Il progetto VEV - Vocabolario storico-etimologico del veneziano, in Lessicografia storica dialettale e regionale (Atti del convegno ASLI 2020), a cura di M. A. Cortelazzo, M. Prada e S. Morgana, Firenze, Cesati, 2022, pp. 469-77 (original) (raw)
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A Venezia tra il 1827 e il 1829 esce presso Santini la prima edizione del Dizionario del dialetto veneziano di Giuseppe Boerio, curata da Daniele Manin. Come ha illustrato Caracciolo Aricò 1984 e 2006, il successo immediato dell’opera fu scarso (di parere diverso era invece De Michelis 1964), complici difficoltà commerciali e logistiche, ma anche alcune valutazioni piuttosto negative dal mondo letterario. Boerio, lendinarese di nascita e residente a Padova, durante la pubblicazione a fascicoli del suo Dizionario, ha modo di approfondire, grazie a Daniele Manin, la sua limitata conoscenza dei testi letterari veneti e di conseguenza di migliorare e correggere alcune voci: tuttavia essendo già in circolazione i primi fascicoli del Dizionario, egli decide di comporre una nutrita Appendice; insoddisfatto anche di quest’ultima, la correda con una Giunta. Sarà merito dell’editore Giovanni Cecchini la ristampa nel 1856 del Dizionario con l’Indice Italiano (un vocabolario Italiano-Veneziano, al quale il Boerio aveva lavorato a lungo e che non era riuscito a stampare nella prima edizione), con alcune correzioni fatte posteriormente dal Cecchini e da Emmanuele Cicogna attingendo ai manoscritti di alcuni collaboratori del Boerio, e con l’inserimento nel testo delle voci raccolte nell’Appendice e nella Giunta. Tutti gli studi che si sono interessati ai due dizionari, prestando fede a quanto dichiarato da Cecchini («ho parimenti fatto inserire ai rispettivi loro luoghi tutti gli articoli costituenti della voluminosa appendice» Boerio 1856: 5), hanno sempre affermato che nell’edizione del 1856 «vengono fuse nel testo le voci che Boerio nella stampa del 1829 aveva raccolto in una nutrita Appendice» (Caracciolo Aricò 1984: 26). Come il presente contributo illustrerà, le cose non stanno proprio così: prendendo come campione le lettere A, G e Z, si chiariranno meglio i cambiamenti avvenuti tra la prima e la seconda edizione del Dizionario, spiegando come e perché le voci dell’Appendice e della Giunta finiscono in Boerio 1856, quali definizioni sono modificate in Boerio 1856 e in generale che tipo di modifiche avvengono tra Boerio 1829 e 1856, nonché come esse sono segnalate. Inoltre si esamineranno gli interessanti mutamenti dell’italiano impiegato nelle definizioni, specie in relazione ai nuovi dettami manzoniani. A conclusione del contributo ci si soffermerà brevemente sulla terza «ristampa» (Caracciolo Aricò 1984: 26), avvenuta nel 1867 sempre presso Cecchini, che una attenta analisi conferma essere in realtà composta da esemplari di Boerio 1856 a cui è stato semplicemente sostituito il frontespizio.