Riflessioni sul rapporto tra sepolture e cattedrali nell’alto medioevo (original) (raw)

Cimiteri e sepolture negli ordinamenti civili ed ecclesiastici tra tarda antichità ed età comunale

2018

For every human society, death has always represented the last cognitive frontier and, at the same time - through techniques, rites, codifications and symbolic elaborations - the same societies have tried to interpret the phenomenon of mortality, provide it with a sense, integrate it into its own system of values and transform it into a criterion for self-representation. The evolution of the civil and ecclesiastical laws and statutes that societies gave themselves from late antiquity to the Middle Ages reflects a partial but interesting change in mental attitudes and human behavior towards death. Through the diachronic evolution of the cemetery structure between rules and practice, different attitudes are formed towards death: from the separation of the Roman necropolis due to hygienic and sacral rules, up to a progressive familiarity, which was established between late antiquity and the high Middle Ages and which lasted until Napoleon.

La morte e i riti funerari nell’ Alto Medioevo

La morte e i riti funerari nell’Alto Medioevo , 2023

Nella fattispecie due aspetti, d'acchito dissonanti, della fenomenologia e dei riti della morte nell'Alto Medioevo sono da segnalare; anzitutto, una familiarità con la morte e nei riguardi delle sepolture e delle cose funerarie. Vi è una familiarità "nuova" rispetto a quella degli antichi e dei primi cristiani, i quali, pur onorando i morti e pur consacrando un culto alle sepolture, si curavano di tenerle lontane dai sacra della città e, dunque, in disparte, affinché gli impuri morti non li contaminassero (ne funestentur: così è scritto nel commento del giureconsulto Paolo) e neppure potessero turbare i vivi.

Il sepolcreto nella chiesa dei SS. Filippo e Giacomo di Nocetum (MI): dinamiche deposizionali tra altomedioevo ed età moderna

Nell'ambito delle indagini archeologiche condotte tra il 2013 e il 2014 all'interno della chiesa duecentesca dei SS. Filippo e Giacomo di Nosedo (MI) - svolte in accordo tra la Soprintendenza Archeologia della Lombardia e l'Università Cattolica del Sacro Cuore - è stato riportato alla luce un sepolcreto in uso tra la metà del XV e gli inizi del XVII secolo, sviluppatosi attorno ad una tomba assai più antica. Tra le oltre 70 tombe indagate, è stata infatti messa in luce una sepoltura privilegiata in cassa strutturata, che accoglieva i resti di una donna di oltre 70 anni d’età, datati con analisi al 14C alla fine del IX secolo; anteriori al XIII secolo sono anche alcuni tratti murari precedenti alla chiesa di XIII secolo e che ne hanno condizionato l’orientamento non perfettamente est/ovest. Ben oltre il 40% delle inumazioni basso e post-medievali, rivenute in connessione anatomica, accoglieva subadulti, deposti in casse lignee o in semplici fosse terragne dotate, in alcuni casi, di laterizi in testata. Per alcuni degli individui più giovani, si sono riscontrati altri rituali deposizionali come una moneta bronzea tra le mani o presso il torace, e la collocazione di neonati entro o sotto un coppo. La topografia delle sepolture ha evidenziato che, nei pressi della tomba altomedievale, furono deposti corpi di bambini e subadulti: dapprima in addosso alla cassa ancora sigillata da lastre lapidee e, in seguito alla riapertura della stessa, anche all’interno, ma senza mai intaccare lo scheletro originario. Le dinamiche di deposizioni nei pressi della tomba privilegiata attestano, quindi, un rispetto quasi devozionale nei confronti della anziana donna che si mantenne fino al tardo Quattrocento, quando prende avvio l’intenso uso funerario dello spazio interno della chiesa, che però non comporta mai il disturbo dell’antica sepoltura. Sugli scheletri deposti in chiesa è stato condotto, inoltre, uno studio interdisciplinare tra archeologi e antropologi - poi approfondito mediante analisi archeometriche, paleonutrizionali, paleogenetiche e affondi di antropologia culturale – che ha consentito di tratteggiare le vicende di una piccola comunità gravitante nella campagna prossima a Milano e all’Abbazia di Chiaravalle tra bassomedioevo ed età moderna.