2022.12.06.Musei Vaticani. Mostra Reliquiario S. Galgano. (original) (raw)
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Museo D'Arte Sacra. Basilica Santa Maria Assunta di Alcamo, a cura di M. Vitella, Trapani, Il pozzo di Giacobbe, p. 117, 2011
Il reliquiario trecentesco dell'Abbazia di San Galgano e le suppellettili liturgiche ritrovate
Bullettino Senese di Storia Patria, 2022
Le dieci suppellettili liturgiche, rubate dal Museo del Seminario Arcivescovile di Siena nel 1989, sono state restaurate e restituite dal Laboratorio Restauro Metalli e Ceramiche dei Musei Vaticani. Oggi in mostra presso i locali della cosiddetta "Cripta" della Cattedrale di Siena, rappresentano una preziosa testimonianza di oreficeria medievale e moderna nel territorio senese. Il recupero del trecentesco reliquiario a tabella, opera mirabile della bottega detta "dei Tondi", realizzato per l'Abbazia di San Galgano, ha permesso di ritrovare un prezioso anello di congiunzione tra gli esordi della grande oreficeria, con Guccio di Mannaia, e le istanze del gotico senese, maturate nel cantiere di Assisi con Simone Martini e Pietro Lorenzetti.
Il reliquiario dell'abbazia di San Galgano detto di Fròsini. Storia e restauro (ed. Elisabetta Cioni), Siena 2023., 2023
Al termine del percorso di restauro, studio e musealizzazione del reliquiario trecentesco dell'abbazia di San Galgano, detto di Fròsini (dal nome del borgo nella cui chiesa parrocchiale era conservato fino a poco prima del furto), Elisabetta Cioni pubblica i risultati della sua decennale ricerca sul prezioso manufatto, in relazione alla grande scuola dell'oreficeria senese fra i secc. XIII e XIV, la tradizione degli smalti traslucidi iniziata da Guccio di Mannaia e proseguita dalla cosiddetta "bottega dei Tondi", a cui sarebbe attribuito il reliquiario, e la "profezia" del gotico senese iniziata proprio negli anni dell'esecuzione del manufatto da Simone Martini, Pietro Lorenzetti e altri. Il presente contributo ripercorre la storia recente dell'opera, dal furto del 1989 dal Museo del Seminario Arcivescovile Senese, al ritrovamento e al difficile restauro presso i Musei Vaticani. La riflessione si estende poi al culto delle reliquie nel periodo in questione e a ipotesi d'impiego liturgico/devozionale nel contesto della comunità cistercense di San Galgano.
Excerpt from 'Voci dalle Pietre. Marmi romani e bizantini a Ferrara', Ferrara-Voghiera-Abbazia di Pomposa 2016-2017 (see above) (author's final draft)
Exhibition entries part of the above mentioned 'Voci dalle Pietre. Marmi romani e bizantini a Ferrara'; materials examined include the late ancient portrait (clipeus), allegedly of a goddess, and the roman friezes now installed in the main facade of the Cathedral (12th century), the roman capital in the church of S. Giorgio (built around the 7th-8th century, but totally renewed in the 15th century) and the byzantine columns that today frame the portal of the church of S. Apollonia (completed around the end of the 16th century). The latter, in particular, may be of great interest, since no one has yet undertaken a detailed study of the possible provenance of the semicolumns and the entry, therefore, represents a first step towards a more in depth analysis. Some hypothesis have been proposed, but they still rely largely on assumptions; that being said, we know that these semicolumns were probably carved in marmor troadense, which is a granitoid rock found in the Troas, in present-day Turkey, from where it spread all over the Mediterranean, especially from the 2nd century A. D. Reuse of this ancient marble was rather common in Italy during the Middle Ages and the Renassaince, that is to say a span of time that coincides, broadly, with the repositioning of the columns in the city of Ferrara. GC