A. Serrani, [SCHEDE GIACOMO E GIULIO FRANCIA], in Giulio II e Raffaello. Una nuova stagione del Rinascimento a Bologna, a cura di D. Benati, M.L. Pacelli, E. Rossoni, catalogo della mostra (Bologna), Cinisello Balsamo, 2022, pp. 160, n. VII.3, 163, n. VII.10 (original) (raw)
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Roma, 1489: dopo un'assenza di almeno cinque anni Melozzo degli Ambrosi si riaffaccia per l'ultima volta nell'Urbe; nel 1493 lo ritroviamo prima ad Ancona -per una commissione perduta nel palazzo degli Anziani -poi in patria, dove morirà l'anno successivo, lasciando al suo erede Marco Palmezzano il completamento degli affreschi della cappella Feo in San Biagio 1 . In contemporanea (1488-1490) Andrea Mantegna, nume riconosciuto della formazione del forlivese, è all'opera per papa Innocenzo VIII nella cappella del Belvedere in Vaticano, demolita nel Settecento per far posto al Museo Pio-Clementino. La decorazione mantegnesca, risplendente di ori e rifinita al punto da parer "più tosto cosa miniata che dipintura" (Vasari), includeva un mirabile saggio di virtuosismo pittorico: "Un comparto di finta cornice dentro di cui è dipinto un Credenzino per ogni vano, ove si vedono espressi Calici, Pissidi, Croci, Candelieri, ed altri Sacri Vasi" (Taia) 2 . Se analoghi, più minuti trompe l'oeil caratterizzano le decorazioni di cappelle già nel Trecento, la moderna versione del grande pittore padovano doveva apparentarsi piuttosto alle laiche 'piattaie' che facevano bella mostra di sé nelle dimore nobiliari e cardinalizie, evocate dai carteggi umanistici e curiali 3 o restituite da rare testimonianze pittoriche, come quella in anni non lontani riemersa in palazzo Riario-Altemps, talora associata al nome di Melozzo (o di Pedro Berruguete) 4 . Una più concreta traccia dell'Ambrosi, nella stessa sala, si ha nei frammentari putti reggicartiglio nel fregio dell'attico, sodi e paffuti: proprio nel palazzo del conte Girolamo Riario (1443-1488), signore di Imola e di Forlì, è ambientato un aneddoto del De divina proportione (1509) di Luca Pacioli, che vede Melozzo tra i protagonisti 5 . Se Mantegna aveva raggiunto lo status di "Comes Palatinus eques auratae militiae" (orgogliosamente riportato nella firma degli affreschi del Belvedere), Melozzo non gli fu da meno, se proprio "lo illustre conte Girolimo [Riario] lo volse per suo scodiero e gentilomo, e davagli una magna provisione, perché le paria de l'arte de la prospectiva e pictora el più solenno de la Talia; e sì lo chiamava Melancio, per el nome de lo antico" (Leone Cobelli) 6 . Novello Melanzio -pittore campione di prospettiva in Plinio e in Diogene Laerzio -, in virtù della sua "collocazione cortigiana nella Roma dei Riario-della Rovere" Melozzo maturò un concetto della pittura "come attività totalmente svincolata dalle costrizioni della pratica artigianale, della bottega, e piuttosto pronta ormai a rivendicare con urgenza un proprio seggio nel consesso delle arti liberali per precipui meriti scientifici e matematici" 7 . Tale alto concetto lo apparenta, oltre che a Mantegna, a Leon Battista Alberti e a Piero della Francesca, i maggiori artefici della conquista, tipicamente umanistica, del riconoscimento intellettuale della professione artistica. Agli antipodi si colloca l'articolazione, ancora di stampo medievale, di un'ampia bottega artigiana, affollata e versatile, che fioriva nella Roma di quegli stessi anni a opera di Antoniazzo Romano: due anime, all'apparenza così distanti, che seppero tuttavia giungere a patti, come è provato dalla documentata collaborazione, su cui torneremo, dei due artisti. La maturazione umanistica di Melozzo trovò il suo terreno di coltura ideale nel pontificato di Sisto IV, illuminato costruttore e splendido mecenate 8 . Pictor papalis -designazione con la quale, in forma abbreviata (pi.pa.), il forlivese compare tra i firmatari del primo Statuto dei pittori romani (1478) 9 -, Melozzo elaborò il più compiuto e grandioso manifesto pittorico della magnificentia del papato della Rovere: l'affresco che ritrae il pontefice e quattro suoi nipoti, due laici (Giovanni della Rovere e Girolamo Riario) e due ecclesiastici (i cardinali Pietro Riario e Giuliano della Rovere) oggi nella Pinacoteca Vaticana (en-37
"Nuovo Rinascimento", 2020
Alessandro Luzio (1857-1946) non portò mai a compimento quella monografia su Pietro Aretino che egli vagheggiava. Le sue ricerche però rappresentarono una svolta negli studi aretiniani, non tanto per l'interpretazione del personaggio come primo "giornalista" (che ormai ha fatto il suo tempo), quanto per la singolare messe di documenti, di testi, di informazioni che egli mise in luce e che rinnovarono in modo radicale la conoscenza dell'uomo, dello scrittore, dell'ambiente in cui visse e operò. Gli interventi minori sono stati recentemente raccolti da P. Marini (Manziana 2010). La proposta del testo elettronico di questo importante libretto, folto di notizie sulle quali è bene continuare a meditare e scritto con arguta e cordiale franchezza, non è forse disutile.
