Famiglie e potere. Il ceto dirigente di Lugano e Mendrisio tra Sei e Settecento, Bellinzona, Casagrande, 2011 (original) (raw)
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2003
La collana si propone di analizzare i rapporti fra nobiltà e Stato in Piemonte, nella progressiva definizione dello Stato moderno. A tal fine si sono individuate famiglie ritenute rappresentative di realtà sociali più estese e si è messa in opera su di esse una ricerca che è partita, ove necessario, dal recupero e dal riordinamento degli archivi familiari per giungere alla realizzazione di convegni di studi ed edizioni di fonti archivistiche.
Come riferisce K. Visconti, Feudo e Società n el con tado m ilanese tra sei e settecento, in "Annali di Storia moderna e contemporanea", 9 (2003),-pp. 193-264, a p. 196, delle oltre 900 comunità del Ducato che nel 1751 risposero ai 45 quesiti della seconda Giunta del Censimento, più del 70 per cento risultavano infeudate e il dato riguardava anche una realtà cittadina quale Monza e borghi come Busto Arsizio, Gallarate e Saranno. 8 Per questa ricostruzione si veda N. Covini, Vìgevano "qu asi-città" e la corte d i Ludovico il M oro, in L. G iordano-R. Tardito (a cura di), P ia z z a d u c a le e i su o i restauri. Cinquecento a n n i d i storia, Pisa 2000, pp. 11-47, alle pp. 28-29. 9 Archivio di Stato di Milano (d'ora in poi ASMi), Feudi Camerali, p.a., cart. 293, fase. 9, Comparizione di Ottaviano Favagrossa di fronte al Magistrato Straordinario, 12 ottobre 1611. 10 Reno, frazione di Leggiuno. 11 Bostano, località di Laveno Mombello. 12 S. Clemente sul monte sopra Sangiano, oggi nel comune di Caravate. A metà Cinquecento la chiesa di S. Clemente, dipendente nel religioso dal prevosto di Leggiuno, si trovava nei confini amministrativi di Mombello: Archivio Storico Civico di Milano (d'ora in poi ASCMi), Località Foresi, Pieve di Leggiuno, cart. 26, fase. b.
Il saggio offre una riflessione sulle acquisizioni della storiografia attuale circa il collegio dei nobili di Parma, una presentazione dei diversi volti del collegio, così come sono emersi dagli studi condotti finora e l'individuazione delle piste di ricerca ancora aperte.
I baliaggi italiani sono una regione periferica, ma non marginale. Le peculiarità e l'ubicazione del territorio contribuiscono a dare forma alle pratiche della popolazione, caratterizzate da forze sia centrifughe che centripete. All'origine dei movimenti centrifughi vi è un territorio povero di materie prime e incapace di fornire risorse sufficienti, situato però in una posizione strategica, lungo importanti assi di transito attraverso le Alpi, e al confine tra diversi Stati e aree culturali. Questo particolare contesto geopolitico rende necessaria l'emigrazione e l'importazione, nonché la cap acità di agire in spazi diversi. Complementare alle forze centrifughe è il forte attaccamento alla patria, che si esprime con modalità diverse a seconda dei casi. Il fenomeno migratorio è stato abbondantemente studiato, sia in generale, che a livello locale (dove manca però una visione d'insieme sul lungo periodo). Il presente contributo intende da un lato proporre una visione integrata e trasversale dell'emigrazione, dall'altro ampliare la prospettiva, dall'emigrazione in senso stretto al rapporto con l'estero e più in generale alla mobilità. Il filo conduttore delle nostre ricerche infatti è la relazione con realtà estere e il suo concreto apporto all'esercizio e alla riproduzione del potere a livello locale. Il tema è affrontato analizzando le pratiche del ceto dirigente dei baliaggi di Lugano e Mendrisio, prestando particolare attenzione ai rispettivi capoluoghi. I flussi migratori si inseriscono nell'alveo di consolidate tradizioni familiari e comunitarie, e rispondono quindi a precise modalità di azione. Dalle ricerche condotte fino ad ora, emergono i legami tra le diverse forme di emigrazione, nonché tra i diversi strati sociali coinvolti. Inoltre, i notabili sono spesso impegnati al di fuori dei confini dei baliaggi, senza che sia possibile inserire queste attività nel fenomeno migratorio vero e proprio. La prospettiva scelta offre numerose piste promettenti. Focalizzando lo studio sul ceto dirigente borghigiano, si ha a che fare con individui e famiglie profondamente ancorati alla patria: le magistrature e gli incarichi istituzionali ricoperti richiedono infatti una presenza regolare in loco. Una serie di interrogativi si pongono alla nostra attenzione. Come si articola la presenza e l'assenza? Come le attività svolte all'estero influenzano l'esercizio e la riproduzione del potere a livello locale? In quali termini il capitale sociale accumulato lontano dalla patria è spendibile localmente? Come, viceversa, il potere acquisito in patria torna utile all'estero? In che modo chi parte è ai utato nei suoi percorsi transnazionali?
Famiglia e affari nella Genova del Seicento: il ruolo delle “compagnie di fratria”
Family and business in 17th century Genoa: the role of the “compagnie di fratria” The “compagnia di fratria” was a family partnerships, generally formed by brothers or cousins, which operated in Genoa in early modern period. Partners invested all their funds in the company and bore unlimited joint and several liability for an obligation taken on by anyone of them. In order to clarify partners mutual liability for one another’s debts, those companies had generally a formal structure, but, at the same time, as family relationship enforced trust between members, governance was normally based upon informal rules and procedures. Although the “fratria” may be considered archaic, if compared with other forms of part-nership, already well-known during the 17th century (such as general partnership, limited partnership or joint-stock company), several Genoese businessmen continued to adopt this kind of partnership because it guaranteed them a fair margin of profit. The case of Invrea brothers, examinated in this paper, allow us to observe that this was not casual, but a rational decision coming from a careful analisys of the socio-economic scenario in which they operated.
Il ceto dirigente lucano post-unitario fra politica, rappresentanza e istituzioni
Classi dirigenti nell'Italia unita: tra gruppi e territori a cura di Mario De Prospo Introduzione di Guido Melis, 2022
Con l’unificazione italiana fu adottato lo Statuto albertino e furono introdotte leggi spesso senza discussione parlamentare, basando il Regno non su di un atto fondativo o su passaggio costituzionale, bensì sulla prassi amministrativa. Unificare quattordici secoli di pluralità e policentrismo introducendo modernizzazioni e rappresentanza elettiva fu processo complesso in cui la fiducia parlamentare fu strumento di costruzione istituzionale dell’assetto semi-parlamentare italiano. Status quo, strategia, debolezze e frammentazioni portarono all’unificazione non negoziata istituzionalmente e condotta dal governo con centralizzazione amministrativa, apparati periferici e burocrazie a tutela del controllo di un articolato territorio, soprattutto nel Mezzogiorno
I libri per la famiglia di un erudito dI provincia nel tardo Settecento
Bollettino della Ricerca sui Libri di Famiglia, 1994
Family books, handwrited and conserved in the families only for writing and reading strictjy reserved to relatives, represent a particular and precious source for local social history. The essay tells about the family books of a physician, a provincial erudite (Eastern Liguria), at the end of the Eighteenth century.