Il caso delle prelature personali dei Genovesi nella Roma tardo-barocca, in «Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken» – QFIAB, vol. 102 (2022), pp. 308-332 (original) (raw)

Italienische Adelige an deutschen Fürstenhöfen (1763-92). Eine prosopographische Untersuchung, in: "Blätter für deutsche Landesgeschichte" 156 (2020), S. 203-236

Je ne conçois pas, coment un italien peut se résoudre à vivre hors de son pays, de ce vray paradis terestre (Maria Antonia von Bayern, verwitwete Kurfürstin von Sachsen, 1772). 1. Einleitung In der zweiten Hälfte des 18. Jahrhunderts war eine erhebliche Anzahl von italienischstämmigen Adeligen (einschließlich ihrer im Ausland geborenen und/oder aufgewachsenen Kinder) in den institutionellen Strukturen der Höfe von Kurfürsten und kleineren Fürsten des Heiligen Römischen Reichs deutscher Nation eingegliedert. 1 Trotz zahlreicher Quellen, die das Phänomen eindrücklich dokumentieren, wurde diese Präsenz aus sozialhistorischer Sicht bis dato nicht mit jener Intensität untersucht, wie dies bereits für künstlerische, musikalische sowie literarisch-sprachliche Aspekte der deutsch-italienischen Beziehungen im ‚Zeitalter der Vernunft' 2 1

Sebastian Becker, Dynastische Politik und Legitimationsstrategien der della Rovere. Potenziale und Grenzen der Herzöge von Urbino (1508–1631). (Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts in Rom, Bd. 129.) Berlin/München/Boston, De Gruyter 2015

Historische Zeitschrift, 2017

wie die Gesandten durch die geschickte Nutzung informeller Kommunikationskanäle dennoch mehrfach Einfluss auf das Verhandlungsverfahren nahmen, auch wenn der Verhandlungserfolg 1576 ausgesprochen bescheiden blieb. Hier hätte sich als besserer Beleg der Blick auf den Reichstag von 1597/98 angeboten, auch weil hier die zu Recht herausgestellte "Interessenkongruenz" zwischen Landesherr und Landständen zwar im Hinblick auf die Türkenabwehr immer hoch handlungsleitend wirkte, aber von zunehmenden konfessionellen Differenzen zwischen beiden Seiten überschattet wurde. Die detaillierte Analyse der Gesandtschaftsüberlieferung in der Verbindung von instrumentellen und symbolischen Handlungsformen erweist sich mit Blick auf die entwickelten verfassungspolitischen Konzepte und das-im Kontext der Türkenabwehr nicht überraschende-hohe Ausmaß von Reichsbewusstsein als erhellend. Allerdings bleibt der einleitend vorgestellte Begriff eines "Geistes" der innerösterreichischen Außenpolitik (S. 20f.), der hier herausgearbeitet werden soll, diffus. Inwieweit die Außenpolitik der Landstände die "zweite Seite" (S. 14) eines innerösterreichischen Staatsbildungsprozesses darstellt, kann an diesem Beispiel auch nicht wirklich deutlich werden, diese Agenda ist für die Mikrostudie doch zu umfangreich. Gewünscht hätte man sich eine gerade bei diesem Forschungsansatz mögliche Berücksichtigung der Bewertung des diplomatischen Agierens dieser Gesandtschaft durch auf dem Reichstag anwesende Reichsstände, welche die bisweilen doch recht positive Sicht der innerösterreichischen Gesandten womöglich konterkariert hätte. Dass diese in ihren Berichten vor allem die eigenen Erfolge herausstrichen, liegt in der Natur der Quellengattung.

Iscrizioni «privatissime», inedite o rilette, dall’area Vesuviana, in W. Eck, P. Funke (ed.), XIV Congressus Internationalis Epigraphiae Graecae et Latinae 27. – 31. Augusti MMXII Akten, Berlin 2014, p. 494

Dieser Band wurde im Rahmen der gemeinsamen Forschungsförderung von Bund und Ländern mit Mitteln des Bundesministeriums für Bildung und Forschung und der Senatsverwaltung für Wirtschaft, Technologie und Forschung des Landes Berlin erarbeitet. Gedruckt auf säurefreiem Papier, das die US-ANSI-Norm über Haltbarkeit erfüllt. ISBN 978-3-11-037496-4 Bibliographische Information Der Deutschen Bibliothek Die Deutsche Bibliothek verzeichnet diese Publikation in der Deutschen Nationalbibliografie; detaillierte bibliografische Daten sind im Internet über http://dnb.ddb.de abrufbar. Library of Congress Cataloging-in-Publication Data A CIP catalog record for this book has been applied for at the Library of Congress Vorwort Ein Kongress ist ein wissenschaftliches und ein soziales Ereignis. Während das Letztere wichtig ist für das innere Leben einer Disziplin, aber mit dem Abschlusstag des Kongresses auch bereits wieder sein Ende findet, sollte das wissenschaftliche Ereignis fortleben. Die hier vorgelegten Akten sollen dies leisten. Die Herausgeber dieses Bandes mussten entscheiden, ob alle Vorträge, die in Berlin vorgetragen wurden, veröffentlicht werden sollten. Wir haben uns dazu entschlossen, dies zu tun, freilich in unterschiedlicher Form. Die längeren Abhandlungen der Plenarsitzungen werden hier vollständig vorgelegt, die Beiträge der Nachmittagssektionen dagegen nur als Kurzversionen. Der Verzicht darauf, auch diese Beiträge in voller Länge abzudrucken, erschien uns angemessen, doch sollte zumindest ein Überblick über die Themen und Probleme gegeben werden, die in den Nachmittagssektionen behandelt wurden. Wir danken allen Autoren für die Zusendung ihrer Manuskripte und für die schnelle Korrektur der Druckvorlagen.

