La corona e le insegne del potere nell'impero persiano (original) (raw)
Vicende del potere degli imperatori romani
2011
Itinera ad principatum. Vicende del potere degli imperatori romani. Lezioni è il titolo di un lavoro assai interessante di Franco Amarelli pubblicato dalla casa editrice Jovene nel 2010 (p. 240). Come lo stesso autore sottolinea in calce alla sua prefazione, si tratterebbe della sesta edizione di un corso di «lezioni» dato alla stampa per la prima volta nel 1989 (con il titolo Trasmissione rifiuto usurpazione. Vicende del potere degli imperatori romani ). Il lavoro, in realtà, è stato non solo aggiornato alla più recente letteratura in argomento, ma è stato soprattutto oggetto di ulteriori riflessioni, in qualche modo ripensato e integrato con numerose, sintetiche, ma significative aggiunte, in particolare, come viene precisato, sulla base di alcune notazioni pubblicate postume di Francesco De Martino (cfr. p. 85 nt. 128, p. 93 nt. 156 e p. 107 s. nt. 22). In altri termini, il lavoro raggiunge, nel caso si voglia pensare non l'avesse raggiunto nelle precedenti edizioni, un grado di compiutezza (anche la modifica del titolo è indicativa in questo senso) grazie al quale la qualifica di «lezioni» appare forse un po' riduttiva, per una ricerca ricca di valutazioni del tutto condivisibili su importanti argomenti, che ha condotto a conclusioni che appaiono, a mio modo di vedere, altrettanto condivisibili. Il lavoro è diviso in quattro capitoli per indagare sui modi testimoniati dalle fonti per realizzare la successione imperiale, sul problema del rifiuto e della successiva accettazione della designazione da parte del «candidato», sul problema dell'usurpazione, della damnatio memoriae e della rescissione degli atti del damnatus. Nel primo capitolo (p. 17-25) sono affrontate questioni di carattere pregiudiziale, soprattutto in riferimento al tema della successione imperiale, sottolineando il fatto che «nel mondo romano …, almeno lungo tutta l'età del principato (vale a dire lungo tutto quel periodo, durante il quale vediamo l'istituto monarchico svilupparsi dentro forme repubblicane), non v'è traccia alcuna di regolamenti preventivi» : non un sistema, dunque, non un insieme di norme giuridiche preordinate ad hoc. L'autore sottolinea anche l'esigenza di «non rassegnarsi davanti alla ristrettezza di un orizzonte documentale», dato che comunque offre un'apprezzabile quantità di elementi sulla base dei quali ricostruire le vicende costituzionali relative all'oggetto della ricerca. Si tratta di una documentazione di varia provenienza, in riferimento alla quale l'autore evidenzia poi, constatato il dato oggettivo della loro limitatezza, l'esigenza di particolare cautela nella relativa analisi interpretativa. Nel secondo capitolo (p. 29-98), in tema di successione al potere imperiale, viene prima di tutto esaminata «la convergenza e la conflittualità» del criterio della discendenza dinastica (un tipo di soluzione affermatasi «sin dai tempi di Augusto e dei suoi successori più immediati fino a Nerone», ripristinata «poi con l'avvento dei Flavi», ripresa «infine da Marco Aurelio, Settimio Severo e, nel terzo secolo, dagli imperatori di provenienza orientale fino a Gallieno» (p. 37 s.) e della scelta del migliore. Quest'ultimo criterio viene a concepirsi, in sostanza, seppure Augusto avesse a suo tempo adottato il figlio della sua ultima moglie Tiberio, solo alla morte di Nerone, che non ha eredi, come testimonia Tacito (hist. 1.16) nel riportare il discorso di Galba, intenzionato a scegliere come suo successore Pisone, che intende adottare: l'adozione, dunque, come strumento per scegliere chi è ritenuto il migliore tra i possibili candidati da parte non solo dell'imperatore in carica. Ma la crisi del 68 d.C. vede l'affermazione al potere di Vespasiano, che viene acclamato dall'esercito in Egitto, se-
L’impero persiano e l’immagine pastorale nella riflessione politica antica
Dopo il matrimonio, (Mosè) si occupava del gregge e lo portava a pascolare, come un primo apprendistato del comando (prodidaskómenos eis hegemonían). La cura pastorale è infatti anche un esercizio preparatorio per la regalità (progymnasía basileías) per chi dovrà guidare il gregge degli uomini, il più docile di tutti, al pari della caccia, per chi abbia un'indole guerriera. Coloro che si preparano al comando militare prima si esercitano sulle fiere, perché gli essere privi di ragione servono come materia prima per l'esercizio del governo (arché) in entrambe le occasioni, di guerra o di pace. La caccia degli animali selvatici è un esercizio militare contro i nemici, la cura (epiméleia) e il governo (prostasía) degli animali domestici costituiscono anche una esercitazione (agónisma) regale per i rapporti con i sudditi. Perciò i re sono chiamati "pastori di popoli" (poiménes laôn), non come un'offesa, ma come il massimo onore. A mio vedere, a chi esamina la questione non secondo l'opinione della massa, ma secondo verità -rida pure chi vorrà 1 -, soltanto diventa un re perfetto colui che possiede la scienza pastorale (ho tèn poimenikèn epistémen agathós): con le creature inferiori si è educati per ciò che riguarda quelle superiori 2 .
