Locandina "Occasioni Farnesiane" (original) (raw)

Longano: Istantanee ritrovate

Longano: Istantanee ritrovate , 2020

Tre foto antiche sono l'oggetto principale di questo mio studio. Un'accurata ed attenta descrizione di queste ultime con considerazioni e motivazioni sulla loro attribuzione al piccolo paese molisano di Longano, in provincia di Isernia. Il testo è preceduto da una prefazione a cura di Gioele Di Renzo, nella quale è posta in evidenza l'importanza della fotografia in relazione agli studi antropologici e folklorici.

Bramante a Isola Farnese per gli Orsini

Storia dell'arte, 2015

Grazie a un inedito documento del 1508 è stato possibile restituire il primo progetto del palazzo di Isola Farnese a Donato Bramante (1444-1514); esso fu compiuto da Domenico Fiorentino e stimato dal fidato Menicantonio de Chiarellis, stretto collaboratore di Bramante, con il quale è stato attivo nel Cortile del Belvedere in Vaticano e il cui nome è legato al taccuino di disegni conservato alla Morgan Library di New York. Donato Bramante nel 1508, a Roma era impegnato nel rettifilo di via Giulia, dove diede inizio al Palazzo dei Tribunali e all’attigua chiesa di S. Biagio, a Viterbo nei lavori alla rocca e, nel dicembre, a Civitavecchia iniziò i lavori della Fortezza sul mare. A Isola, chiamato da papa Giulio II della Rovere - suocero di Gian Giordano Orsini - Bramante applicò la soluzione già adottata nella porta Giulia in Vaticano, ovvero un portale caratterizzato da un solido bugnato, il cui disegno diverrà un topos nel linguaggio architettonico degli anni a seguire, e la finestra guelfa o crociata, modello diffuso nel Quattrocento, scelto dall’architetto per rafforzare il tessuto parietale e rimarcare nel palinsesto strutturale la funzione di difesa feudale. La successiva perdita del feudo da parte degli Orsini, ceduto nel 1567 al cardinale Alessandro Farnese (1545-1592) intento a delineare il ducato farnesiano, muterà la fisionomia orsiniana assunta dal luogo attraverso il palazzo. Vi intervenne Jacopo Barozzi da Vignola (1507-1573), il quale mantenne in parte l’ala bramantesca modificandone parte dell’assetto esterno e cancellando le evidenze del passato ordinano del luogo. L’edificio assume quindi oggi l’importante funzione di palinsesto architettonico di assoluto interesse nel contesto degli edifici rinascimentali.

Farnese

Farnese, in La signoria rurale nell'Italia del tardo medieovo, 5. censimento e quadri regionali, 2021

Sono completamente sconosciute le origini dei Farnese. Anche quanto raccontato dagli storici ufficiali della famiglia, secondo cui alcuni membri di essa avrebbero avuto sin dall'alba del XII secolo stretti rapporti con Orvieto, rimane difficile da dimostrare attraverso le fonti superstiti 1. Lo stesso, è estremamente complicato verificare la bontà di quanto narrato dal cronista orvietano Luca di Domenico Manente con la documentazione disponibile e con quanto ci hanno tramandato altri cronisti suoi conterranei 2. Il Manente riferisce che alcuni esponenti della famiglia avrebbero ricoperto incarichi pubblici per conto del comune d'Orvieto durante la seconda metà del XII secolo 3. Meno nebuloso appare il quadro nel Duecento. È molto probabile che all'epoca gli antenati dei Farnese avessero stretto dei legami di solidarietà verticale con gli Aldobrandeschi. Forse erano loro fideles o vassalli e per conto di essi custodivano alcuni castelli della Tuscia meridionale rientranti all'interno del comitato aldobrandesco; comunque ancora questi personaggi non usavano riconoscersi come Farnese, cosa che avverrà soltanto negli ultimissimi anni del secolo, come vedremo a breve, nonostante ciò l'antroponimia familiare era del tutto caratterizzata dal costante uso di alcuni esclusivi nomi 4 .

