con T. CHINNI, D.R. HERNANDEZ, Vitalità produttiva e rapporti commerciali a Butrinto in epoca romana: la testimonianza di ceramica e vetro (original) (raw)
2017, G. Lipovac Vrkljan, B. Šiljeg, I. Ožanić Roguljić, A. Konestra (eds.), Rimske keramičarske i staklarske radionice proizvodnja i trgovina na jadranskom prostoru. Zbornik III međunarodnog arheološkog kolokvija, Crikvenica, 4 - 5 Studenoga 2014
Grazie alla sua posizione strategica, l’antica Butrinto (Buthrotum) ebbe un ruolo fondamentale negli scambi commerciali tra Oriente ed Occidente fin dall’età ellenistica: già nel III secolo a.C. fu dichiarata infatti, assieme a Corfù, protettorato romano. La ricchezza e l’importanza di questa città non sfuggirono a Giulio Cesare, il quale propose l’instaurazione di una colonia di veterani nel 44 a.C., ma fu grazie all’iniziativa di Augusto che divenne una colonia romana a tutti gli effetti nel 31 a.C. La città rimase un centro vitale fino almeno alla metà del IV secolo d.C. quando, forse a seguito di un violento terremoto, il foro subì numerose modificazioni e la popolazione si spostò ad occupare la zona orientale della città. In questa occasione si propongono alcune riflessioni in merito ai reperti provenienti dalle recentissime indagini svolte dall’Università di Notre Dame nel foro della città, e in particolare nel settore denominato area 22 dal quale provengono la maggior parte dei contesti di età romano-imperiale. I contesti ceramici restituiscono, oltre a numerosissimo vasellame d’importazione, anche la traccia di alcune produzioni, sia di fine wares sia di coarse wares, che sono state definite ‘locali’ o ‘regionali’ e che mostrano in quest’area la presenza di una buona vitalità produttiva che perdura per tutta l’età imperiale. Dall’area 22 provengono anche numerosi frammenti in vetro, riferibili prevalentemente a vasellame d’uso domestico (bicchieri, bottiglie e coppe), in morfologie a vastissima diffusione nel bacino del Mediterraneo. L’assenza invece di reperti chiaramente inquadrabili come scarti di produzione impedisce, al momento attuale, di parlare di una reale manifattura vetraria localizzata in quest’area.