Il Dromos dell’Impero Romano d’Oriente tra “geografia” del potere e diritto
Diritto e Politica dei Trasporti II (2023), pp. 127-134 [www.dirittoepoliticadeitrasporti.it, 2024
The paper focuses on the – i.e. the Imperial Postal Service of the Eastern Roman Empire – as an example for “mapping” the administrative power through the law, with special reference to the 30th title of 6th book of the , that was the legal source of the heyday of the Empire.
Eraclea Pontica: le tirannidi e i segni del potere
2019
In copertina: Il mare e il nome di Aristonothos. Le "o" sono scritte come i cerchi puntati che compaiono sul cratere. Finito di stampare in Ottobre 2019 Questa serie vuole celebrare il mare Mediterraneo e contribuire a sviluppare temi, studi e immaginario che il cratere formato dal greco Aristonothos ancora oggi evoca. Deposto nella tomba di un etrusco, racconta di storie e relazioni fra culture diverse che si svolgono in questo mare e sulle terre che unisce.
Cura et tutela: le origini del potere imperiale sulle province proconsolari
2014
La natura dell'imperium di Augusto (27 a.C.–14 d.C.) e i modi della sua estensione sulle province governate da proconsoli indipendenti sono state oggetto di un profondo riesame negli ultimi trent'anni. Il volume riconsidera il problema in maniera globale e giunge a una nuova ricostruzione istituzionale e cronologica delle tappe che portarono il principe all'autorità suprema sulle province. Ampio spazio è dato allo studio dei precedenti repubblicani della compresenza di più generali in una stessa area d'azione. Seguono i capitoli dedicati ad Augusto e alle varie prerogative che gli permettevano di intervenire nelle province proconsolari anche senza una formale estensione del suo imperium. Questo, tranne che durante le missioni in Oriente e in Occidente tra 23 e 13 a.C., rimase sempre confinato alle province imperiali e fu definitivamente allargato alla totalità dell'impero e delle truppe solo durante la crisi militare del 6–8 d.C. Principale risultato di questo processo fu una più diretta interazione dell'imperatore con i provinciali e le legioni, mentre più simbolica fu la superiorità sui proconsoli, il cui ruolo politico e militare era stato neutralizzato da tempo con altri mezzi.
La "tomba degli imperi" e la cecità occidentale
La "tomba degli imperi" e la cecità occidentale, 2019
Questo articolo prende brevemente in esame la storia afghana dalle sue origini sino alla fine del secolo scorso, osservandone le particolarità ed il tentativo occidentale di "formare lo stato afghano a propria immagine e somiglianza" senza pretendere di rispondere ai quesiti che vi pongo in maniera completa e definitiva. In che modo il mondo occidentale ha interagito con questa giovane realtà? Che dinamiche di confronto e che dinamiche politiche intercorsero fra le maggiori potenze globali e questa piccola realtà nazionale formatasi ad inizio secolo? Che conseguenze e che risvolti ha avuto la politica sovietica e statunitense nella regione? Prima di affrontare le questioni esposte tuttavia è necessario approfondire brevemente il contesto sociale, politico e culturale (di cui parlerò). L'Asia centrale è da tempo immemore un portale verso l'Oriente, terra contesa e teatro di scontro fra culture e nazioni
Lo spazio del potere nella Bevagna del Duecento
2024
L’instabilità politica umbra nel secondo quarto del Duecento non favorì la costruzione di sedi stabili per l’amministrazione del potere comunale. I centri urbani della regione furono, durante il periodo svevo e sino alla conquista angioina del Mezzogiorno, il teatro della contrapposizione tra partito filopapale e filoimperiale. Il declino dell’impero coincise con il consolidamento del potere comunale, al quale potrebbe legarsi, verso la fine del secolo, la costruzione del palazzo comunale di Bevagna
INSEGNE E LEGITTIMAZIONE NELL’IMPERO ROMANO
