Immagini come baluardi per i demoni del gioco Immagini come baluardi per i demoni del gioco Immagini come baluardi per i demoni del gioco Immagini come baluardi per i demoni del gioco (original) (raw)

Un esempio di scuola: il progetto di uno studentato nell’ex Mattatoio a Roma

Il contributo riporta gli esiti della ricerca progettuale condotta da un gruppo di docenti e dottori di ricerca afferenti ai Dipartimenti di Architettura e di Ingegneria dell’Università degli Studi Roma Tre. Le attività di ricerca si inseriscono nel profilo della Scuola di Roma Tre che riserva una particolare attenzione all’inserimento del progetto all’interno di una generale tutela del contesto naturale e antropizzato. Alla fine dell’Ottocento le opere di urbanizzazione dovute allo spostamento del Mattatoio da Piazza del Popolo al quartiere Testaccio rappresentano uno dei simboli della costituente Unità d’Italia. Secondo la cartografia storica, fino al 1873, l’area risulta agricola e costellata da affioramenti archeologici; successivamente, con i Savoia, l’area assume vocazione industriale, in virtù della vicinanza con il Tevere e dell’orografia. Il progetto del Mattatoio, opera di Gioacchino Ersoch del 1890, e la riqualificazione urbana che seguì, animeranno il dibattito tra la “città vecchia e l’edilizia nuova” fino al primo Novecento, periodo in cui Giovannoni, relatore nel 1925 del P.R.G. di Roma, ne delineerà la sintesi. Il complesso architettonico del Mattatoio di Testaccio, dismesso definitivamente nel 1975, è stato oggetto a partire dagli anni Novanta di un programma di recupero e rifunzionalizzazione di molti dei padiglioni esistenti. Al loro interno sono stati ospitati il Dipartimento di Architettura di Roma Tre, la seconda sede del MACRO e altri spazi culturali a servizio del quartiere e della città.I progetti, in prevalenza della Scuola di Roma Tre, puntano a una mediazione tra la conservazione integrale e la rifunzionalizzazione “cosciente”, approccio che ha determinato un insieme suggestivo e articolato di spazi e strutture. Per proseguire in tale direzione, l’Ateneo ha deciso di recuperare l’ex Padiglione Frigorifero, un edificio con caratteristiche spaziali e costruttive di grande interesse. L’occasione è stata fornita dalla pubblicazione del IV Bando della Legge 338/2000, rivolta alle istituzioni pubbliche e private che offrono servizi agli studenti universitari. La ricerca progettuale ha recepito le linee guida relative ai parametri tecnici ed economici e gli standard minimi dimensionali e qualitativi previsti dal D.M. 936/2016, contemperando l’esigenza del recupero del patrimonio e le implicazioni legate alla sua conservazione. Il manufatto è composto da due volumi contigui di differente altezza (tre piani il primo e due il secondo) per complessivi 3.500 m2. Il progetto, che ospita 98 posti alloggio, servizi collettivi e spazi per la cultura collegati alla città e al Dipartimento, prevede il restauro di tipo conservativo della volumetria esistente e interessanti soluzioni distributive e architettoniche finalizzate all’inserimento al suo interno della nuova funzione. La ricerca dell’equilibrio tra tali due esigenze è il campo di azione della ricerca progettuale.