Sei carmi conviviali attribuiti ai Sette Sapienti. Edizione critica e commento (draft) (original) (raw)
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Il carme 7 di Catullo: per una rilettura
Paideia 74.1, 2019, pp. 47-58
This article deals with some issues concerning Catullus 7: the relationship with poem 5; its structure and style; the articulation and meaning of the double simile to be found in lines 3-10, and the unlikely belonging of the poem to the genre "arithmetikón".
Poesia conviviale in un papiro di Elefantina. Edizione critica e commento (draft)
Nel corso di un seminario sulla poesia simposiale nell'a.a. 1980-81 abbiamo avuto modo di occuparci di alcuni frammenti abbastanza problematici, riportati da un papiro trovato nel 1906 a Elefantina, e pubblicati l'anno seguente per la prima volta da Schubart e Wilamowitz in BKT V/2, pp. 56-63. Il papiro può datarsi con una certa sicurezza intorno agli anni 80 del III sec. a.C. 1 ; per la sua descrizione e per i problemi di piú stretta pertinenza papirologica e paleografica, rimandiamo al lavoro dei primi editori e ai successivi studi. I frammenti che abbiamo studiato e commentato sono i carm. conv. 34/917 PMG (a), (b) e (c) (= 30 D.), e l'elegia adesp. el. 27 IEG (= anon. el. 3 D. = adesp. el. fr. 12 PETFr).
«Discorsi di siepi». Il dantismo postremo di Vittorio Sereni (Stella variabile e dintorni)
RIVISTA DI LETTERATURA ITALIANA, 1, 2022
L’obiettivo del saggio è di individuare le tracce dantesche presenti nell’ultima fase della poesia di Vittorio Sereni, da "Un posto di vacanza" a "Stella variabile", senza trascurare la scrittura in prosa che risale a questo stesso arco temporale, e segnatamente le prose dedicate alla critica d’arte. Mi concentrerò su un elemento tematico e figurale riconducibile a una tipologia che circola in tutta la Commedia e si attesta in particolare nel Purgatorio, e che diventa centrale nell’ultima parte dell’opera in versi di Sereni : mi riferisco al «discorso arboreo», per usare la formula di Gilberto Lonardi, ovvero la presenza del mondo vegetale come segno di un’alterità sospesa tra il visibile e l’invisibile, il nulla e il trascendente. The aim of the essay is to identify the traces of Dante present in the last phase of Vittorio Sereni’s poetry, from Un posto di vacanza to Stella variabile, without neglecting the prose writing that dates from this same period, and in particular the prose dedicated to art criticism. I will concentrate on a thematic and figural element that can be traced back to a typology that circulates throughout the Commedia and is particularly evident in the Purgatorio, and which becomes central in the last part of Sereni’s work in verse : I refer to the « arboreal discourse », to use Gilberto Lonardi’s formula, or the presence of the plant world as a sign of an otherness suspended between the visible and the invisible, nothingness and the transcendent.
"Esercizi di lettura per Marco Santagata", a cura di Annalisa Andreoni, Claudio Giunta e Mirko Tavoni, Bologna, Il Mulino, 2017.
Nel segno di una comune ispirazione misogina, l’accostamento della novella dello scolare e della vedova (Decameron VIII 7) con il più tardo Corbaccio è canonico nella critica boccacciana, ma non forse approfondito in chiave analitica come ci si attenderebbe. Nel contesto di un’opposizione funzionale del novelliere con l’operetta misogina, si fa riferimento alla novella di Elena e Rinieri come anticipazione dei successivi esiti della rappresentazione boccacciana dell’universo muliebre. Attraverso un’analisi contrastiva delle due protagoniste della novella e del Corbaccio, questa lettura intende definirne lo statuto all’interno di un contesto di riferimento assai complesso e apparentemente contraddittorio come la rappresentazione della donna, e della vedova in particolare, nell’opera di Boccaccio.
Decima "quartiere d'autore". Una lettura orientata al progetto
Quattro Quartieri. Spazio urbano e spazio umano nelle trasformazioni dell'abitare pubblico a Roma (a cura di F. De Matteis e L. Reale), 2017
Decima, il “quartiere arancione” (così lo chiamavano i suoi primi abitanti), si caratterizza per essere una sperimentazione aggiornata, per mettere in pratica alcuni dei canoni tipici della modernità: edifici in linea sollevati su pilotis, ampio uso del verde, una circolazione che distingue i percorsi carrabili principali da quelli di servizio alla residenza. Nel testo si analizzano i caratteri architettonici del quartiere progettato da Luigi Moretti, attraverso una lettura orientata a fornire strumenti e categorie critiche utili per impostare, nel momento attuale, un progetto di restauro urbano per questo importante patrimonio abitativo romano.
