Diventare maestra nell'Italia post-unitaria. All’origine del processo di femminilizzazione di una professione (original) (raw)

DIVENTARE MAESTRA NELL’ITALIA POST-UNITARIA. ALL’ORIGINE DEL PROCESSO DI FEMMINILIZZAZIONE DI UNA PROFESSIONE. BECOMING A PRIMARY SCHOOL TEACHER IN POST-UNIFICATION ITALY. AT THE ORIGIN OF THE PROCESS OF FEMINIZATION OF A PROFESSION.

La camera blu. Rivista di studi di genere., 2018

L’articolo propone una ricostruzione storico-educativa della figura della maestra elementare all’indomani dell’Unità d’Italia facendo riferimento agli aspetti fondativi della scuola italiana, ai bisogni educativi della popolazione e alla condizione femminile propria dell’Ottocento. La necessità di contrastare l’ingravescenza dell’analfabetismo comportò la necessità di reclutare una parte della popolazione nell’insegnamento delle competenze di base e quindi all’istituzione di un indirizzo di studi preparatorio per maestri e maestre, nacque così la Scuola Normale. Le donne, naturalizzate nel ruolo di madre ed educatrice, divennero le protagonisti della formazione dei fanciulli, occupando ben presto lo spazio occupazionale aperto dalla fondazione della scuola pubblica elementare. Tuttavia le scarse condizioni lavorative, la misoginia culturale di ancora gran parte dell’Italia e le caducità dell’edilizia scolastica fecero di questa professione una vocazione dedita spesso al sacrificio. The paper proposes a historical-educational reconstruction of the figure of the female primary school teacher in the aftermath of the Unification of Italy, referring to the foundational aspects of the Italian school, to the educational needs of the Italian population and to the female status of the nineteenth century. The need to counter the worsening of illiteracy implied the need to recruit a part of the population in order to teach basic skills, and, therefore to the establishment of a preparatory course of studies for male and female teachers, thus the Normal School was born. Women, naturalized in the role of educator mother, became the protagonists of the development of children, soon occupying the occupational space opened by the institution of the public school. However, the poor working conditions, the cultural misogyny of much of Italy and the caducity of school buildings made this profession a vocation often dedicated to sacrifice.

La formazione delle maestre fra ‘800 e ‘900: La Scuola Normale Femminile “Raffaella Settembrini” di Lagonegro (1880-1925) - The education of female teachers between the 19th and 20th centuries: The “Raffaella Settembrini” Female Normal School in Lagonegro (1880-1925)

2022

[ENG] The book reconstructs the history of the “Settembrini” school in Lagonegro (1880-1925) after a long and complex research work because over time institutional records have been lost or destroyed. In the “Settembrini” school, which operated in the Lagonegro area, many human stories of students and teachers developed, including extraordinary cultural figures: Adele Lehr, Carlo Emilio Gadda’s mother; Elisa Avigliano, Salvatore Di Giacomo’s wife; Zanardelli, who visited the school in 1902; Pasquale Aldinio, superintendent of studies in Reggio Calabria after the 1908 earthquake and in Milan during the Great War; Raffaella Faucitano, Luigi Settembrini’s wife; the scientist Giuseppe De Lorenzo; Francesco De Sarlo, creator of the Laboratory of Experimental Psychology in Florence in 1903; the painter Emilio Notte, who attended the primary schools where the apprenticeships were held; the philosopher Michele Federico Sciacca and the RAI director Walter Pedullà, who later taught at the Magistral institute. [ITA] Il libro ricostruisce la storia della scuola “Settembrini” di Lagonegro (1880-1925) dopo un lungo e complesso lavoro di ricerca perché nel tempo sono state smarrite o distrutte le documentazioni istituzionali. Nella scuola “Settembrini”, che operò nel Lagonegrese, si svilupparono tante vicende umane di studentesse e professori, anche con straordinari personaggi della cultura: Adele Lehr, madre di Carlo Emilio Gadda; Elisa Avigliano, moglie di Salvatore Di Giacomo; Zanardelli, che la visitò nel 1902; Pasquale Aldinio, provveditore agli studi a Reggio Calabria dopo il terremoto del 1908 e a Milano durante la Grande guerra; Raffaella Faucitano, moglie di Luigi Settembrini; lo scienziato Giuseppe De Lorenzo; Francesco De Sarlo, ideatore nel 1903 del Laboratorio di psicologia sperimentale di Firenze; il pittore Emilio Notte che frequentò le elementari dove si svolgevano i tirocini; il filosofo Michele Federico Sciacca e il direttore RAI Walter Pedullà che insegnarono poi nell’istituto magistrale.