OCCASIONI MANCATE

L'occasione, come risulta consultando qualsiasi dizionario della lingua italiana, ha tre significati. Corrisponde, in primo luogo, a una circostanza favorevole, a una situazione o momento particolarmente adatti alla realizzazione di qualcosa. Favorisce un evento -è il secondo aspetto semantico -ma non può esserne la causa: non si dà, perciò, nessun rapporto deterministico fra occasione ed evento. In terzo luogo, l'occasione costituisce sempre una circostanza, una condizione particolare, quindi difficilmente ripetibile. È una possibilità, non una necessità: il caso e la contingenza hanno un ruolo decisivo.

Locuzioni

Nella terminologia grammaticale tradizionale locuzione è il nome generico che designa qualunque unità linguistica formata da più parole grafiche: per es., forze dell’ordine, prestare servizio, bello e buono, di male in peggio, fin tanto che, grazie a Dio, ecc. Le locuzioni nascono come fenomeno di solidarietà lessicale, nel dominio delle cosiddette collocazioni; rispetto a queste ultime, però, presentano un sovrappiù di compattezza sintattica e semantica (per es., la possibilità di sviluppare significati traslati, come nel caso delle espressioni idiomatiche; modi di dire), che ne giustifica l’assimilazione alle parole monorematiche (cioè composte da una sola parola).

La fortuna della Loggia di Amore e Psiche nella villa della Farnesina: copie, emulazioni e rielaborazioni Claudio Seccaroni

