Dall’Immagine Intelligente all’Intelligenza Artificiale. E ritorno (original) (raw)

Versione pre-print. Il testo a stampa è in: Mario Gerosa (ed.), CINEMA E TECNOLOGIA, Recco-Genova, Le Mani 2011, pp. 15-29. La mutazione digitale del visuale che dopo il cinema investe i media e, più in generale, lo scenario tecno-scientifico come quello neurobiologico, spinge teorici e artisti verso paradigmi e linguaggi più adeguati, soprattutto nel cinema. Permane qualche nodo da sciogliere intorno alla continuità o discontinuità con l’analogico, considerato in modo confuso o stereotipato. Peraltro nella letteratura scientifica, come nelle narrative cyberpunk e steampunk di film e romanzi, si moltiplicano i rimandi ai fondamenti delle immagini nel precinema, se non nell’antichità classica. Come in un remake della trilogia "Ritorno al futuro"di Zemeckis. Se è indubbio, cioè, che la cibernetica di Turing e Wiener ha modificato il processamento dei dati, ribaltando i rapporti dell’uomo con la tecnica, il futuro presente di cinema e arti multimediali sembra un pendolo, un corto circuito tra preistoria e fantascienza. Alcune linee di progettazione, presenti nei laboratori di neuroscienze e neuroingegneria tra nuove tecnologie come le interfacce cervello- computer o BCI e come i robot e gli avatar per la comunicazione, sono rintracciabili, oltreché nel cinema di fantascienza, nella storia dell’arte e nell’archeologia dei media.