Istruzione, lavoro, voto. L’emancipazione femminile nella trattatistica comportamentale dall’unificazione al primo dopoguerra

The Italianist, 2018

The article aims to define the model of the young woman promoted by conduct literature texts in the period from Unification to after the Great War. Conduct manuals (galatei) in the post-Unification period, which particularly flourished in the 1860s and 1870s, included only rare and tentative hints concerning women's education; particular attention is given here to the progressive position of Costantino Rodella, the author of Marina ossia il galateo della fanciulla (1872). Towards the end of the century, some etiquette books began to support women's emancipation in a more direct manner, not only by encouraging more extensive education for women but also by touching upon professional roles for their readers. Examples of marked social changes can be found in the chapters devoted to the signorina (the unmarried woman) by authors such as Anna Vertua Gentile (Come devo comportarmi? Libro per tutti, 1897) and Jolanda (pseudonym of Maria Majocchi Plattis, author of Eva Regina. Il libro delle signore, 1909). Eva Regina is exceptional in its discussion of the issue of women's right to vote, and marks the first appearance of political feminism in this kind of conduct literature. The article concludes by suggesting that in conduct literature of the period, the questions of women's emancipation is played out on three different levels, which are also three stages in an historical sequence: education, work, and, finally, the vote. SOMMARIO Il saggio mira a ricostruire il profilo della giovane donna proposto come modello da emulare nella trattatistica comportamentale nel periodo che va dall'Unificazione al primo dopoguerra. I galatei postunitari, particolarmente frequenti tra gli anni '60 e '70, contengono solo timide ed eccezionali aperture verso l'istruzione delle donne e si mette qui in risalto la posizione progressista di Costantino Rodella, autore di Marina ossia il galateo della fanciulla, 1872. Verso la fine del secolo, alcuni libri di etichetta cominciano a diffondere un emancipazionismo più pronunciato: non solo si raccomanda un'istruzione migliore, si prospettano anche dei ruoli professionali per le lettrici. È nei capitoli dedicati alla Signorina da autrici quali Anna Vertua Gentile (Come devo comportarmi? Libro per tutti, 1897) e Jolanda (al secolo Maria Majocchi Plattis, autrice di Eva Regina. Il libro delle signore, 1909) che si registrano i cambiamenti sociali più marcati. Solo Eva Regina discute

" Scusate se voglio far carriera " : pratiche trasformative per l'educazione di genere

