Alla scuola di Roberto Longhi (original) (raw)
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I Longhi e le committenze classensi
in Il refettorio camaldolese di Classe. Da refettorio monastico a Sala Dantesca della Biblioteca Classense. Storia arte e restauri, 2019, pp. 149-160, tavv 122-127, 2019
Longhi's bottega (16-17 cent.) related to Camaldolese artistic requests: in addition to works by Luca, Francesco and Barbara Longhi for Classe Monastery in Ravenna, it will be lighted inedit works made by other artists belonging to this circle as Girolamo Longhi and Giovanni Battista Ragazzini --- La bottega dei Longhi (sec. XVI-XVII) in relazione alle committenze dei Camaldolesi di Ravenna: oltre alle personalità e ai lavori di Luca, Francesco e Barbara Longhi per il monastero di Classe si mettono in luce anche altri artisti collegati alla bottega come Girolamo Longhi, Giovanni Battista Ragazzini, dando notizia di alcune opere inedite.
Roberto Longhi: idee sul restauro
2012
The paper will review, based on a reinterpretation of writings by Longhi, the principles behind his ideas concerning the restoration of works of art. We know how important these issues were for him, even as a young man, and how in his later years they evolved without, however, ever betraying their basic premises. Longhi considered a close relationship with the work and matter was crucial and indispensable; he was against reintegration and considered restoration a tool used by critics. Instead of tangible and concrete restoration, he proposed what he called ‘mental restoration’. The topical nature of this idea has remained, not least because of a possible theoretical link with virtual restoration, both united in an attempt to ideally recreate unity in a work with missing pieces. So, apart from the influence that particular historical period had on his ideas, Longhi’s philosophy in this field remains unusual and, in some ways, contemporary and topical.
(2013) Roberto Longhi e Giulio Carlo Argan. Un confronto intellettuale
Figura. Studi sull'Immagine nella Tradizione Classica, 2013, I,I (on line)
1. Nel marzo del 2012 ha avuto luogo a Roma, all'Accademia dei Lincei e a Villa Medici, un Convegno sul tema: "Lo storico dell'arte intellettuale e politico. Il ruolo degli storici dell'arte nelle politiche culturali francesi e italiane" 1 . L'iniziativa celebrava il centenario della nascita di Giulio Carlo Argan (1909) e di André Chastel (1912), sottolineando l'importanza di queste due grandi figure della storiografia artistica italiana e francese del XX secolo. La celebrazione fornisce l'occasione per proporsi di fare, in modo molto modesto, un confronto intellettuale tra Roberto Longhi (1890-1970) 2 e Giulio Carlo Argan 3 , confronto che, a quanto ne so, non ha finora tentato gli studiosi. Solo Claudio Gamba allude, di passaggio, nel suo profilo biografico di Argan, al fatto che questo è "uno dei classici della critica del Novecento, per le sue indubitabili doti di scrittore, così lucidamente razionale e consapevolmente contrapposto alla seduttrice prosa di Roberto Longhi" 4 . Un contrappunto, per quello che si dice, poco più che di "stile", e nient'altro. E ciò non sorprende. Di fatto, se ogni contrappunto pressuppone logicamente un denominatore comune, un avvicinamento tra i due grandi storici dell'arte parealmeno a prima vistascoraggiante, tale è la diversità di generazioni, di linguaggi, di metodi e, soprattutto, delle scelte e delle predilezioni che li hanno mossi. Inoltre, Argan è stato notoriamente il grande discepolo e successore all'Università di Roma 'La Sapienza' di Lionello Venturi , il cui percorso fu contrassegnato da conflitti con quello di Longhi 5 . Appartenenti alla cronaca della vita intellettuale italiana, tali conflitti, per quanto riguarda Longhi e Argan, non sembrano risultare soltanto dallo scontro di personalità più o meno idiosincratiche, o da aree di influenza e di potere, ma esprimono differenze pienamente intellettuali che vale la pena caratterizzare. Le differenze tra Longhi e Argan si configurano in un primo momento come semplice diversità di interessi, visto che neanche gli oggetti che li attrassero erano gli stessi: l'architettura non interessò Longhi, mentre era l'oggetto per eccellenza della riflessione di Argan, che si laureò nel 1931 con una tesi su Sebastiano Serlio, pubblicò nel 1936 L'architettura Protocristiana, Preromanica e Romanica in due volumi, nonchè L'architettura italiana del Duecento e del Trecento nel 1937 e si distinse per gli studi su Palladio (1930), Sant'Elia (1930), Brunelleschi (1946 e 1955), Alberti, Bramante, Gropius (1951), Borromini (1952, sull'architettura barocca in Italia (1977) e sull'opera architettonica di Michelangelo (1990) . Sono conosciuti daltronde i suoi rapporti con la rivista Casabella intessuti già al momento del concorso per il Palazzo del Littorio nel 1934 7 . D'altra parte, Argan non è mai entrato nei domini della connoisseurship, campo in cui Longhi, dal canto suo, si mostrò insuperabile. Infine, mentre Argan sembra essere attento alla portata storica di un artista, sono note le avversioni di Longhi e la terribilità delle sue "stroncature" anche dell'arte di alcuni dei più grandi maestri di tutti i tempi come Ribera, Tiepolo e Canova 8 . Detto questo, Argan e Longhi si ritrovano comunque d'accordo sull'Ottocento artistico italiano. È un fatto che Argan rifiuta il relativismo del Gusto dei Primitivi del suo maestro Lionello Venturi, che metteva sullo stesso piano "il
Roberto Longhi e Giulio Carlo Argan. Un confronto intellettuale - Luiz Marques
Figura: Studies on the Classical Tradition, 2013
Nel marzo del 2012 ha avuto luogo a Roma, all’Accademia dei Lincei e a Villa Medici, un Convegno sul tema: “Lostorico dell’arte intellettuale e politico. Ilruolo degli storici dell’arte nelle politiche culturali francesi e italiane”[1]. L’iniziativa celebrava il centenario della nascita di Giulio Carlo Argan (1909) e di André Chastel (1912), sottolineando l’importanza di queste due grandi figure della storiografia artistica italiana e francese del XX secolo.
Baldassarre Longhena e la Scuola grande di Santa .pdf
la architettura della Scuola dei Carmini a Venezia viene attribuita a Baldassarre Longhena anche se il suo intervento è documentato solo nell'ampliamento del 1668, ma esso rientra nel progetto complessivo della prima fase dei lavori generalmente attribuita al ticinese Castello.
Medioevo e Rinascimento veronesi di Roberto Longhi 2016
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