Monet. L'opera pittorica completa (original) (raw)
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Ninfee, un dipinto "incontournable" di Monet
in Serena Bertolucci (a cura di), Sinestesie intorno alle Ninfee, Palazzo Ducale, Genova, 2020
Testo storico critico su un importante dipinto di Claude Monet appartenente alla serie delle "Ninfee", conservato al Musée Marmottan di Parigi. Il testo è contenuto nel volumetto edito in occasione della mostra "A tu per tu con le Ninfee" (Genova, Palazzo Ducale 12 giugno - 23 agosto 2020, organizzata in collaborazione con il Musée Marmottan), a cura di Serena Bertolucci con scritti di Ivano Fossati, Marianne Mathieu, Sandro Veronesi.
Monet, l'impressionismo e il futurismo
2018
Sul mensile culturale «La Voce», si legge in data 12 maggio 1910: «A Firenze, in via Ricasoli numero ventotto, nelle stanze del "Lyceum", vien data da due settimane una lezione all'Italia. Lezione pratica, lezione morale, e, soprattutto, lezione artistica.» Il critico d'arte e artista Ardengo Soffici parla di una mostra che aveva organizzata lui stesso. Questa mostra dimostrava «la grande vergogna che viene ad una nazione dal non aver capito [...] che cosa voglia dire arte moderna.»1 Infatti nel 1910, alla Prima Mostra dell'impressionismo e di Medardo Rosso, era possibile ammirare opere di Degas, Cézanne, Renoir, Pissarro, Forain e due opere di Monet. Erano presenti anche i neo impressionisti.2 Di Monet, erano esposte, nel 1910, La Terrazza a Vétheuil, 1881,3 e una tela cui Soffici fa riferimento come cap Martin, 1883, oggi conosciuta con il titolo Presso Monte Carlo* Il primo quadro mostra una signora, probabilmente Alice Hoschédé che legge nel giardino della casa che Monet aveva affittato a Vétheuil. Poco prima, sua moglie Camille vi era morta.
Fenomenologia di un’opera d’arte “totale”
S. Scarrocchia, G. Arcidiacono (a cura di), Il Memoriale italiano ad Auschwitz, Sestante edizioni (collana Dialoghi anticocontemporaneo), 2014
Sin dalla prima idea progettuale, l’iniziativa dell’ANED per la realizzazione di un Memorial teso a narrare la tragica vicenda della deportazione italiana, individuava nelle potenzialità dell’arte lo strumento più adatto per la costruzione della memoria. Il Memorial si configurava come una vera e propria opera d’arte totale, coincidenza di intenzioni e perfetta sintesi tra le diverse arti in ossequio a un medesimo programma: un lavoro corale, opera di artisti e intellettuali i quali, ciascuno per la propria competenza, riuscivano a comporre un sistema “organico” nella condivisione profonda del senso ultimo del pensare e del fare. A partire da tali premesse, quest’opera, nella sua progettazione e realizzazione, assume su di se una potente carica simbolica ed emozionale che, ad una specifica lettura dal punto di vista del “fenomeno” (quindi volutamente parziale ed emotiva) può suggerire ulteriori spazi di riflessione sulla natura di quella “inattualità” che recentemente le è stata attribuita, ma che non può certamente essere intesa quale occasione per procedere ad una rimozione o ad un disinvolto stravolgimento dell’opera. L’atteggiamento di riduzione che permea tutta l’opera, conducendola verso pochi gesti, pochi segni, vede nell’essenzialità il punto d’incontro tra il dicibile e l’indicibile e cerca uno spazio primordiale di chiarezza che, se vogliamo, esprime lo stato di povertà e privazione del deportato, ma che è soprattutto il segno di un atteggiamento rigoroso e di una accorta regia, dove solo il necessario può trovare il suo spazio dimostrando così , anche da quest’ultimo punto di vista, come il memoriale meriti di conservare il proprio posto tra i prodotti significativi dell’arte e del pensiero contemporaneo. --------------------------- English ABSTRACT Phenomenology of a work of "total" art The Italian memorial at Auschwitz From the first project idea, the initiative ANED for the construction of a Memorial was aimed to tell the tragic story of the Italian deportation, and had founded in the potential of art the most suitable tool for the construction of memory. The Memorial was configured as a true work of total art, coincidence of intention and perfect synthesis of the various arts in compliance with the same program: a choral work, work of artists and intellectuals who, each in its own jurisdiction, had composed it like an "organic" system in the deep sharing of the ultimate meaning of the thinking and doing. Starting from these premises, this Memorial, in its design and construction, takes upon itself a powerful charge symbolic and emotional and, to a specific reading from the point of view of the "phenomenon" (ie deliberately partial and emotional), it may suggest further spaces for reflection on the nature of the opinion of "irrelevance" that someone recently has attributed to it, but that certainly can not be understood as an opportunity to undertake a removal or a easy distortion of this work. The attitude of reduction that permeates the whole work, leading her to a few gestures, a few signs, sees the essentiality as the meeting point between the speakable and the unspeakable and it looks for a primordial space that, if you will, expresses the state of poverty and deprivation of the deported, but that is mainly the sign of a strict approach and a shrewd direction, where only to the necessary is allowed to find a place by showing that, even from this point of view, how this memorial deserves to maintain its place among the most significant products of the art and contemporary thought. "
Summary Creativity in any of its forms may be conceived as a cognitive capability involving different regions of the brain: if art is an expression of neurological functions and how it organizes and interprets perception, painting is a very complex behaviour and its neural correlates involve brain areas processing the perceptive, cognitive, and emotional valences of stimuli; brain damages, therefore, could modify artistic expression. It would be reasonable to predict that disorders that impair cognitive systems diffusely would also impair the ability to make art, but artistic skills in some of this conditions are relatively preserved or modified and, sometimes, even improved. Aim To characterize dementia-induced changes in visual art production. Methods We searched electronic databases and key journals using appropriate search terms: visual art, figurative art, dementia, creativity, visuospatial impairment. Results Different pattern of change in figurative art production emerge from...
Ciò che nei grandi artisti si chiama creazione altro non è che un modo particolare di vedere, coordinare, tradurre o riprodurre la natura. delacroix 1 .
La decorazione pittorica del vano 1
Il santuario di Minerva a Breno. Un luogo di culto tra protostoria ed età romana., 2010
L'articolo descrive e studia le caratteristiche della decorazione pittorica del vano di culto della dea, affiancando agli affreschi in situ l'ipotesi ricostruttiva di quelli in rammenti.