scienze della formazione, scienze umane e della comunicazione interculturale 1.IL GENERE NELLA VITA QUOTIDIANA Ancora oggi i mondi della vita quotidiana sono organizzati ovunque, nelle società occidentali come in quelle orientali, nel Nord come nel Sud del mondo, in base ad alcuni confini fondamentali: quelli che separano, facendoli vivere fianco a fianco, gli uomini e le donne (Sassatelli, 2011). Le differenze di genere restano tra quelle più importanti e diffuse sia per la riproduzione della struttura sociale che per la gestione delle nostre identità. I risultati delle ricerche empiriche mostrano giorno dopo giorno come le garanzie giuridiche universaliste delle libertà individuali si intersechino con le violenze concrete della vita quotidiana e domestica di tutti i giorni. Si tratta di riscontri concreti che mostrano ancora utile un approccio di genere come luogo privilegiato dell'indagine sociologica. Seppure il concetto di genere abbia una dimensione dinamica, nei contesti nei quali esso è in azione continuano ad essere presenti numerosi vincoli: d'altra parte, la nostra appartenenza ad una categoria sessuale e le connotazioni di genere ad essa associate non sono una maschera che possiamo indossare e abbandonare a piacimento, non sono un ruolo dal quale possiamo facilmente distanziarci ma un'identità " incorporata " che realizziamo continuamente. Si tratta di una pratica, quella di fare il genere, che fa sì che un certo tipo di maschilità o femminilità diventi per noi la nostra unica, irrinunciabile pelle (Sassatelli, 2011). Le pratiche di genere sono modalità socialmente create, riconosciute e sostenute all'interno delle relazioni sociali che stabiliscono l'identità, i sentimenti, le aspettative, le relazioni e i posizionamenti di potere appropriati del-e fra-maschile e femminile (Poggio, Selmi, 2012). Come è noto, rispetto al sesso che fa riferimento al ruolo biologico, i termini maschile e femminile si riferiscono al genere sotto l'aspetto culturale. Il genere può essere definito come una struttura sociale perché rappresenta una particolare configurazione della nostra organizzazione. Così, ad esempio le pratiche sociali talvolta sottolineano la differenza tra maschile e femminile (si pensi ai vestiti pre-maman), a volte la negano (nei contesti lavorativi), a volte la mitizzano (giochi al computer), a volte la complicano (moda del terzo genere). Una delle questioni chiave nell'analisi della disuguaglianza di genere riguarda come si apprende a comportarsi in modo maschile e femminile e come tale apprendimento contribuisca alla differenziazione e alla disuguaglianza tra i sessi. A tal proposito diventa cruciale osservare, tra gli altri aspetti, i meccanismi attraverso i quali si trasmettono modelli di interpretazione dei ruoli di genere in famiglia, a scuola, in società. Le differenze di genere vengono infatti costruite quotidianamente mediante la struttura del mercato del lavoro, la divaricazione negli orientamenti scolastici, la divisione dei compiti all'interno della famiglia ma anche attraverso una continua ritualizzazione cerimoniale che le rende allo stesso tempo scontate e immediatamente riconoscibili (Sassatelli 2010, Goffman 1977). I meccanismi di apprendimento si sviluppano innanzitutto tramite le principali agenzie di socializzazione ovvero famiglia e scuola. Per quanto riguarda la prima, il genere ha a che fare con l'identità che viene appresa e realizzata in un'infinità di situazioni ordinarie. La socializzazione di genere comincia alla nascita (ma se il sesso del nascituro è conosciuto, ancor prima della nascita) e continua attraverso meccanismi come l'imitazione, i giochi di ruolo, le dinamiche di gruppo. La famiglia permette a uomini e donne di realizzare comportamenti coerenti con i modelli di identità maschile e femminile rendendo espliciti gli atteggiamenti di genere. Il genere e i modi culturali tradizionali di comportarsi verso maschi e femmine sono forze potenti per cui i genitori continuano a relazionarsi ancora oggi in modo diverso con i figli maschi e le figlie femmine: ciò è vero perfino per quei genitori che si considerano egualitari in termini di relazioni di genere ma che poi richiedono un impegno di collaborazione diverso a figli maschi e femmine nel lavoro domestico (Weisner, Garnier e Loucky, 1994; Todesco, 2013). Nel caso dell'istituzione scolastica, la maggior parte delle insegnanti delle scuole elementari è costituita da donne mentre i dirigenti sono uomini e, dunque, fin dall'inizio dell'esperienza educativa, i bambini vedono gli uomini in posizione di autorità e dominio nei confronti delle donne (Richmond-Abbott, 1992, Biemmi 2010a). Gli insegnanti possono trattare in modo diverso i bambini a seconda del loro genere con conseguenze significative per quello che riguarda i processi di apprendimento. Le maestre tendono a incoraggiare di più l'indipendenza e l'assertività, orientando le scelte e ottenendo il consenso altrui nei bambini piuttosto che nelle bambine. Spesso si presta meno attenzione alle bambine ricompensando le studentesse quando mettono in atto comportamenti adattivi e gli studenti maschi quando sono assertivi: ad esempio viene incoraggiata l'accettazione di una posizione subordinata da parte delle bambine evitando di affidare loro compiti da svolgere in autonomia sebbene i maschi lavorino spesso in autonomia. Dunque, senza rendersene conto, gli insegnanti ricompensano gli studenti quando si comportano in modo coerente con gli stereotipi da essi nutriti in materia di ruoli di genere (Rumiati, 2010). Nonostante i miglioramenti sperimentati nelle nostre società, ancora oggi restano numerosi stereotipi. Nei libri scolastici i maschi hanno una parte molto più ampia delle femmine (Biemmi, 2010b). Anche le attività dei due generi risultano diverse: i maschi compiono imprese avventurose realizzando attività all'aperto che richiedono abilità, forza e indipendenza mentre le femmine cucinano e puliscono per i maschi o, ancora, aspettano il loro ritorno in ambito domestico. Perfino nei testi 1 L'articolo è frutto della riflessione comune delle autrici. Tuttavia, Francesca Bianchi ha curato la stesura dei paragrafi 1 e 2, Loretta Fabbri quella del paragrafo 3 e Alessandra Romano quella del paragrafo 4, le considerazioni conclusive sono da attribuirsi congiuntamente alle autrici.

