Un messale votivo veneziano (original) (raw)

Marcella, Venezia, e

Marcella, Venezia, e. Lavdatio. Erudite Scritture. Amichevoli Dedicazioni, 2023

Marcella, Venezia, e. Lavdatio. Erudite Scritture. Amichevoli Dedicazioni, a cura di Simonetta Pelusi, Florina Ciure, Adriano Pavan. Prefazione di Simonetta Pelusi, Oradea, Editura Muzeului Țării Crișurilor, 2023. © 2023 Muzeul Țării Crișurilor Oradea – Complex muzeal ISBN: 978-606-8925-55-4

Fortuna veneziana della Celestina

Lingua, letteratura e umanità. Studi offerti dagli amici ad Antonio Daniele, a cura di Vittorio Formentin, Silvia Contarini, Francesco Rognoni, Milena Romero Allué, Rodolfo Zucco, Padova, Cleup, pp. 155-165, 2016

VERSO UNA PASTORALE GIOVANILE VOCAZIONALE: IL SINODO DEI VESCOVI

VERSO UNA PASTORALE GIOVANILE VOCAZIONALE: IL SINODO DEI VESCOVI (22 ottobre 2018) 1 Reverendi Gran Cancelliere, Rettore, Autorità, Docenti e Studenti. Ringrazio il Rettore Magnifico Professoressa Mary Melone, per avermi invitato a pronunciare questo breve intervento all'inaugurazione dell' Anno Accademico.

Una stele votiva inedita da El Kef/Sicca Veneria

2012

La présente contribution présente une stèle inédite déposée près de l’entrée principale de la casbah qui domine la ville d’El Kef, l’antique Sicca Veneria, en Tunisie centrale occidentale. Il s’agit d’une stèle punique tardive, datable entre le ier s. av. J.-C. et la première moitié du suivant, caractérisée par une scène de banquet entre deux personnages assis, probablement divins ; son iconographie constitue un unicum dans l’Occident punique et punique tardif, tant par ses thèmes que par son exécution, et renvoie à des éléments et des concepts de lointaine origine proche-orientale Il contributo è dedicato alla presentazione di una stele inedita deposta accanto all’ingresso principale della kasbah che domina la città di El Kef, antica Sicca Veneria, in Tunisia centro-occidentale. Si tratta di una stele tardo punica databile tra il I secolo a.C. e la prima metà del secolo successivo caratterizzata da una scena di banchetto tra due personaggi seduti, solo probabilmente divini; tale iconografia costituisce un unicum nell’Occidente punico e tardo punico tanto per la tematica quanto per la resa e rimanda a elementi e concezioni di antica origine vicino orientale.