Per le novità introdotte e la rilevanza del team di artisti coinvolti e del committente la Loggia di Amore e Psiche progettata da Raffaello e realizzata dalla sua bottega per la residenza suburbana di Agostino Chigi divenne subito un modello di riferimento. Le prime testimonianze visive dell'enorme fortuna sono rappresentate dalle tre stampe che Marcantonio Raimondi trasse, probabilmente durante l'esecuzione dei dipinti, avendo accesso ai disegni originali di Raffaello e dei suoi collaboratori, o immediatamente dopo 1 . Praticamente coeva a queste stampe è pure considerata quella che Marco Dente trasse da un disegno per il pennacchio con Venere si allontana da Giunone e Cerere (1516-20) 2 . Il tema particolare di questo ciclo, tratto dalla fonte classica, divenne ben presto soggetto preferito per sontuose dimore gentilizie, primo tra tutti il ciclo che Giulio Romano, che fu tra gli esecutori principali dei dipinti alla Farnesina, realizzò per Federico II Gonzaga tra il 1527 e il 1530 nella Sala di Psiche di Palazzo Te a Mantova. La grande diffusione del soggetto fu agevolata dalla pubblicazione di una serie di stampe, incise dall'anonimo artista conosciuto come Maestro di B nel dado e da Agostino Veneziano, che illustrano l'intera storia narrata da Apuleio, ciascuna corredata da un testo costituito da due quartine 3 . Vasari ne attribuisce l'invenzione al fiammingo Michiel Coxcie, che soggiornò a Roma nel quarto decennio del Cinquecento 4 , altri invece hanno provato a spostare in qualche modo la paternità del progetto a un ambito raffaellesco più stretto mentre infine Nicole Dacosnotando l'assenza di agganci stilistici con la produzione nota di Coxcie e, invece, affinità con quella di Cornelis van Cleve -ha formulato un'ipotesi attributiva più articolata. Secondo questa studiosa il modello di riferimento sarebbero stati i cartoni realizzati a Bruxelles su progetti di Perin del Vaga per i ventisei arazzi con le Storie di Psiche acquistati da Francesco I e andati distrutti durante la rivoluzione francese, da cui sarebbero stati tratti i disegni per le incisioni, giunti in Italia con Cornelis van Cleve intorno al 1540 5 . In ogni caso, da questo ciclo di stampe o dai progetti di Perino per i sopra citati arazzi dipendono le decorazioni delle due Sale di Psiche che Perino stesso eseguì nella Villa del Principe a Genova, ossia il Palazzo di Andrea Doria (1529-33) 6 , e a Castel Sant'Angelo a Roma (1545). A dire il vero, nella Villa del Principe troviamo un altro circostanziato riferimento alla Loggia della Farnesina nell'atrio che Perino decorò nel 1530; i due ambienti, infatti, all'epoca svolgevano la stessa funzione di accesso principale all'edificio gentilizio, e l'atrio di Genova nella parte perimetrale mostra la medesima ripartizione in unghie e pennacchi, quest'ultimi contenenti maestose figure di divinità antiche che si stagliano su uno sfondo di colore azzurro intenso, che per composizione ed effetto evocano subito i pennacchi raffaelleschi il cui sfondo, purtroppo, ha perso la finitura originale a secco in azzurrite, lasciando scoperta la base chiara ad affresco. Derivano dalla citata serie di stampe pure i cicli romani affrescati in Palazzo Rivaldi, recentemente riemerso da un descialbo e ancora tutto da studiare, e in Palazzo Spada Capodiferro (1550-52), quest'ultimo attribuito da alcuni a Pellegrino Tibaldi e da Nicole Dacos ad Adriaen de Weerdt 7 , nonché quello dipinto da Prospero Fontana in Palazzo Vitelli (1555-59) a Sant'Egidio, presso Città di Castello. 1 Esse ritraggono i pennacchi con Amore indica Psiche alle Grazie, Giove abbraccia Amore e Mercurio banditore. L'assenza dei festoni vegetali di Giovanni da Udine, realizzati sulla volta prima delle scene figurate, e la terminazione superiore indefinita di questi pennacchi, a parte altre piccole differenze compositive, sono in genere addotti tra gli argomenti della possibile precedenza delle stampe rispetto all'esecuzione degli affreschi. G. Bernini Pezzini, S. Massari, S. Prosperi Valenti Rodinò (a cura di), Raphael invenit. Stampe da Raffaello nelle collezioni dell'Istituto Nazionale per la Grafica, catalogo dell'esposizione (Roma, Calcografia Nazionale, …), Roma 1985, cat. Altri affreschi VII 1, 6 e 8, pp. 151-152. 2 Raphael invenit, cit., cat. Altri affreschi VII 4, p. 151. 3 Raphael invenit, cit., cat. Mito IX 1-32, pp. 250-257. 4 "Fra molte carte poi, che sono uscite di mano ai Fiaminghi da dieci anni in qua, sono molto belle alcune disegnate da un Michele pittore, il quale lavorò molti anni in Roma in due capelle, che sono nella chiesa de' Tedeschi; le quali carte sono la storia delle serpi di Moisè, e trentadue storie di Psiche e d'Amore, che sono tenute bellissime", G. Vasari, Vite de' piu eccellenti pittori, scultori e architettori, Firenze 1568, vol. 2, p. 309. 5 N. Dacos, Viaggio a Roma. I pittori europei nel '500, Milano 2012 Il soggetto delle Storie di Psiche ebbe grande fortuna a Genova, dove si contano numerosi cicli pittorici nelle dimore dei Pallavicino, Grillo, Lercari, Giustiniani, De Franceschi e altri realizzati a partire dal 1550 circa e, in genere, basati sulle stampe del Maestro di B nel dado, ma anche dai prototipi della Farnesina, attraverso le stampe da essa derivate. F. Boggero, F. Simonetti, La diffusione dei temi raffaelleschi attraverso le copie e le trasposizioni, in C. Matese (a cura di), Raffaello e la cultura raffaellesca in Liguria. Interventi di restauro, problemi di conservazione e fruizione, catalogo dell'esposizione (Genova, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, 7 dicembre 1983-11 marzo 1984), Genova 1983, pp. 147-156, in particolare p. 147 e nota 5 a pp. 153-154; S. Ferino-Padgen, Considerazioni sulla narrazione spaziale del ciclo di Raffaello alla Farnesina. Da Psiche Anima a Psiche Ingenium, "Fontes", 3 n. 5/6 (2000) (Dal testo all'immagine. Amore e Psiche nell'arte del Rinascimento), pp. 155-172, in particolare pp. 165-166. 7 N. Dacos, Viaggio a Roma…, cit., pp. 131-133.