Italian Translation from the CD Booklet «Saints» edited by Barbara Thornton (original) (raw)
Related papers
Italian Translation from the CD Booklet «O Jerusalem» edited by Barbara Thornton
CD Booklet of «Sequentia - O Jerusalem (Hildegard Von Bingen)», 1997
O Jerusalem! "E io vidi un nuovo cielo ed una nuova terra, laddove il primo cielo e la prima terra erano ormai scomparsi … e vidi la città sacra, la nuova Gerusalemme, discendere da Dio giù dal cielo, pronta come una sposa lo è per il suo promesso". (Apocalisse 21, v. 1,2).
Il volume di Stefano Villani, Making Italy Anglican: Why the Book of Common Prayer Was Translated into Italian, costituisce il risultato finale di una lunga e proficua ricerca, avviata dall'autore quasi venti anni fa, con la presentazione, nel 2003, di un paper intitolato "Baptism in the Book of Common Prayer". In un certo senso, questa monografia si presenta come una storia di fallimenti, legati ad alcune traduzioni del Book of Common Prayer realizzate tra il XVII e i primi anni del XX secolo, i cui ID ORCID: s/n.
Italian Translation of «Adam S. Cohen - The Uta Codex»
The Uta Codex. Art, philosophy and reform in eleventh-century Germany, 2002
Il Codice di Uta è un sontuoso lezionario evangelico realizzato all'inizio dell'XI secolo per il convento di Niedermünster a Ratisbona (Baviera). Creato per volere della badessa Uta, εσσο non è solo uno dei manoscritti ottoniani più belli, ma anche uno dei più complessi. La raccolta di letture liturgiche è preceduta da quattro frontespizi a tutta pagina, che illustrano la Mano di Dio, Uta che dedica il codice alla Vergine e al Bambino, una crocifissione simbolica, e Sant'Erardo (il santo patrono del convento) che celebra la Messa. Quattro ritratti di evangelisti accompagnano le letture di ciascun Vangelo. In questo studio rivoluzionario, Adam Cohen fornisce spiegazioni esaurienti sulle rinomate illuminazioni del codice e la prima approfondita indagine sul suo contesto storico. Cohen dimostra che le sontuose miniature vanno annoverate tra le più complesse immagini del Medioevo, poiché utilizzano figure, ornamenti, tituli in latino e schemi geometrici per offrire delle esegesi visuali di grande spessore e profondità. Attraverso un'acuta riflessione riguardante la funzione, il patrocinio e il programma illustrativo, Cohen dimostra inoltre che il Codice è volto a supportare gli sforzi della badessa Uta per riformare la vita monastica. Il volume risulterà oltremodo interessante per tutti gli studiosi di arte medievale, come pure per tutti coloro che indagano le questioni delle donne, della cultura monastica e della vita intellettuale nel Medioevo.
Sulla «translatio» di Sant’Agata da Costantinopoli, in
«Synaxis» Quadrimestrale dello Studio Teologico San Paolo XXVI/1, Giunti Editore, Firenze, 2008, pp. 137-161;
Esiste una secolare tradizione che ha attribuito al generale bizantino Giorgio Maniace la responsabilità del furto delle reliquie della martire catanese Agata (traslate dalla sua città natale a Costantinopoli nel 1040), ed ha indicato nelle figure dei due soldati, Goselmo e Gisliberto, gli artefici del suo "ritorno" a Catania nel 1126. Quali sono le fonti ed i presupposti "storici" di tale tradizione? Quale il panorama storico, culturale e religioso in cui fu redatta nel 1126, dal vescovo-abate di Catania Maurizio, l'Epistola in cui viene dato resoconto di tali accadimenti? Nel tentativo di far luce su questa tradizione, il cui valore storico mai nessuno degli antichi scrittori catanesi, e siciliani in genere (Gaetani, Pirro, De Grossis, Carrera, l'abate Vito Amico, etc.) mise in dubbio, la ricerca si è focalizzata da una parte, sulle testimonianze della diffusione del culto di Agata a Costantinopoli (Metodio di Siracusa), e sulle tradizioni che ne hanno collocato in epoche differenti sia la traslazione a Costantinopoli sia il "ritorno" a Catania (Andrea Dandolo), dall'altra parte, sulle fonti storiografiche bizantine che hanno riferito della spedizione di Maniace in Sicilia contro gli Arabi (al fine di rintracciare qualche riferimento sul "presunto" furto da lui compiuto), e sulle testimonianze che sembrerebbero suffragare la versione tramandata dall'Epistola, come quelle dei cronisti di area occidentale, Orderico Vitale e Gugliemo di Malmesbury, che hanno sostenuto la praesentia del corpo di Agata a Costantinopoli. Lo studio è stato, inoltre, orientato ad un approfondimento del tema delle reliquie e delle loro trasla-* Estratto della tesi di Laurea in Filologia Classica, discussa il 5 luglio 2004 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Catania, relatore prof. Carmelo Crimi. ** Docente di materie letterarie nei licei.