Il veneziano antico del codice dantesco di Budapest

Ludmann, Ágnes (a cura di), Italia Nostra. Studi filologici italo-ungheresi. Budapest, ELTE Il codice dantesco di Budapest è oggetto di studio scientifico da 150 anni ormai. Poiché gli studi recenti ripercorrono le tappe di questo processo scientifico, mi concentro qui solo sugli aspetti linguistico-filologici della ricerca. Nell'articolo su Verbum del 2001, pubblicato nell'ambito del convegno Ricerche su Dante del 2000 presso l'Università Carttolica Péter Pázmány, mi sono occupato del codice. Ho separato i testi del codice in cinque parti: A) il testo (troncato ed in veneziano antico) della Divina Commedia, B) le rubriche che riassumono il contenuto dei singoli canti, C) gli orientamenti per il miniatore (accanto o al posto delle miniature che illustrano il testo dantesco), D) le due terzine aggiunte alla fine della Commedia, ed infine E) una raccolta di proverbi e citazioni classici, aggiunti al testo alla fine del codice. Tale suddivisione ha permesso un approccio calibrato ai testi secondo il grado di dipendenza dal toscano. Nell'articolo ho dato solo scampoli dai vari testi. 2 Nell'anno 2005, abbiamo tentato di dare un spoglio linguistico di questi testi in un articolo scritto con Máté Vida che ha studiato la lingua del codice nella sua tesi di laurea,. 3 Contemporaneamente mi sono occupato delle sette ultime pagine, chiamate tradizionalmente 'Aphorismata' ed ho reso nota l'attribuzione del testo ad Albertano di Brescia nel 2005, nel convegno di Piliscsaba dedicato alla memoria del grande italianista ungherese Gábor Hajnóczi; il contributo ha visto la luce nel 2008. 4 Si tratta di una raccolta di detti memorabili, scritta su due colonne, quella sinistra contenente il testo latino e quella di destra la sua 1 Budapest, Egyetemi Könyvtár [Biblioteca Universitaria], Cod.Ital.1. 2 Domokos, Gy., Il codice dantesco di Budapest," VERBUM", 2001/1, pp. 217-224. 3 Domokos,Gy. -Vida, M., A budapesti Dante-kódex nyelve. In: Az Egyetemi Könyvtár évkönyvei, XII. Budapest, 2005, pp. 35-60. 4 Domokos Gy., Un volgarizzamento veneto trecentesco di Albertano da Brescia. In: Nuzzo Armando, W Somogyi Judit (a. cura di), In memoriam Hajnóczi Gábor. 379 p. Piliscsaba: Pázmány Péter Katolikus Egyetem BTK, 2008. pp. 39-49 traduzione in volgare veneto del Trecento. Nel frattempo ho pubblicato alcuni approfondimenti nel 2006 su Quaderni danteschi. 5 I lavori di edizione anastatica hanno catalizzato le ricerche da parte di diversi studiosi ungheresi ed italiani; i risultati sono confluiti nel 2005 in un volume di studi. In tale volume ho dato la trascrizione e l'analisi linguistica del testo, ormai accertato come volgarizzamento veneto parziale del trattato Liber de amore et dilectione Dei di Albertano da Brescia (in seguito: DA). 6 I volgarizzamenti del Trecento avevano per argomento privilegiato l'etica e la retorica, ne fanno testimonianza le diverse versioni del Libro di Cato o Volgarizzamento del Libro de' costumi, opera scritta in distici latini e divisa in quattro libri. Esistono volgarizzamenti di Catone in diversi volgari, citiamo per esempio quello milanese, attribuito a Bonvesin dra Riva. Sono importanti nello stesso periodo anche le versioni volgari della Rettorica di Tullio che è il Fiore di rettorica, attribuito a frate Guidotto da Bologna, e da altri a Bono Giamboni. Non si traducevano in volgare solo le opere dell'antichità, ma anche gli scritti latini dei contemporanei. Fra questi vengono menzionati normalmente i volgarizzamenti dei Trattati di morale, dottissima opera di Albertano da Brescia, scritta in prigione. Il primo trattato viene intitolato Della dilezione di Dio e del prossimo e della forma della vita onesta, ed è stato composto nell'anno 1238. Come si è rivelato l'ordine delle citazioni elencate nel nostro manoscritto 7 corrisponde La lingua della Commedia come quella dello scampolo Albertiano sono state descritte nei contributi sopra citati ampiamente, sottolineando gli aspetti della grafia, della fonetica, della morfologia e della sintassi. In seguito vorrei dedicare qualche scheda ad ulteriori aspetti, connessi fra loro: gli errori, il lessico e la traduzione. Come avevo notato, 17 subito all'inizio del testo albertiano (f 79r) possiamo osservare una svista del copista. Il testo latino, attribuito ad alibi, in verità da confrontare con Prov. 17,19; 17,20; 13,15, suona così: Qui altam facit domum suam querit ruinam et qui evitat discere inridet in mala doctrina enim bonam dabit graciam. La traduzione in veneto suona così: Quelo che fase la soa chasa alta si demanda ruina e quel che sciva de inprender chaçera en li mali. Per certo la dotrina bona da bona gracia.