Quando anche le ragazze salirono in cattedra, Dossier 150 anni dell’Unità, in “Sapere”, 77/5, 2011, pp. 20˗29.

Sapere, 2011

La vita e l'attività professionale delle prime due laureate in scienze in Italia - Evangelina Bottero e Carolina Magistrelli -, prime donne a ottenere una cattedra in una istituzione di studi superiori, aiutano a comprendere aspetti controversi della formazione di una comunità scientifica nazionale a sud delle Alpi. Le loro vicende possono inoltre aiutarci di capire meglio le ragioni di quel cambiamento - in peggio - nei rapporti tra donne e uomini nelle istituzioni di ricerca dopo la prima guerra mondiale.Fu allora che anche gli scienziati italiani, come già i colleghi di altri paesi, riconobbero le donne come concorrenti. Una tensione tra concorrenti che, come dimostrano i dati, continua oggi, in Italia e altrove.

Donne, maestre, giornaliste: la stampa pedagogica all'indomani dell'Unità d'Italia (1861-1865)

Italy became a united nation in 1861. The problems faced by the new nation were numerous. Particularly, the modernization of the country required a hard struggle against illiteracy and ignorance. Many schools were created and a significant recruitment of teachers took place, although educators had a limited curriculum and little knowledge in the field of teaching. To overcome these deficiencies, educational magazines were deliberately made for women who, at various levels, were working in schools. Due to their pioneering nature we examine two magazines here: L’educatrice italiana and La Voce delle Donne, ran and written by the aforementioned women. Both magazines covered wage problems and endowed instruments such as reports, book reviews and teaching materials, highlighting the new image of women working outside the home and the concept of work as a first step towards emancipation.

Mestiere di donna e mestiere di scrittrice nell’Italia di fine Ottocento

La Recherche - Rivista Letteraria Libera, XII/2024, 2024

Nel primo Ottocento, solo i libri di devozione e di preghiere dominano la produzione editoriale italiana rivolta alle donne. Bisognerà attendere gli anni '70 del secolo perché anche la nostra penisola possa vantare la sua prima generazione di romanziere nazionali, in aperta concorrenza con le francesi e le inglesi. Da donne, le scrittrici sanno come affascinare il pubblico femminile: non hanno certo vita facile, ma possono contare già da subito su un discreto numero di “fedelissime”. Nella seconda metà dell’Ottocento fioriscono quindi Neera, La Marchesa Colombi, Matilde Serao, Contessa Lara: diventano presto degli idoli. La loro affermazione va di pari passo con una nuova presa di coscienza che, soprattutto al Nord, sfocia nei primi movimenti femministi e nella tutela delle donne lavoratrici

DA FOGAZZARO a GALLONE: L'INTERPRETAZIONE “PITTORICA” DELL'ISTERIA FEMMINILE

Forum Italicum: A Journal of Italian Studies, 2008

In questo saggio viene esaminato il rapporto nel film Malombra (1917) di Carmine Gallone tra i temi dell'isteria femminile, del modello artistico e culturale della passività imposto in quel periodo alle donne e quindi anche alle attrici e dello stile pittorico di recitazione. Un'analisi approfondita di questi tre aspetti, sulla base di importanti fonti primarie e secondarie, mette in risalto lo stile di recitazione della diva Lyda Borelli nel film nonché il modo in cui le concezioni fin de siècle culturali, scientifiche e artistiche della donna si fondono nella figura della diva, condizionandone la tecnica interpretativa ed il ruolo nel primo cinema italiano.