Per una edizione del complesso dei Sette Dormienti (Roma)
Atti della Giornata di Studio sul primo miglio della Via Appia a Roma, 117-135, 2010
Il complesso oggetto di questo studio si trova lungo la via di porta S. Sebastiano, sul lato sinistro dell'antica via Appia ) 1 ed è composto da un insieme di strutture funzionalmente diverse che nel corso del tempo si sono sovrapposte le une alle altre. Il punto di maggiore interesse dello studio del complesso è rappresentato proprio dalla dimensione diacronica che lo caratterizza e che rende possibile una lettura macrostratigrafica di una porzione di paesaggio urbano in cui le trasformazioni sono state molte e profonde. La pianta delle strutture conservate mette infatti in evidenza l'esistenza di tracce archeologiche molto diverse tra loro, che inquadrano almeno quattro orizzonti cronologici principali compresi tra l'età repubblicana e l'altomedioevo.
AEVUM ANTIQUUM, 2005
Questo contributo nasce come appendice a un commento ai vv. 238-549 del VI libro della Tebaide di Stazio, la sezione relativa alla gara delle quadrighe. Esso si propone di far luce sulla fortuna di un passo staziano che Sidonio rielabora, di rivolgere osservazioni di carattere più generale alla poetica di Sidonio lettore di Stazio e di tentare una definizione del genere del carme XXIII. Per quanto la fortuna di Stazio sia stata immediata e duratura, la sua ricezione presso i poeti della tarda latinità, che in lui riconoscevano coincidenze di gusto è ancora lontana dall essere indagata a fondo 1 .
Tra lingua di corte e lingua di pietà: il volgare delle "Sette armi spirituali" di Caterina Vigri
Nella storia delle scritture religiose un momento di svolta è rappresentato senz'altro dal XV secolo per l'intensa produzione di testi di mano femminile 1 . Di certo non mancano le eccezioni: si pensi alla vicenda mistica di Francesca romana testimoniata, tra il 1440 e il 1443, dai trattati di Giovanni Mattiotti, ultimo confessore e padre spirituale della santa 2 ; e ancora, nel secondo * Desidero ringraziare il professor Ugo Vignuzzi per aver rivisto il testo del presente contributo e per i preziosi consigli; la mia riconoscenza va poi a padre Pietro Messa per l'invito al Convegno e per la fiducia che sempre mi dimostra. rivolgo, infine, un pensiero grato alle Clarisse di Ferrara per la loro cortesia e disponibilità. 1 Cf. e. Mattesini -u. Vignuzzi, Dall'oralità alla scrittura. Primi accertamenti sulla lingua di santa Veronica Giuliani «grafomane controvoglia», in Il «sentimento» del tragico nell'esperienza religiosa: Veronica Giuliani (1660-1727), a cura di M. duranti, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2000, p. 303-381: 308. Per un quadro d'insieme sulle numerose scriventi, religiose ma anche laiche, del XV secolo cf. n. gioVè Marchioli, La scrittura di una donna, la scrittura di Battista da Varano, in Un desiderio senza misura. Santa Battista Varano e i suoi scritti. Atti della IV giornata di studio sull'Osservanza francescana al femminile (Camerino, 7 novembre 2009), a cura di P. Messa -M. reschiglian -clarisse di caMerino, S. Maria degli angeli -assisi, Porziuncola, 2010, p. 37-67 (in particolare le p. introduttive 37-45 cui si rinvia anche per i dettagliati riferimenti bibliografici sul problema del rapporto tra donna e scrittura). Sulle motivazioni che portano le monache a dedicarsi alla scrittura si veda g. PoMata -g. zarri, Introduzione a I monasteri femminili come centri di cultura fra Rinascimento e Barocco, a cura di G. PoMata -g. zarri, roma, Edizioni di storia e letteratura, 2005, p. iX-XLiV: XXiX. 2 Cf. a. BartoloMei roMagnoli, Santa Francesca Romana. Edizione critica dei trattati latini di Giovanni Mattiotti, presentazione di Giorgio Picasso, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1994. Dei trattati del Mattiotti esiste anche una redazione in volgare romanesco su cui cf. u. Vignuzzi, Per la definizione della scripta romanesca «di tipo medio» nel sec. XV: le due redazioni delle «Visioni» di S. Francesca Romana, in «Contributi di filologia dell'Italia mediana», 6 (1992) p. 49-130; id., Varianti e registri linguistici nei due testimoni quattrocenteschi dei «Tractati della vita e delle visioni di S. Francesca Romana» (testo in volgare romanesco della metà del sec.