Il Salvatore gnostico (original) (raw)
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Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 85, Ponzone-Quercia, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2016, 827-831.
Quasimodo poeta gnostico. Con un commentario alle liriche di "Oboe sommerso", 2023
È pressoché impossibile fornire un’interpretazione sistematica della poesia di Quasimodo; tanto più della sua prima produzione, quella etichettata, a volte con sufficienza, come «ermetica». Si avverte tuttavia la necessità di comprenderla meglio, senza interpretazioni che precedano la lettura delle liriche. Bisogna dunque partire da alcuni dati che ricorrono nelle stesse e che paiono suggerirci una chiave interpretativa: anzitutto le opposizioni fra acqua e aria, giorno e notte, luce e tenebra; opposizioni che ribaltano paradossalmente (con l’arguzia e il portato di verità tipici dei paradossi) i significati comuni delle parole, e che paiono tracciare un’immaginario gnostico nel senso più laico ed esistenzialista del termine. Dopo una breve disamina della produzione quasimodiana supportata da un certo numero di letture critiche e confronti con altri grandi della letteratura, viene proposto il commento a una scelta di poesie appartenenti alla raccolta «Oboe Sommerso».
IL RENDICONTO DI SAN GREGORIO DI NAZIANZIO VESCOVO DI COSTANTINOPOLI
L’orazione XLII di San Gregorio di Nazianzio presenta un’interessante analogia con un’istituzione fondamentale dell’Atene della democrazia, quella che chi aveva ricoperto una qualunque carica di governo, allo scadere del mandato, era tenuto a rendere conto del suo operato. Così san Gregorio di Nazianzio rende conto davanti al Concilio di Costantinopoli I del 381 d. C. del suo operato come vescovo di Costantinopoli. Questa orazione ci mostra, inoltre, quanto sia distante il cristianesimo delle origini dall’attuale Chiesa cattolica in cui il vescovo detiene un potere assoluto e non è tenuto a rendere conto a nessuno.
L'Osservatore Romano · Quattro pagine , 2023
A febbrario e marzo del 2023, per quattro settimane consecutive, l'inserto Quattro Pagine de L'Osservatore Romano, sotto la coordinazione di Chiara Curti e Giulia Galeotti, ha trattato della relazione tra la costruzione della chiesa e il popolo.
Francesco "Ricercatore" di Dio
Su San Francesco si è detto tantissimo e diverse espressioni come Giullare di Dio, Poverello di Assisi, Alter Christus sono ormai d'uso comune, rappresentandone diversi aspetti salienti. In questa sede vorrei proporre un aspetto di San Francesco forse più inconsueto legato al metodo scientifico galileiano. La figura del Santo di Assisi presenta infatti qualche analogia con quello che è stato Galileo Galilei per la scienza moderna. In questo modo si potrebbe forse coniare l'espressione: Francesco ricercatore (come scienziato) di Dio.
Il Dialogo del Salvatore (NHC III,5) e la "costellazione giovannista"
2021
In M. Rescio, C. Facchini, C. Gianotto, E. Lupieri, F. Motta, E. Norelli (a cura di), Non uno itinere. Ebraismi, cristianesimi, modernità. Studi in onore di Mauro Pesce in occasione del suo ottantesimo compleanno, in «Humanitas», 76 (Suppl. n. 1), 2021. Abstract This contribution analyzes the Dialogue of the Savior (NHC III,5) in the light of the concept of a “Johannist Constellation” of texts, proposed by Mauro Pesce and Adriana Destro. Selected passages from the Dialogue are investigated to verify whether this text can be included in the Johannist Constellation, by considering (in particular) cosmology, Christology, soteriology, and the themes of heavenly ascent and mystical vision. The gospels of John and Thomas, in view of their connections with the Dialogue, take on an important role in the analysis.
