms, vulgarisms, hypercorrections etc.) in order to represent how the people most likely spoke in Nero’s age. In my thesis, firstly I theoretically faced some questions of linguistic nature: what are the linguistic functions of “proverbs”? And above all, what is the difference between a proverb stricto sensu and a common saying? The answers are not always easy, especially when we are treating the dissimilarities between a type of proverbial expression and the latter. For this reason we preferred the wider (and more modern) concept of paremia: this term comes from ancient Greek παροιμία and includes in its meaning each proverbial typology. Then I supplied a taxonomy according to form and to contents for proverbial heritage (including the proverbial and dictating sayings, mottoes and blasons populaires, and even publicity slogans). A brief comparison between the proverbial expressions in the modern and ancient literature highlighted how Petronius among the classics scenario employs all these expressions in a decisively original way. However, the core of my thesis has been the analysis of the rich proverbial material which is included in the Cena. The analysis is structured as follows: after a brief presentation of each character, I described first their modus loquendis and second the use of proverbial expressions of said character (with a comparison of the percentages of linguistic irregularities and proverbs which are included in their speech), lastly, the single proverbs and sayings one by one. This way I highlighted how both the quantity and the quality of proverbial material used by the characters vary not only on the basis of the level of education, but also depend on the emotional state of the character while they are talking. Following this road I marked off a lot of material, a great amount of which is used nowadays in more or less similar form. Starting with the assumption that the Latin proverbs and sayings have usually shared Indo-European origins, we can see that there are not only a remarkable number of equal expressions in ancient speeches but also several descendant ones in modern European languages: e.g. the sentence pisces natare oportet (Sat., 39) seems to have merged entirely into the Scottish proverb Fish must swim thrice, that is to say once in water, once in sauce and once in drink. Anyway I feel that my work is uncompleted and needs to be further extended. Above all my research deserves to be continued and extended to other parts of Petronius’ novel.

L'uso dell'aggettivo in Petronio

Il presente studio è rivolto a indagare l’uso dell’aggettivo nell’intera opera di età neroniana attribuita a Tito Petronio Nigro – l’arbiter elegantiae, come lo definisce Tacito -, il Satyricon. L’indagine s’inserisce nel campo, ampiamente dibattuto, della questione della lingua petroniana – si tratta di sermo plebeius o di raffinata aemulatio? -, in merito alla quale si sono già espressi numerosi studiosi, e intende analizzare quali sfumature l’aggettivo acquisisce, in quali contesti viene utilizzato con maggiore frequenza e per quale motivo, e soprattutto da quale tipo di personaggi, se appartenenti alla sfera dei colti o a quella degli incolti (facendo riferimento all’iniziale suddivisione attuata dall’Abbott ). L’utilizzo della forma aggettivale rappresenta uno degli aspetti più problematici e controversi dell’intera opera, dove conosce una ricorrenza alquanto ampia (in tutto, gli aggettivi attestati sono 215). La ricerca ha preso le sue mosse dall’iniziale spoglio del Lexicon Petronianum , dal quale è stata attuata un’enumerazione precisa degli aggettivi attestati nel Satyricon; dopodiché, grazie allo spoglio del Thesaurus linguae Latinae, si è provveduto ad appurare quali sfumature assumono, all’interno dell’intera opera, i diversi aggettivi. Pertanto, l’indagine si è spostata direttamente sul testo petroniano – adottando, in particolar modo, le edizioni critiche curate da Muller e da Ehlers e dall’Ernout -, prendendo in considerazione i loci interessati e cercando d’individuarne il contesto, la sfera d’azione. Dopo una breve introduzione sugli aspetti generali e sulla frequenza dell’aggettivo nell’intera opera, corredata di una sintesi del dibattito tenutosi sino ad oggi sulla questione della lingua petroniana, è stato preferito un raggruppamento degli aggettivi secondo le precipue categorie linguistiche – piuttosto che secondo le categorie concettuali -, e si è così proceduto all’analisi di quale sfumatura e valore assumono nei diversi contesti in cui essi sono utilizzati, grazie anche all’aiuto di lessici e dei commenti realizzati, considerando, quale punto di riferimento principale, le lezioni tràdite dal codex Traguriensis (H).

Un proverbio tira l'altro. Locuzioni e detti illustrati

Un proverbio tira l'altro. Locuzioni e detti illustrati, 2024

Proverbi e modi di dire, per la loro particolare natura, si prestano a venir interpretati e analizzati in modi diversi. Qui, secondo le competenze e la sensibilità dei singoli collaboratori, si mettono a fuoco alcuni casi esemplari, interessanti per quel che concerne lingua, comparazione, traduzione, folklore, letteratura, cultura. L’intento è di spiegare la storia e il valore di una serie di detti e insieme di mostrare una varietà di metodi e angolature che offrano qualche spunto per nuove ricerche. Anche se i temi, i criteri e i punti di vista sono molteplici, il volume ha una sua organica coerenza nella comune adozione di una prospettiva storica e nell’attenzione accordata ai problemi relativi all’origine, all’evoluzione semantico-formale e alla tradizione interpretativa delle diverse espressioni prese in esame.

67 - Sulla pretura in Velitrae

Tra le iscrizioni di Velitrae, città retta nel III sec. a.C. da meddices 1 e in età imperiale da duoviri 2 , una ve n'è − isolata e, apparentemente, d'età imperiale − nella quale ricorre il titolo di praetor 3 .