Le insegne degli imperatori romani costituiscono un tema insidioso. Ogni tentativo di interpretare il valore di questi simboli, anche solo su un piano formale, non può infatti prescindere da una riflessione sull'essenza di ciò che essi rappresentano. Attributi ed emblemi regali compongono un sistema codificato, che rimanda a un complesso di entità astratte: i poteri (e le virtù) del re, e le relazioni che questi poteri intrattengono con quelli riconosciuti ad altri soggetti (il popolo, il senato, la divinità...). A Roma, la dimensione "significata" dalle insegne dell'imperatore non è, almeno per quanto riguarda l'aspetto politico, uno spazio ordinato geometricamente, una volta per tutte. Com'è noto, anzi, il fondamento di molte prerogative rivendicate dai Cesari appare ambiguo, mutevole, e comunque problematico. Studiare le insegne significa quindi addentrarsi in un terreno disagevole, ove si è continuamente costretti a calibrare lo scarto tra il visibile e l'arcanum, tra facciata "costituzionale" e realtà monarchica. In tale contesto, questioni a prima vista marginali, come l'uso di un particolare tipo di scettro, possono divenire l'occasione per contrapporre diverse concezioni storiografiche sulla natura profonda della sovranità imperiale, sui suoi presupposti politico-giuridici, ideologici o religiosi. Non sorprende perciò che una storia complessiva delle insegne, come del cerimoniale romano, aspetti ancora di esser scritta 1 . 1 Fondamentali sono la sezione dedicata al problema da Mommsen nello Staatsrecht (1887), e due saggi di A. Alföldi (1934 e 1935, che costituiscono di fatto una monografia, l'unica ad oggi nel suo genere, sul cerimoniale e sulle insegne a Roma): nelle differenze che caratterizzano l'interpretazione delle diverse insegne dei due studiosi si riconosce una sostanziale divergenza -sebbene spesso non affermata esplicitamente -nella concezione del potere imperiale. Grande risonanza ha avuto anche il contributo di W. Ensslin per la Cambridge Ancient History (1939, che tuttavia si basa largamente sugli studi di Alföldi). Tra i lavori recenti si segnala soprattutto il libro di S. MacCormack (1981) e i volumi sui busti monetari di P. Bastien (1992/4). Teja 1993 e Kolb 2001 (limitatamente al tardo impero) offrono utili sintesi. Un interessante tentativo di definire alcune linee del problema in Arslan 2003. Ulteriore bibliografia è citata nelle note che seguono (oltre che in Panella, 000). Le insegne dei basileis bizantini -non solo per la presenza di un'ampia documentazione specifica -sono state più approfonditamente studiate.
SERSE Tradizioni sul Re di Persia in età classica
SERSE Tradizioni sul Re di Persia in età classica, 2021
Il volume propone un nuovo sguardo sulla figura del potente re persiano Serse, che − dopo aver guidato una imponente spedizione contro la Grecia − fu ridotta ad esempio negativo in seguito all’inattesa sconfitta. L’immagine di un re inetto, dispotico e dissoluto, nata nel clima euforico della vittoria, si cristallizza nel corso dell’età classica, diventando un punto di riferimento costante nella riflessione politica greca; la rilettura di Eschilo e di Erodoto offre spunti per discutere le immagini di Serse in Platone e Aristotele e nelle fonti su Alessandro Magno.
L'iconografia del potere ducale nei mosaici marciani
2021
É ben noto il significato politico e religioso dei mosaici marciani dedicati alle storie dei santi patroni di Venezia in primis Marco, sulle cui reliquie la Repubblica ha fondato la propria storia e la propria fortuna: in questo elaborato si cercherà dunque di focalizzare l'attenzione su quelle scene in cui fa la sua comparsa il doge, la cui rappresentazione non esula mai dalla vicenda marciana, in relazione anche alle insegne e ai titoli onorifici che lo hanno contraddistinto nel corso dei secoli medievali.
"Germoglio di regale radice". Calchi bizantini per la monarchia capetingia
2012
Il volume non è soltanto l'omaggio ad uno studioso che ha percorso gran parte della sua lunga carriera all'interno dell'Università di Bergamo conservando il gusto per la ricerca, con una produzione ampia e costante, ma costituisce l'esito di un impegno comune, da parte dei colleghi della Facoltà di Scienze Umanistiche, per la convergenza di una pluralità di discipline attorno a un tema caro al prof. Castoldi: l'influsso esercitato dalla cultura e dalle esperienze politico-sociali francesi non solo in ambito europeo e nei territori del vasto impero coloniale ma anche in altre regioni. Quali tessere di un mosaico, le molteplici prospettive di ricerca hanno composto una rappresentazione variegata e policroma che si colloca nel solco dell'ampia visione tesa ad un'armonica pluralità di saperi che ha caratterizzato gli anni del rettorato di Alberto Castoldi.