Un ritratto virile dal Santuario di Apollo: l'immagine di un evergete ierapolitano d'età augustea?in Hierapolis di Frigia V. Le attività di scavo e restauro 2004-2006, F. D'Andria- M. P. Caggia, T. Ismaelli (edd.), Istanbul 2012, pp. 373-385. (original) (raw)

Modelli, architetti e maestranze a Hierapolis di Frigia. Il caso del Tempio A nel Santuario di Apollo, in Archeologia classica e post-classica tra Italia e Mediterraneo, Scritti in ricordo di Maria Pia Rossignani, Milano, pp. 477-486.

archeologia classica e post-classica tra italia e mediterraneo scritti in ricordo di maria pia rossignani a cura di silvia lusuardi siena, claudia perassi, furio sacchi, marco sannazaro dipartimento di storia, archeologia e storia dell'arte sezione di archeologia scuola di specializzazione in beni archeologici Questa pubblicazione è finanziata dall'Università Cattolica del Sacro Cuore grazie a un contributo per studi in onore di eminenti docenti dell'Ateneo (linea D.3.1/2015) e con fondi di ricerca messi a disposizione dal Dipartimento di Storia, Archeologia e Storia dell'Arte (esercizi 2015-2016).

Lucerne votive dal Santuario di Apollo e dal Ploutonion: scavi 1963-1972, in (a cura di F. D'Andria, M.P. Caggia e T. Ismaelli ) "Hierapolis di Frigia. Le attività delle campagne di scavo e restauro 2007-2011. Hierapolis di Frigia VIII,1, Istanbul 2016

In questo lavoro sono presentati i risultati dello studio delle numerosissime lucerne fittili rinvenute nel corso degli scavi condotti a Hierapolis di Frigia tra il 1963 e il 1972 nella zona centrale della città, nell’area cosiddetta del Santuario di Apollo. In particolare si segnalano due gruppi di lucerne provenienti da due Scarichi, rinvenuti l’uno nel 1965 dallo scavo dalla Trincea D, l’altro nel 1963 ‘presso la via collegante l’agorà al teatro’. La ripresa delle indagini nel 2001 ha permesso di riconoscere nei cosiddetti Scarichi delle unità stratigrafiche riferibili alla fase bizantina. La collocazione topografica della Trincea D e la recente scoperta del Plutonio permettono di riconoscere nei materiali della Trincea D oggetti originariamente appartenenti ai depositi votivi del santuario di Ade. Lo Scarico che ha restituito il secondo gruppo di lucerne si colloca invece all’interno del santuario di Apollo. Il primo gruppo comprende esemplari databili in età ellenistica, mentre il secondo è costituito principalmente da lucerne romane appartenenti alla piena età imperiale. Le lucerne sono di produzione ierapolitana, come prova l’utilizzo dalla tipica argilla locale ricca di mica. Per ciò che concerne le lucerne ellenistiche, realizzate a matrice e decorate a rilievo, è stato identificato un nuovo tipo, denominato Hier.A, creato dagli artigiani delle officine di Hierapolis. Le lucerne di questo tipo, pur presentando caratteri distintivi propri, si inseriscono pienamente nell’ambito delle coeve produzioni micrasiatiche e rivelano l’influenza di ateliers ben noti come quelli di Efeso e Pergamo. Il tipo, prodotto tra la fine del II secolo a.C. e l’età augustea, mostra una sua evoluzione morfologica esemplificata dalle due varianti Hier.A1 e Hier.A2. Lucerne del tipo Hier.A1, sono state rinvenute anche nella vicina Laodicea, prospettando una produzione ‘regionale’ estesa ad altri centri della valle del Lico. La presenza di molte lucerne Hier.A realizzate da ‘matrici stanche’ attesta una produzione su larga scala del tipo in questione nell’ambito di una stessa officina. La loro produzione appare strettamente legata alle esigenze dei fedeli e alle pratiche cultuali che si svolgevano nel santuario di Ade. Le lucerne romane provenienti dal santuario di Apollo, riproducono tipi di origine ‘italica’, in particolare il ben noto tipo Loeschcke VIII, la cui produzione si colloca tra la fine del I e il III secolo. Nell’ambito della vastissima produzione del tipo VIII, sono state identificate due varianti locali, denominate Hier.B e Hier.C, create dagli artigiani delle officine ierapolitane che lavoravano per il santuario. La prima variante è caratterizzata dalla forma semicircolare del serbatoio e la seconda dal formato ridotto degli esemplari. Le caratteristiche morfologiche delle lucerne Hier.B e Hier.C, appaiono legate a specifiche esigenze cultuali del santuario apollineo, anche se l’estrema frammentarietà degli esemplari recuperati non permette, in questo caso così come nell’altro, di riconoscere tracce della ‘rottura rituale’ che rendeva inutilizzabili gli oggetti dedicati alla divinità. In generale, tuttavia, il gran numero di lucerne riferibili ai votivi del Plutonio cosi come a quelli del Santuario di Apollo, con le loro evidenti tracce d’uso, rimandano a pratiche cultuali che dovevano comprendere suggestive cerimonie notturne.

Architettura, decorazione e spazio sacro a Hierapolis di Frigia. Il tempio severiano del Santuario di Apollo, in P. Pensabene, M. Milella, F. Caprioli (a cura di), Decor. Decorazione e Architettura nel Mondo Romano, Thiasos Monografie 9, Roma 2017, pp. 683-698.

