L’evento morte e la teoria del potere: incunaboli ovidiani per lo sviluppo di un’ideologia coerente circa la vita ultraterrena dell’imperatore romano (original) (raw)


... Già la cosmogo-nia, com'è ovvio, con la narrazione del passaggio dal caos al cosmos, pone l'idea dell'ordine, di un cosmos fisico che è anche etico e politico, di un ordine regolato da un potere, quello di Giove; e fin dall'inizio la 'storia del ... Mito e potere nell'epica di Ovidio 45 ...

The article aims to explore the connections between the fifteenth book of Ovid’s Metamorphoses and the Bellum civile sung by Eumolpus in Petronius’ Satyricon. Not only structural and thematic analogies, but also the recurrence of key-figures such as Hercules and Caesar support the thesis of a very close link between the two texts. Eventually, it will be shown that Ovid’s Metamorphoses represent for Petronius both an important model and «anti-model» in the construction of an epic poem which only apparently takes side against Lucan’s Pharsalia.

Studio, attraverso un'analisi del lessico politico, sul rapporto intercorrente tra l'intellettuale e le figure del potere imperiale nel De ira di Seneca, nel secondo libro dei Tristia di Ovidio e, attraverso un'attualizzazione, nella lettera scritta da Zamjatin a Stalin.

Abstract: This research focuses on the ideology behind the death rites of a Roman emperor. Here I analyze the inventive rhetorical features concerning the subject as visual culture, loci, descriptive formulas and cultural codes. It refers in particular to literature that concerns the death of the Roman emperor, which is analyzed from the point of view of rhetoric and iconography. So I find a fiction or a dubious "reality", through introducing a witness who confirms the veracity of deification.

Lo scopo di questo saggio è provvedere alla descrizione dell'Epitome di Francesco Negri sulle Metamorfosi di Ovidio (1542) e comparare il testo con altri epitomi coevi. Il caso di studio per questo contributo è il passaggio della creazione del mondo (mito cosmogonico), che apre il primo libro delle Metamorfosi (vv. 5-81). Questo saggio ha anche un secondo fine, metodologico, che è comparare il documento interrogandolo attraverso la lente di altre aree scientifico-disciplinari, studiandolo con altri strumenti e prospettive. La conclusione della ricerca sarà analitica circa la descrizione storico-letteraria, ma anche funzionale in modo da condividere i risultati con linguisti, interpreti testuali e studenti.

Il contributo prende in esame alcune riprese del mito di Deucalione e Pirra nelle riscritture delle Metamorfosi di questi ultimi anni, coincidenti con quella che è stata definita la «nuova età ovidiana»: nella poesia "Deucalion and Pyrrha" di Christopher Reid nella raccolta "After Ovid" (1994) la narrazione in pochi versi dell’episodio che in Ovidio ne occupa diverse decine suggerisce, di per sé, la scelta di poetica che è alla base dell’intera raccolta e di quasi tutte le riscritture contemporanee delle Metamorfosi, che propongono una versione ‘frammentaria’ e (volutamente) disorganica del poema ovidiano; nei "Tales from Ovid" (1997) di Ted Hughes, la soppressione dell’episodio è uno dei principali fattori che determinano la lettura delle Metamorfosi in chiave ‘pessimista’ propria della traduzione/riscrittura dell’Autore, nella quale la sequenza di apertura si chiude con il diluvio e l’assenza dell’episodio di Deucalione e Pirra determina in tal modo una sorta di effetto paradigmatico ‘in negativo’, ottenuto per sottrazione piuttosto che per accostamento; nel romanzo "Die letzte Welt" (1988) di Christoph Ransmayr, infine, il mito – oltre ad essere esplicitamente ripreso e ‘decostruito’ – viene anche (e soprattutto) indirettamente rovesciato in quel vagheggiamento della pietrificazione «come riscatto, come grigio cammino nel paradiso dei ghiaioni, dei circhi glaciali e dei deserti» nel quale si risolvono il rifiuto della socialità e la ricreazione del mondo attraverso il potere magico-sciamanico della parola poetica, che costituiscono il principale assunto del romanzo.

Mensura caeli. Territorio, città, architetture, strumenti, Atti dell’VIII Convegno Nazionale della Società Italiana di Archeoastronomia (SIA) (Ferrara, 17-18 ottobre 2008), a cura di M. Incerti, Ferrara

Mito e razionalità nel cielo di Ovidio

Ovid’s Metamorphosis are one of the most important collections of Latin literary myths: the fifteen books of this masterpiece include 250 myths, each of them characterised by the final metamorphosis of the protagonist – that is to say by his transformation into stone, plant, animal or statue, depending on whether gods rule as a punishment or a reward for a certain action. However, this classic book is not only a sort of mythical genealogy, but also a literary masterpiece in which the author wisely uses, at the same time, various suggestions offered by different literary styles. This piece of work mirrors a complex and dynamic society – a society similar to the Augustan one, with its philosophical, political, artistic and cultural components. In Ovid’s work, astral and cosmic references also have a great place: it is nevertheless true that in the author’s heaven the characters of the myth occupy a very limited place, in particular if they are put in relationship with the more frequent scientific – or pseudoscientific – references that attest the poet’s interest in astronomical issues. These references do not constitute an organic body, but they are inserted into various contests according to the necessities of the narration: it is only through a patient rereading of the text that we can catch those elements that are useful to reassemble Ovid’s knowledge – an aspect that till now has been ignored by the critics. The second part of this essay will face the myths of “catasterismo”, that is to say the transformation of heroes and heroines, and even animal or objects, into stars. It seems strange that this kind of episodes, rather frequent in the Fasti (another Ovid’s work) are almost absent in the Metamorphosis, dedicated instead to the act of transformation.