2020
Exhibition review: Raffaello (1520-1483 ), Roma, Scuderie del Quirinale, 5 marzo-2 giugno 2020. before COVID-19 lockdown
Gli inizi del classicismo nell'Italia settentrionale e la formazione di Andrea Bregno e dei Lombardo "veneziani" Stefania Pasti Aspetti dell'arte a Roma sotto il pontificato di Sisto IV La scuola scultorea romana del secondo Quattrocento. Il Il Ciborio degli Apostoli e il monumento a Paolo II: due esempi di scultura in Vaticano 13 15 17 21 27 45 55 67 77 87 95 Carlo La Bella Classicismo e prontezza: Giovanni Dalmata e il pluralismo delle maniere nella scultura del secondo Quattrocento a Roma Johannes Riill Forma e scultura nelle poesie del giovane Michelangelo Oscar Schiavone Un inedito riscontro: Michelangelo e la committenza Capranica-Porcari. Il vento marino e il Leone reggistemma Sezione I -Donatello. Il corpo e l'espressione Sezione II -Il "Gran Componitore" Andrea Bregno e bottega Sezione III -La scuola romana del XV secolo Sezione IV -Michelangelo e la scultura a Roma nel primo Cinquecento Sezione V -Michelangelo. Il mito di un volto Documentazioni e restauri Andrea Bregno e il portale sistino della Chiesa di San Cosimato in Roma Intorno a Bregno, Pontelli e Bramante (e Michelangelo): il Palazzo .: Archivio dell'Arei confraternita di San Giovanni dei Fiorentini, Roma (d'ora in poi AAF), val. 331, ff. 2ve 31', doc. cit. da 1. POLVERINI FaSI, Pietà, devozione e politica: due confraternite fiorentine nella Roma del Rinascimemo, in «Archivio storico italiano», 547/1, 1991, p. 132. Il volume è scomparso dall'archivio storico della chiesa ma abbiamo potuto prendere in visione una copia microfilmata del documento in questione, fatto fare dalla professoressa Polverini Fasi al tempo della sua ricerca, per il quale la ringraziamo. La datazione dei documenti consultati in questo studio è dovuto allo 'stile della Incarnazione' del computo fiorentino, per il quale vanno rettificate tutte le date anteriori al 25 marzo di ogni anno con una unità in meno sul millesimo nostro, facendo corrispondere il 20 gennaio 1492 al 20 gennaio 1493 etc. Cfr.: 1. POLVERINI FaSI, Pietà., ' J cic, nota 26. AAF, val. 331, ff. 3r-4r, doc. cit. in 1. POLVERINI FaSI, Pietà .. . , cit., nota 25. Ivi, ff. 4r-4v. Gli stessi oggetti sono elencati nell'inventario del 1495 in ibidem, f. 27v. Cfr.: R. LONGHI, Dlle proposte per Michelangelo giovane, in "Paragone", 101, 1958, pp. 59-64. I membri della Compagnia della Pietà dell'anno in cui compare per la prima volta la statua del San Gi()Vanll;1l0 sono: Piero d'Arezzo procuratore, Niccolò di Aocooio da Rabatta
Studi sul Settecento Romano. Aspetti dell’arte del disegno: autori e collezionisti II, 2022
La storica sacrestia di San Giovanni dei Fiorentini era collocata all’interno dell’edificio dell’Ospedale, alla destra della basilica, demolito nel 1937. Attraverso alcuni disegni della Collezione Lanciani e del Cooper Hewitt Museum, si può ricostruire l’architettura dell’ambiente, opera di Giuseppe Palazzi, e la decorazione realizzata da Matteo Orta. La documentazione presente nell’archivio dell’Arciconfraternita dei Fiorentini permette di seguire le diverse fasi della costruzione (tra il 1792 e il 1795), dalla scelta del sito, alle modifiche apportate alla decorazione pittorica, sino alla realizzazione degli arredi lignei. Analizzando il progetto di Palazzi, anche sulla base di confronti con altre sacrestie sei e settecentesche, si può osservare come la necessaria funzionalità delle armadiature sia stata coniugata con istanze di rappresentatività e monumentalità, attraverso l’uso di un linguaggio sintetico e semplificato e con uno stretto dialogo tra la struttura architettonica della sala e la conformazione dell’arredo.
2022
In copertina Chromatisme (dettaglio), esposizione Pas besoin d'un dessin di Jean-Hubert Martin © Genève, Musée d'art et d'histoire (MAH) Photo: Julien Gremaud Si ringrazia Carlotta Nardi per la creazione del logo Pensieri ad Arte
Il Capitale Culturale, 2024
Nel 1904 «Nuova Antologia» ospita un contributo della marchesa Laura Gropallo (1872- 1937). Genovese, scrittrice e giornalista, ricordata dal poeta Eugenio Montale suo concitta- dino, redattrice della rivista «Cultura», cugina del collezionista e conoscitore d’arte Guido Cagnola, amica intima di Bernard Berenson fin dai suoi primi soggiorni italiani e anche nota per il volume Autori italiani d’oggi (1903), la nobildonna diede alle stampe un precocissimo profilo dello studioso di origini lituane, soffermandosi sugli aspetti metodologici e sulle teo- rie estetiche alla base del suo lavoro. L’analisi condotta da Gropallo sugli studi di Berenson, sino a comprendere l’edizione di The drawings of the Florentine Painters (1903), può anche essere considerata la spia di un rapporto duraturo del noto storico dell’arte con la Liguria. Qui Gropallo abitava nella cittadina rivierasca di Nervi, a poca distanza da Genova, in una villa dove Willhelm Suida, nel 1906, vide persino una Lucrezia ritenuta del Bramantino.