The paper focuses on the relationships between architecture, decoration and context, through the case study of the Severan temple (Building A) in the Sanctuary of Apollo at Hierapolis of Phrygia. Thanks to the graphic reconstruction of the monument and the careful contextualization of decorative patterns it is possible to highlight the strategies of the decor, i.e. its role in the project and its efficacy for the ancient viewers. The prostylos Corinthian temple was built in the advanced Severan period (about 220-230 AD) in the place of a Julio-Claudian building, following some clear guidelines of the project. First, an emphatic main front was obtained both through some architectural solutions and appropriate selection of decorative patterns; this specific configuration of the front is analysed in relation to the entrances to the sacred space and the physical and visual pathways inside the sanctuary. Furthermore, the project aimed at a baroque layout of the temple walls by means of a multiplication of decorative patters inside and outside the entablature, also introducing an innovative hypertrophic field for the decor. Finally, the reconstructive hypothesis of the lower part of the cella suggests that the never completely finished orthostates were designed to receive a high figural frieze, according to Syrian architectural models. This reconstruction reveals a systematic search for a stronger integration between architecture and sculpture that is also typical of the Microasiatic middle-Imperial architecture. Finally, the paper discusses the temple inside the composite space of the Sanctuary of Apollo, where the memories of the old sacred buildings coexisted with long-lasting building sites and the extraordinary geothermal manifestations of the underground, such as the hot springs and the poisonous gases.

Una statua di Afrodite con dedica di M. Antonios dal Teatro, in Hierapolis di Frigia V. Le attività di scavo e restauro 2004-2006, F. D'Andria- M. P. Caggia, T. Ismaelli (edd.), Istanbul 2012, pp. 249-258.

Nel catalogo della plastica a tutto tondo proveniente dagli scavi di Hierapolis G. Bejor pubblicava, accostandoli, due frammenti scultorei emersi dalle indagini effettuate in due differenti riprese, una nel 1975 e l'altra nel 1983, nella parte sud dell'iposcenio del Teatro; si trattava nella fattispecie di una statua panneggiata, di cui rimaneva la parte inferiore spezzata poco al di sopra delle caviglie con la base iscritta a caratteri greci M. ANTΩNIOΣ, e un esiguo frammento di tronco vestito di un chitone altocinto e ricoperto da una fascia, di cui restano i fori per l'inserimento di appliques metalliche 1 (figg. 1-2).

Una testa di atleta da Hierapolis, creazione afrodisiense in stile policleteo, in F. D’Andria, M.P. Caggia, T. Ismaelli (a cura di), Hierapolis di Frigia VIII, Le attività delle campagne di scavo e restauro 2007-2011, Istanbul, Ege Yayınları, 2016, 609-621.

Hierapolis di Frigia in età augustea e giulio-claudia: spazi sacri ed immagine urbana tra radici anatoliche e modelli romani, in L. Cavalier, M.-C. Ferriès, F. Delrieux (a cura di), Auguste et l’Asie Mineure, Scripta Antiqua 97, Bordeaux 2017, 309-329.

Lycie sous Auguste : une région entre libertas et provincia Alberto Dalla Rosa, Propriété familiale, pouvoir impérial : origine et gestion du patrimonium d' Auguste en Asie Mineure Anne-Valérie Pont, Cités grecques et administration romaine en Asie Mineure à l'époque augustéenne : l'interaction des normes civiques grecques et des dispositions romaines à travers la question des "droits" des juifs Les agents et les relais de Rome François Kirbihler, Les problèmes d'une mission publique entre République et Empire :

Il santuario di Apollo ad Eretria. Osservazioni sulla documentazione epigrafica di età geometrica.

Archeologia dei luoghi e delle pratiche di culto. Atti del Convegno (Cavallino, 26-27 gennaio 2012), a cura di Liliana Giardino e Gianluca Tagliamonte, Bibliotheca Archaeologica 32, 2013

Atti del convegno (cavallino, 26-27 gennaio 2012) a cura di liliana giardino e gianluca tagliamonte Bari 2013 2 Bibliotheca Archaeologica Collana di archeologia diretta da Giuliano Volpe 32 e s t r a t t o archeologia dei luoghi e delle pratiche di culto -isbn 978-88-7228-710-1 -© 2013 · edipuglia s.r.l. -www.edipuglia.it 31 1 La documentazione è stata pubblicata in Kenzelmann Pfyffer, Theurillat, Verdan 2005. 2 Per una sintesi chiara e puntuale sul tema vedi De Hoz 2005. 3 Oltre al citato studio di

Il ritratto di Temistocle, dal Cinosarge a Ostia, in "Annuario della Scuola Archeologica di Atene e delle Missioni Italiane in Oriente", vol. 95, 2017, pp. 227-255.

This contribution examines the Ostian Themistocles portrait type and proposes a new contextual framework for the original. The original bronze statue, from which the herm from 􏰀stia was derived, was created in the workshop of Kritios and Nesiotes in Athens between 􏰄77􏰅􏰆 and 􏰄71􏰅0 􏰐.C.E. It does not correspond to any of the portraits of the statesman from outside of Attica, nor to the portraits located in Athens described in the written sources, but must rather be associated with a private dedication by Themistocles himself, no literary attestation of which has survived. The portrait does not use the strategos typology for the depiction of Themistocles, but rather draws on the iconography of heavy athletes, which has common features with that of Heracles: a hefty build, hair sitting close to the head and swollen ears combined with realistic and individualised elements. This contribution proposes that this portrait was dedicated in the gymnasium of Cynosarges, most likely as an anathema to Heracles, the principal god associated with this gymnasium. Activity by the statesman is attested at this gymnasium. Themistocles is said to have joined groups of young Athenians to train in wrestling, a concrete reference explaining the chosen iconographic features of the portrait and associating it with the functional and e􏰑hibitive framework of the gymnasium􏰅sanctuary of Heracles. The portrait at the Cynosarges was still visible in the Roman period and was available for copying and purchase by the Ostian client.