Un Cluster ad alte prestazioni per il progetto AMS (original) (raw)
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Il problema del lavoro nei nuovi cluster hi-tech. Il confronto tra un caso italiano ed uno britannico. This project aims to explore the peculiarities of labour and its regulation in two high-tech cluster, Torino Wireless, in the province of Turin, and Greater Manchester Thec Cluster, in the metropolitan area of Manchester. The themes of innovation and development have drawn the attention on the local systems and the importance of small and medium enterprises. The main factors of success in new terrotiorial organizations as the hi-tech clusters are the continue innovative process and the high competitive capacity on the global market. This debate, which also recalls the attention of national governments, leaves the issue of labour unfortunately behind. Being convinced that quality and development of labour are central factors, we will explore how may external networks influence the labour regolation as well as mechanisms regulating relaitons within the clusters' frirms. Integrating the contributions which come from researches on emloyment relationship in the small concerns, it is possible to assume as an empiric point of view that of the single firm. The comparison between those two clusters parallels the local results and it enriches the knowledge of the networks themeselves, comparing the different situation of the two countries. Gli obiettivi del progetto e la rilevanza nello stato dell'arte In Europa le Piccole e medie imprese costituiscono il tessuto connettivo dell'economia: mediamente danno lavoro a due terzi degli occupati, rappresentano il 99% delle imprese e contribuiscono per il 58% del valore aggiunto (European Commision, 2014). In paesi come il Regno unito, dove le piccole e medie imprese non fanno parte della tradizione industriale, in numero di Pmi è cresciuto sensibilmente negli ultimi due decenni arrivando a costituire più di un quarto di tutte le imprese del settore privato e a contribuire per circa il 40% al valore aggiunto di questo settore (BIS, 2015). Tra gli stati membri in cui è particolarmente significativo il ruolo delle Pmi figura senza dubbio l'Italia, per la maggiore diffusione di queste realtà produttive (ancora il 99% delle attività ed 80% dell'intera forza lavoro occupata) ma anche per il loro ritardo in termini di produttività e competitività. La convinzione che le imprese di dimensioni minori rappresentino la spina dorsale e il vero motore dell'economia europea ha condotto nell'ultimo decennio ad un significativo aumento delle politiche comunitarie volte a favorire la competitività delle Pmi anche nell'ambito della strategia " Europa 2020 " adottata dalla Commissione nel 2010. I dati sull'entità della forza lavoro occupata e la capacità di creazione di occupazione rappresentano forse la misura più tangibile del valore che le PMI hanno nell'economia europea. Tuttavia queste realtà imprenditoriali risultano essenziali al funzionamento dell'economia, specialmente in un momento di crisi come quello attuale, anche e soprattutto grazie alla loro capacità di risposta e di aggiustamento alle fluttuazioni nelle condizioni dei mercati e alla loro propensione per le pratiche innovative di imprenditorialità in settori ad alta tecnologia e contenuto di ricerca (Forth et al., 2006). Da tempo una vasta letteratura-nei diversi campi della geografia economica, degli studi aziendali e organizzativi, dalla sociologia economica-ha riconosciuto l'importanza delle piccole e medie imprese, considerandole centrali o dal punto di vista dei processi di ristrutturazione post-fordista o per effetto dell'avanzante globalizzazione. Nel primo caso, esse sono viste come le protagoniste del modello della specializzazione flessibile, le destinatarie dei processi di frammentazione e decentramento delle grandi imprese (Piore & Sabel, 1987; Regini & Sabel, 1988). Nel secondo caso, l'attenzione è rivolta piuttosto alla crescita d'importanza dei processi regionali e degli attori locali nel plasmare lo sviluppo. Uno degli effetti della globalizzazione sarebbe infatti l'accentuarsi delle specificità locali e delle agglomerazioni territoriali come vantaggi competitivi che rendono il legame con il territorio un elemento strategico
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Il Bacino Tiberino e quello di Gubbio sono posizionati geograficamente nell’area dell’alta Val Tiberina-Gubbio. Tali Bacini rappresentano “conche intermontane” contenenti sedimenti quaternari limitati ai bordi da faglie regionali quali la Faglia Altotiberina (faglia principale) e, ad essa antitetica, la Faglia di Gubbio (faglia secondaria). L’area in esame è soggetta storicamente a numerosi eventi sismici, recentemente si è potuto osservare uno sciame sismico seguito dall’evento tellurico con Ml 4,0 del 22 dicembre 2013. Dall’analisi di tale sequenza, messa in relazione con le strutture tettoniche regionali, hanno messo in evidenza il ruolo sismo tettonico predominante della Faglia Altotiberina, subordinato è invece il ruolo della Faglia di Gubbio. Lo studio spazio-temporale della sequenza ha messo in evidenza la cronologia d’attivazione delle strutture tettoniche. Inoltre, in base ai meccanismi focali in relazione alle loro profondità ipocentrali, si è avuto modo di distinguere un modello tettonico estensionale del retro paese appenninico. Tale modello ha messo in evidenza come all’instaurarsi di uno stress tettonico nell’alta Val Tiberina-Gubbio generato da un roll-back del piano di subduzione si provochi una riattivazione delle principali strutture sismogenetiche regionali con la formazione di un cuneo di estrusione (extruding wedge) e di uno slittamento lungo il piano di Faglia Altotiberina (master flaut). La Faglia di Gubbio invece agendo da svincolo cinematico, permette una deformazione tettonica tra i diversi blocchi in senso verticale. Nel dicembre 2014 si è formato un nuovo cluster a SW del Bacino di Gubbio che ha messo in evidenzia l’evoluzione sismica dell’area legata alla faglia Altotiberina.
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