The Satanic Bible - Versione Italiana
Chiamato "Il Papa Nero" da molti suoi seguaci, Anton LaVey ha cominciato la strada all'alto Sacerdozio della Chiesa di Satana quando era solo sedicenne ed un suonatore d'organo al lunapark:
e il circuito delle traduzioni in volgare Sectamini caritatem, aemu lamini spiritalia, magis autem, ut prophetetis. Qui enim loquitur lingua, non hominibus loquitur sed Deo; nemo enim audit, spiritu autem loquitur mysteria. Qui autem prophetat, hominibus loquitur aedificationem et exhortationem et consolationes. Qui loquitur lingua, semetipsum aedificat; qui autem prophetat, ecclesiam aedificat. Volo autem omnes vos loqui linguis, magis autem prophetare; maior autem est qui prophetat, quam qui loquitur linguis, nisi forte interpretetur, ut ecclesia aedificationem accipiat (1 Cor 14:1-5);
DE SANCTIS letteratura italiana
Il più antico documento della nostra letteratura è comunemente creduto la cantilena o canzone di Ciullo (diminutivo di Vincenzo) di Alcamo, e una canzone di Folcacchiero da Siena.
«The Medieval Review» 16.03.14 (= 14.3.2016).
Sotto il titolo convenzionale di Navigatio sancti Brendani va il racconto della lunga navigazione di Brendano alla ricerca della Terra repromissionis sanctorum. Brendano e i suoi compagni raggiungono la meta dopo aver navigato per sette anni, compiendo un periplo fondato sul calendario liturgico e celebrando la Pasqua sul dorso di Iasconio e il Natale nell'isola della comunità di sant'Ailbe. Giovanni Orlandi aveva dedicato a questa opera una monografia nel 1968 (Navigatio sancti Brendani I. Introduzione) e numerosi articoli tra il 1983 e il 2006; aveva lavorato assiduamente all'edizione della Navigatio, studiando e collazionando i suoi tanti testimoni. Alla sua morte, nel 2007, il materiale raccolto in quarant'anni di ricerca comprendeva la collazione di circa cento codici. Rossana Guglielmetti ha continuato a lavorare all'edizione, concludendo il lavoro di Orlandi. Il volume è quindi innanzitutto un modello di impegno e di scienza che ha portato a compimento un progetto così significativo, ma anche e specialmente un esempio di condivisione di ideali scientifici e di collaborazione nel senso più alto del termine. A Rossana Guglielmetti si deve la recensio di tutti i codici finora noti, 141 manoscritti che datano dal X al XV sec. Il progetto editoriale prevede che al volume del 2014, concepito come editio minor e destinato ad un pubblico più ampio, segua un altro volume con l'editio maior. Il libro si apre con una vasta introduzione (xiii-ccli) dedicata agli aspetti storico-letterari della Navigatio. I rapporti tra i codici e la loro classificazione in cinque famiglie sono affrontati con grande maestria e cura filologica, dando ragione dello stemma codicum proposto (cxxxii-ccxx) e motivando le scelte operate in sede di constitutio textus. La recensio dei codici dimostra come tutti discendano da un solo archetipo, ω, già contraddistinto da lacune e errori di omissione (cxcii-ccii). Il testo è accompagnato da una traduzione a fronte in italiano che, pur mantenendo lo stile dell'originale, risulta di gradevole lettura (1-112); seguono un commento (114-184) e gli indici (186-215). L'edizione conserva la divisione in capitoli di Selmer (1959) e il volume, che accantona definitivamente tale edizione, si caratterizza per la misura con cui ne confuta scelte editoriali e conclusioni. Il volume ribadisce-ma non mai a sufficienza-lo scarto temporale tra il contesto cui apparteneva Brendano e i primi testimoni della Navigatio che risalgono al X sec. In questo arco di tempo vanno tenuti distinti almeno quattro momenti: la figura storica di Brendano, la sua agiografia, la Navigatio e i primi codici che la conservano. Brendano, abate di Clonfert, è nato nell'ultimo quarto del V sec. e morto nel 577 (secondo gli Annali dell'Ulster); la vicenda della Navigatio riflette piuttosto la condizione dell'Irlanda dell'VIII sec., che vede una diversa forma di monachesimo e, sul piano letterario, uno sviluppo di generi letterari autoctoni che, nel contenuto, conservano tracce del paganesimo celtico.