I beni della nobiltà nel Friuli moderno: un quadro d’insieme e alcuni casi di rivendicazioni maschili e femminili a cavallo del confine in Vermögen und Verwandtschaft. Patrimonio e parentela, herausgegeben von/a cura di Siglinde Clementi und/e Janine Maegraith

“Geschichte und Region/Storia e Regione”, 2 /2018, pp. 70-101, 2019

Abstract I beni della nobiltà nel Friuli moderno: un quadro d’insieme e alcuni casi di rivendicazioni maschili e femminili a cavallo del confine La realtà geopolitica presa in esame è quella del Friuli moderno, spartito, dopo la caduta del dominio temporale dei Patriarchi di Aquileia nel 1420, tra i territori soggetti alla Repubblica veneta (la cosiddetta Patria del Friuli) e le terre della Contea di Gorizia, direttamente parte dei domini asburgici dal 1500. La presenza di un confine che divideva sistemi costituzionali - Repubblica e Impero - e politici diversi – si pensi all’importanza del confine nazionale che dall’Ottocento divide Italia e Austria – ha favorito in molta parte della storiografia e fino ad anni recenti, un’interpretazione spesso oppositiva della nobiltà in età moderna. Di quest’ultima sono state sottolineate soprattutto le divisioni, l’organizzazione in fazioni, la perdurante conflittualità legata alle diverse inclinazioni politiche e ideali per l’una o l’altra realtà statuale. In questo saggio ci si propone di abbandonare questa prospettiva meramente “politica” e di comprendere meglio le relazioni che legavano o opponevano le famiglie nelle pratiche sociali e giuridiche relative ai patrimoni e derivanti dal matrimonio o dalla successione. A questo scopo si è portata l’attenzione sui beni personali e familiari, sui diritti di proprietà, sulla trasmissione, sulle rivendicazioni che interessano diversi tipi di beni. L’obiettivo è quello di analizzare, grazie ad alcuni casi specifici, quali fossero i comportamenti e le scelte che in queste occasioni uomini e donne dell’aristocrazia adottavano. Nella prima parte del saggio si fa cenno al quadro giuridico e istituzionale, mettendo in luce gli elementi che accomunano le due aree territoriali e che hanno una comune radice nel precedente periodo patriarcale. Le Costituzioni patriarcali costituiscono infatti riferimento per le raccolte giuridiche provinciali - sia della Patria del Friuli che del Friuli asburgico - elaborate o modificate nel corso dell’età moderna. In questo senso, le leggi che regolamentano il godimento dei beni, i diritti successori, la dote fanno riferimento ad un quadro normativo sostanzialmente condiviso ma in cui i caratteri della tradizione giuridica germanica e di quella romana si vengono affiancando. Diversi i sistemi amministrativi e gli apparati di giustizia dai due lati del confine e diversi i canali di difesa degli interessi della nobiltà e le possibilità di contrattazione con il potere centrale, sebbene si rintracci in entrambe le aree divise dal confine una matrice comune segnata dal particolarismo e da una perdurante impronta feudale: città “capoluogo”, comunità, assemblee di rappresentanza territoriale e cetuale, feudi e giurisdizioni di diverso peso. Manca tuttavia una lettura complessiva e comparativa che descriva insieme Friuli veneto ed asburgico da questi punti di vista e soprattutto manca un’analisi approfondita delle pratiche oltre che delle norme che tenga conto del diverso agire di uomini e donne nelle rivendicazioni e nei conflitti che si aprono per la difesa dei rispettivi diritti. Con l’obiettivo di tessere una storia sociale del confine e delle sue élites che leghi storia della famiglia e prospettiva di genere, il saggio propone tre spunti di riflessione a partire da alcuni casi di studio che hanno come oggetto beni di diversa entità e importanza. Nel primo si mettono in relazione le rivendicazioni economiche e patrimoniali di alcune famiglie della più importante aristocrazia locale con le strategie politiche dei casati medesimi mostrando, attraverso esempi tratti sia dalla documentazione istituzionale che dalle carte di famiglia, come gli interessi e gli accordi privati di alcuni membri non possano essere correttamente interpretati se non si tiene conto, più ampiamente, del quadro politico generale e della conflittualità nobiliare che interessa il Cinquecento friulano e che oppone o stringe i casati di appartenenza di questi soggetti. Il secondo livello di analisi riguarda alcuni casi di trasmissione di beni tra famiglie a cavallo del confine: beni il cui godimento (o la cui rivendicazione) è legata a matrimoni contratti tra soggetti di famiglie venete e asburgiche. Le situazioni di conflitto fanno emergere le difficoltà della gestione giudiziaria transfrontaliera che può protrarsi per più generazioni, le differenze di genere nella conduzione delle cause ma anche spesso il ricorso a pratiche extragiudiziarie che si richiamano ad un universo di valori ideali e che la nobiltà condivide. Un ultimo livello di analisi fa cenno – con il ricorso ad alcuni esempi tratti sempre dalla documentazione privato-familiare - alla diversa entità dei beni rivendicati: piccoli oggetti personali o, all’estremo opposto della scala, beni feudali. Si analizza in particolare la posizione delle donne relativamente alla scelta di trasmettere i primi o di vantare diritti di titolarità dei secondi.