San Gennaro abita a Napoli da tempi immemorabili anche se conosciamo con precisione la data in cui fece ingresso per la prima volta in città. Sembra quasi che la Napoli Cristiana non possa esistere, nel concetto fideistico più esteso, senza la figura di questo Santo. Siamo al cospetto di due entità materiali ed indissolubili, ma anche due concetti affatto astratti che si compenetrano in ogni forma espressiva umana, abbracciando il campo della scultura, dell’architettura, della pittura, della poesia, della letteratura, della musica, del mosaico, del cesello, della ceramica, della gioielleria, della tessitura,... San Gennaro a Napoli, trova spazio in tutte le forme espressive dell’arte e la città con tutti i suoi abitanti è fiera di questo omaggio che non è generosità, ma devozione e ringraziamento. L’uomo manifesta in modo esplicito il proprio stato d’animo, la propria intima benevolenza e soprattutto la devozione in ogni modo, esprimendo inoltre i propri sentimenti umani in maniera non solo magniloquente attraverso l’arte, ma anche nella fraseologia umile e spesso affatto dotta della parola, del gesto, dello sguardo. Questo connubio sentimentale tra l’uomo e il Santo si traduce poi in uno straordinario e forse unico rapporto d’insieme quando Gennaro, trasformatosi in persona, abita e vive non solo nella città, ma in tutto il territorio vesuviano. Si tratta di una lenta metamorfosi che sul modello di un cambio o meglio di un adattamento antropologico, porta l’effige del Santo in ogni luogo della terra dominata dal Vesuvio. Sarebbe un’opera immane, un lavoro improbo censire le iconografie di San Gennaro in questa terra dominata dalle forze immani del vulcano. E non basterebbe un tomo a descrivere ogni ambito dove le due ampolle contenenti il sangue, si manifestano come vera essenza simbologica. Valgano solo ad esempio alcuni luoghi della terra del Vesuvio e servano a dimostrare senza ombra di dubbio, quanto questa figura di uomo e taumaturgo sia così fortemente compenetrata nelle attività del quotidiano, nella vita comune. Mi voglio riferire in questo esempio e solo per fini strettamente documentali, alla sfilata di busti e statue del Santo che ritroviamo ancora oggi lungo il percorso della Regia Strada delle Calabrie dal Ponte della Maddalena a Castellammare e proseguendo fino ad Amalfi. Non vi era e non vi è palazzo o angolo di questo importante percorso viario che non richiami alla sua figura ed inneggi anche alle sue gesta. Sul Ponte della Maddalena e su quella che è la sua schiena dal lato mare, San Gennaro apre la mano e stende il braccio destro verso la cima del Vesuvio opponendosi con questo gesto alle ire del vulcano durante l’eruzione del 1631 e questo è anche il movimento plastico nel quale io vedo il gesto di un grandioso maestro che indirizza le proprie forze, il proprio sguardo e la mente tutta a contrastare la natura ostile di questa terra. In quel punto preciso della città di Napoli, dove il Sebeto viene scavalcato dal Ponte, sul confine occidentale con tutta la terra vesuviana, inizia anche un percorso iconografico e quindi simbolico del Santo che sarà presente in quasi tutte le ville del Miglio d’Oro, in moltissime cappelle e chiese, in tantissime strade, tra la gente e nelle case. Quel gesto forte crea una vera e propria estensione di grazie su tutta quella terra e non teme affronti, forte della fedeltà del suo popolo. Ogni villa, per questo avrà sul culmine del proprio tetto una statua dedicata al Santo, ogni città riprodurrà questa stessa iconografia in materiali diversi tra loro. Nel marmo, nella pietra lavica, nella terracotta saranno forgiate le sembianze del Santo, pronto a difendere tutti, pronto ad offrire ancora una volta il proprio sacrificio. San Gennaro con il volto al Vesuvio, con la sua mano destra benedicente, la mitria episcopale e le due ampolle contenenti il suo sangue, abita da secoli le case ed i palazzi della terra vesuviana e spessissimo lo ritroviamo, in quegli edifici il cui prospetto è rivolto al mare, in un gemellaggio direi sacro e salvifico nel messaggio, assieme alla Madonna.