1861 : I pittori del Risorgimento. Catalogo ragionato della Mostra tenutasi a Roma nelle Scuderie del Quirinale, Fernando Mazzocca e Carlo Sisi (a cura di) (original) (raw)
2- Caffi I., "Benedizione notturna di Pio IX al Quirinale", pp. 111-112 3- Zatti C., "Allegoria dell'avvento in Italia di un nuovo Stato", pp. 112-113 4- Ximenes E., "Busto di Angelo Brunetti", pp. 113-114 7- Bisi A., "Ritratto del conte Emilio Morosini", pp. 115-116 8- Vervloet F., "Sbarco a Gaeta", pp. 116-117 9- Gajassi V., "Battaglia del 30 aprile 1949", pp. 117-118 10- Querci B.D., " Proclamazione della costituzione", pp. 118-119 12- Ignoto, "La vivandiera", pp. 119-120 13- Ignoto, "Ritratto di patriota (?)", pp. 120-121 14- Thomas G. H., "Garibaldi at the siege of Rome", pp. 121-122 15- Cornienti C., " Il ritorno del volontario ferito", p. 122 16- Costa N., " Profugo", pp. 122-123 17- Raffet A., "Emigrance de Rome", pp. 123-124 18-19- Français F.L., "Alberi abbattuti a Villa Borgese", p. 124 20- Français L. F., "L'Aranciera di Villa Borghese dopo i bombardamenti", pp. 124-125 33- Induno G. (attr.), "Autoritratto", p. 131 43- Cammarano M., "Atrio di Santa Maria Maggiore", pp. 140-141 53- Cammarano M., "La presa di Porta Pia", pp. 149-150 59- Alegiani F., "Trompe l'oeil garibaldino", pp. 155-156.
La biografia artistica di Orazio Amato ha come perno Roma nella prima metà del XX secolo ed è davvero sorprendente come, attraverso la sua vita e le sue opere, si possano ripercorrere i momenti più interessanti della storia ‘istituzionale’ delle arti figurative romane. Una storia che bene dialoga con quella della Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea, con la quale ha in comune non pochi tratti che cercheremo di individuare. Agli artisti “minori” è stato fin qui legato il nome di Orazio Amato, singolare figura della quale non troviamo quasi mai traccia nei manuali di storia dell’arte, nei dizionari, nelle bibliografie. Eppure Orazio Amato fu assai attivo come pittore, come pubblicista e come promotore di attività culturali. La mostra del 2003, del cui catalogo fa parte questo saggio, ha ricostruito gli anni della sua attività artistica, collocando il Maestro tra i protagonisti delle arti figurative italiane, nel corso del ventennio che separa la prima dalla seconda guerra mondiale.
Una famiglia di pittori del Rinascimento a Venezia La località bergamasca Santa Croce ha dato il nome ad alcune prolifiche botteghe di pittori, attive a Venezia tra XV e XVII secolo. Francesco di Simone da Santacroce e Girolamo da Santacroce sono i due principali protagonisti di questa storia, allievi, rispettivamente, di Giovanni e Gentile Bellini. Le loro opere erano in larga parte destinate alle aree periferiche della Serenissima, dal territorio bergamasco, verso il confine occidentale, fino alla sponda orientale del mare Adriatico. Le testimonianze pittoriche dei Santacroce riflettono il momento d' oro del Rinascimento veneziano. Con il passare del tempo i pittori ripiegano, sempre più nostalgicamente, verso i modelli di un remoto passato, sentito attuale da una committenza che sarà spazzata via dall' età della Controriforma. www.museobernareggi.it www.silvanaeditoriale.it www.culturabrembana.com I Santacroce Una famiglia di pittori del Rinascimento a Venezia € 20.00 13 Ritorno ai Santacroce Simone Facchinetti Ha l'aria di un robot meccanico il Sant'Alessandro dipinto da Francesco di Simone da Santacroce nel 1506, laterale destro del trittico di Lepreno ( ). Irrigidito in una luccicante armatura di metallo, costretto di profilo mentre impugna il vessillo gigliato (attributo del patrono bergamasco), appoggia elegantemente il peso del braccio al fianco del corpo. Quest' opera si collega a una tavola conservata a Milano nei depositi della Pinacoteca di Brera ( , restituita a Johannes Ispanus da Giovanni Romano. L'affascinante storia del pittore spagnolo è stata ricostruita da Marco Tanzi, il quale di fronte al problema posto dal legame tra i due dipinti ha risposto nel modo più pertinente possibile: "non escludo che Johannes abbia potuto copiare un' opera in definitiva modesta, ma non mi sembra nemmeno così scontato un soggiorno dello spagnolo in val Serina. La statura del pittore bergamasco, poi, è decisamente inferiore, nell'intero corso della sua carriera, rispetto alla tavoletta in esame, ed il fatto che molto spesso si dedichi all'attività di copista, a Venezia, di opere di particolare evidenza -Bellini, Mantegna -esorta a riconsiderare in questa direzione anche il trittico: sia il Santacroce che lo spagnolo potrebbero avere copiato una stessa opera andata perduta, a Venezia" 1 . Dunque un illustre modello veneziano scomparso. Ma quale? Con questo interrogativo nella testa ho scorso le pagine pubblicate all'inizio del Novecento da Gustav Ludwig sui pittori bergamaschi a Venezia che costituisce, ancora oggi, la più completa raccolta documentaria sui Santacroce 2 . Le notizie archivistiche relative a Francesco di Simone da Santacroce si contano sulle dita di una mano. La prima risale al 31 luglio 1492, giorno in cui sposava a Venezia la "honestissima Madona Lucia Trevisan fiola che fo del quondam ser Alvise et sorella del prudente homo ser Vetor Trevisan coltrer del confin de san Pantaleon". Nell'atto, steso in "contrata Sancti Cassiani", è citato il nome del padre del pittore -"ser Simon" -ed è precisata la provenienza familiare "da Santa Croxe" 3 . Il cordone ombelicale con la località brembana non sarà mai tagliato poiché nel testamento, steso il 28 ottobre 1508, Francesco lasciava una somma all'"ecclesia Sancte Crucis Vallis Brembane" per la celebrazione di messe, oltre a un appezzamento di terreno per il locale consorzio della Misericordia. Dal documento veniamo a sapere che Francesco aveva due figli naturali di nome Orsola e Baldassarre. Infine scopriamo che l' eredità della bottega è destinata a "Francesco Ritio filio ser Bernardi quondam ser Johannis de Vechis de Santa Cruce", consistente in "lapides super quibus teruntur colores, designia et omnia alia instru-