Dal Sahel al Corno d’Africa: l’arco di instabilità e le aree di crisi in Africa subsahariana (original) (raw)

I confini come linee di instabilità in Africa

Federalismi.it, 2014

Abstract: La complessità della questione dei confini in Africa poggia su due aspetti, uno giuridico e l'altro politico: primo, l'estraneità della nozione di frontiera portata dai conquistatori europei, rispetto alla consuetudine africana pre-coloniale. Secondo, il carattere di arbitrarietà con cui i confini sono stati tracciati dagli europei a partire dal XIX secolo. Il saggio si pone lo scopo di ricostruire il profilo di instabilità dei confini africani, partendo dall'analisi del concetto di territorio rinvenibile nella tradizione africana. Con la struttura teorica delineata, casi specifici saranno analizzati alla luce delle forme organizzative delle società tradizionali africane, e si cercherà di fornire una chiave interpretativa dei conflitti esplosi nel continente a partire dalla sua indipendenza.

Il Mali: un territorio sospeso (IL CAFFE' GEOPOLITICO, 2015)

Il Mali: un territorio sospeso Sospeso tra un Nordafrica in ricerca di rinnovati assetti politici e una dimensione subsahariana che sta tentando di rendere sostenibile la crescita delle proprie economie, tra conflitti interni e terrorismo, tra il disinteresse dei media occidentali e l'azione sotterranea delle diplomazie. Tutto questo è il Mali. LE INGENUITÀ DI IERI – La conformazione territoriale del Mali contemporaneo, con quelle due fasce di terra poste al di sotto del Maghreb che si allargano a Nord-Est e Sud-Ovest a partire da uno stretto corridoio centrale, e quel confine con la Mauritania quasi ad angolo retto che pare un esercizio di geometria analitica, sembra incarnare efficacemente quel paradigma in ordine al quale per ridisegnare le estremità dei Paesi, nella storia del continente africano, si è fin troppo spesso utilizzato il righello degli interessi piuttosto che la complessità della sapienza socio-antropologica, la matita della frettolosa ambizione personale in luogo dell'approfondimento delle complessità etniche, delle appartenenze, dei legami di sangue, delle culture ufficiali e delle subculture informali. Nonostante il semplicismo delle scelte passate, impossibile sperare che un Paese confezionato a tavolino senza riguardo per la geografia umana che lo percorre possa conservare a lungo pace e stabilità, nonché assenza di rivendicazioni territoriali, focolai indipendentisti e rivitalizzazioni di estremismi del più ampio respiro. Questo infatti è ciò che sta accadendo oggi in Mali, e che in verità accade fin dai primi passi successivi alla decolonizzazione; ma prima di procedere con qualche considerazione sui movimenti endogeni ed esogeni che impattano sul Mali in questi ultimi anni, è utile riprendere brevemente le questioni fondamentali – e ormai quasi secolari – che ne costituiscono il fulcro originario. View image | gettyimages.com Fig. 1 – Ribelli tuareg in Mali UNA CONTESA DI LUNGO CORSO – Il continente africano è percorso a ogni latitudine da conflitti cosiddetti " etnici " di media e larga scala, e accade spesso che a negoziare tra lo Stato e i gruppi separatisti siano non solo i rappresentanti delle reciproche parti, ma anche – e soprattutto – alcuni Paesi confinanti, o nazioni europee che dal punto di vista geostrategico e commerciale si sentano parti in causa particolarmente coinvolte. Accade poi quasi sempre che tali condizioni vengano a coincidere, e cioè che a negoziare tra le istituzioni dello Stato e le fazioni di ribelli sia la potenza regionale limitrofa maggiormente vicina all'UE, solitamente come retaggio del trascorso coloniale. E quando la questione arriva ai tavoli del Servizio Europeo per l'Azione Esterna – SEAE (la cosiddetta " diplomazia europea ")-, ecco che un gioco di diplomazie multilivello si manifesta in tutte le

La guerra d’Etiopia come crisi mediterranea

La questione Mediterraneo – Tradizioni, cambiamenti, prospettive, 2023

Il 5 dicembre 1934 lo scontro di Ual Ual diede inizio agli eventi che avrebbero portato alla guerra d’Etiopia . Nel corso dei mesi precedenti all’invasione Italia, Francia e Gran Bretagna tennero colloqui volti ad evitare lo scoppio di un conflitto che si andava delineando principalmente come una crisi mediterranea. Londra era mossa infatti dal desiderio di non alterare l’equilibrio geopolitico nel Mediterraneo e in tal senso vanno considerate tutte le sue iniziative tra il giugno del 1935 e il luglio del 1936. L’egemonia britannica su quello che Mussolini riteneva il “Mare Nostrum” era stata indiscutibile fino alla sfida posta dall’Italia, che metteva a repentaglio anche le linee di comunicazione imperiali con l’India e i protettorati del Golfo Persico. La prima iniziativa britannica è datata luglio 1935, quando Eden giunse a Roma proponendo la cessione del porto di Zeila all’Etiopia in cambio del passaggio dell’Ogaden all’Italia , a cui Mussolini rispose chiedendo il dominio sulla “periferia etiope” . Da quel momento in poi l’attitudine dei due paesi fu quella del confronto-scontro, come durante i colloqui di Parigi a metà agosto quando Eden non si spinse oltre concessioni economiche prontamente rifiutate da Aloisi . Londra decise quindi per la prova di forza con l’invio di una parte della Home Fleet nel Mediterraneo : quando a metà settembre la manovra divenne nota Mussolini reagì aumentando il contingente in Libia , decisione che minacciava direttamente l’Egitto e che portò i britannici a rafforzarvi le loro basi militari . Lo scoppio del conflitto il 3 ottobre portò immediatamente Londra a cercare garanzie di sicurezza per il Mediterraneo, ricevendo una risposta in tal senso da Parigi due giorni dopo . Il 22 gennaio venne reso noto che Francia, Jugoslavia, Grecia e Turchia avevano accettato la richiesta britannica di mutuo supporto militare in caso di attacco italiano alla flotta inglese causato dall’imposizione delle sanzioni . Ciononostante, l’impossibilità britannica di arrivare alla guerra permise il compromesso del Piano Laval-Hoare, fallito a causa dell’opposizione dell’opinione pubblica inglese ad un progetto che premiava l’aggressore e colpendo mortalmente la Società delle Nazioni . Le considerazioni politiche e militari del governo britannico erano dunque molto diverse da quelle prettamente societarie che lo stesso tendeva a sottolineare : l’appeasement di Mussolini era necessario per evitare che alla sfida italiana nel Mediterraneo seguissero quella tedesca in Europa e quella giapponese in Oriente. La conquista dell’Etiopia portò pertanto un grave colpo agli interessi britannici e la questione non poteva che terminare tenendo presente la situazione mediterranea. Le sanzioni vennero abolite il 15 luglio e da quel giorno la Francia considerò terminate le garanzie di mutua sicurezza : Londra volle però mantenerle unilateralmente verso gli altri tre paesi fino al 27 luglio, quando arrivò l’assicurazione di Mussolini che l’avventura etiopica sarebbe stata l’ultima sfida all’Impero nel Mediterraneo . La Home Fleet era già stata ritirata il 9 luglio e pochi giorni dopo lo scoppio della Guerra civile spagnola avrebbe aperto un nuovo capitolo nelle relazioni italo-britanniche.

M.L. Maniscalco (cur.), Sahel in movimento. Nuove soggettività sociopolitiche tra globale e locale, L'Harmattan Italia, 2014

2015

Il nome Sahel deriva dal termine arabo"sahil", che si può tradurre con "costa", "riva del mare". Con tale termine ci si riferisce generalmente alle regioni costiere, soprattutto del Nordafrica. In realtà, tale termine è utilizzato anche dalle popolazioni, soprattutto di Mali e Mauritania, per indicare una "direzione", verso il Nord.

Il respiro del Sahel. Rappresentazioni di uno spazio in movimento

RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA

Il Sahel è un'area geografica che, nel tempo, è stato oggetto di molteplici definizioni, climatico-botaniche e politiche: i suoi limiti sono stati disegnati in modi molto diversi. Non mancano posizioni di aperta contestazione del senso stesso di questa denominazione e della relativa delimitazione. Il lavoro proposto prova a immaginare una cartografia capace di rappresentare il movimento incessante di condizioni, limiti e possibilità che caratterizza questa fascia posta fra il Sahara e le umide regioni sudanesi, rendendo la definizione areale del Sahel – allo stesso tempo – possibile e fluida. Si tratta però di ripensare dalle fondamenta, dal loro ‘dato per scontato', alcuni attrezzi usuali della rappresentazione cartografica, ad esempio il concetto di ‘isoieta' per identificare le aree climatiche o di ‘confine' per racchiudere giurisdizioni politiche. Conoscenze provenienti dal fieldwork e competenze nell'elaborazione di dati satellitari e georeferenziati converg...