Liturgical Experiences During the Pandemic (original) (raw)
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Liturgia nel post-pandemia. Quali prospettive per la celebrazione liturgica nel “post-vaccino”?
Urbaniana University Journal, 2021
The article is prompted by COVID-19 pandemic and its effects on the liturgical celebrations: the loss of a communitarian spirit of the celebration; the risk of pri- vatization and clericalization; the lack of a “full and active” participation of the people of God also through their own body, just to mention a few examples. But it is especially in a post-pandemic perspective, when all of us hopefully shall have received the vaccines protecting against the continuous spread of the contagion and further deaths, that the article focuses on those measures and “vaccines” needed to stop the spread of a wrong conception of the Christian celebration toward which pandemic could have led us, missing the true spirit of liturgy: re-initiation to liturgical language; giving value to the rites of passage; rediscovering the communitarian dimension of the celebration as well as of the people of God as celebrating subject; rediscovering the body in the celebration as well as the church as body; giving value to gathering and welcoming in liturgy; rediscovering different celebration forms and domestic liturgy. Moreover, the article delves into the relationship between celebration and new media. L’articolo prende avvio dall’esperienza della pandemia da COVID-19 e dalle conseguenze che questa ha causato anche nelle celebrazioni liturgiche: la mancanza del senso comunitario della celebrazione; il rischio della privatizzazione e clericalizzazione; la mancanza di una partecipazione “piena e attiva” del popolo di Dio, anche attraverso la propria corporalità, solo per indicarne alcune. Ma è soprattutto guardando al “dopo-pandemia”, quando tutti forse avremo ricevuto il vaccino che ci avrà preservato dalla continua diffusione del contagio e da ulteriori morti, che l’articolo mette in evidenza quelle attenzioni e quei “vaccini” necessari per evitare la diffusione di una cattiva comprensione del celebra- re cristiano, a cui la pandemia ha rischiato di condurci, e dunque la perdita del vero spirito della liturgia: ri-iniziazione al linguaggio liturgico; valorizzazione dei riti di passaggio; riscoperta della dimensione comunitaria della celebrazione e del popolo di Dio come soggetto celebrante; riscoperta del corpo nella celebrazione e della Chiesa come corpo; valorizzazione del raduno e dell’accoglienza nella liturgia; riscoperta delle diverse forme celebrative e della liturgia domestica. Non poteva mancare una riflessione approfondita sul rapporto tra celebrazione e uso dei new media.
Rivista di pastorale liturgica, 2020
La prossimità dei corpi è diventata improvvisamente una questione. Lo è sempre stata, anche se in modo silente. I giorni di celebrazioni in spazi e disposizioni «non ordinarie» potrebbero nutrire il pensiero in ordine a una rinnovata ordinarietà della prossimità fisica nell’assem- blea liturgica?
Liturgia e Pandemia. Piccola cronistoria ragionata degli eventi
2020
Testo di un intervento alla giornata di studio organizzata dalla Scuola di Teologia del Seminario di Bergamo il 25 novembre del 2020. La presentazione prova a ripercorrere i dibattiti che si sono creati attorno alla questione della liturgia nel tempo della pandemia, per aprire a interrogativi che possano aiutare nel cammino della Riforma liturgica.
in: PARISI D. (ed.), Uomo & Denaro. Quaderni verdi, Introduzione di G. Vigorelli. Ciclo di conferenze e seminari "L'uomo e il denaro", Milano 14 dicembre 2009, (= Università cattolica - Associazione per gli studi di Banca e Borsa, Quaderno n. 41), Milano 2010, pp. 15-32
Sentire mistico e agire liturgico.
Cosa deve succedere alla nostra anima, quando essa ha disimparato a soffermarsi dinanzi alle realtà della salvezza? Quando essa pronunzia sante parole che sono una vuota eco? Quando ha santi segni e compie sante cerimonie senza più avvertire la realtà che vi è rinchiusa? 1 Romano Guardini nella Prefazione a I santi Segni spiega come l'intento del suo testo sia di contribuire alla comprensione del mondo liturgico. "Nella liturgia-scrive-non si tratta precisamente di concetti, bensì di realtà. E non di realtà passate bensì di realtà presenti, che si ripetono costantemente in noi e per noi; di realtà umane in figura di gesto". Aggiunge che è possibile avvicinare queste realtà solamente se si cerca di cogliere "nella forma corporea l'elemento interiore: nel corpo l'anima, nel processo materiale la recondita forza spirituale". Sottolinea come oramai l'uomo moderno viva in un mondo di segni dei quali però ha perso il significato: "non pensiamo più cose, bensì parole".
La "piena, consapevole e attiva partecipazione" del popolo cristiano. A cinquant'anni dalla Sacrosantum Concilium. Bilancio e proposte, 2015
Una riflessione sul rapporto tra liturgia e mezzi di comunicazione all'interno della tavola rotonda: "Quanto resta da fare nella situazione socio-culturale attuale: problemi e proposte operative dall'esperienza sul campo", all'interno del 55° convegno liturgico-pastorale dedicato alla memoria di padre Agostino Gemelli ofm e della Venerabile Armida Barelli nell'85° anniversario dalla fondazione dell'Opera della Regalità di N.S.G.C.
La Liturgia nell'Apocalisse, l'Apocalisse nella Liturgia
Cultura Religiosa e Scuola, 2019
L'autore dell'Apocalisse (Ap) ha utilizzato o meno materiale liturgico coevo o preesistente alla stesura del suo libro? E se sì, perché lo ha fatto? Il dato certo è che a una attenta analisi del testo è facilmente verificabile la quantità e la ricchezza di espressioni inniche, dottrinali, liturgiche, dossologiche e poetiche, inserite all'interno della narrazione o in punti-chiave della stessa. Inoltre, se è innegabile la natura ispirata del testo, è altrettanto lecito supporre che l'autore abbia quantomeno meditato sulla sua vicenda contemplativa e profetica, trascrivendo l'oggetto delle sue visioni e della sua esperienza spirituale, arricchita -si potrebbe dire inevitabilmente -da espressioni altrettanto adatte allo scopo del suo intento comunicativo. Oltre a ciò, senza nulla togliere alla sostanza della modalità con la quale l'autore ha ricevuto il messaggio, non si può escludere che ciò non sia dissociabile dal contesto vitale, esperienziale e anche liturgico vissuto dall'autoredestinatario della visione e del messaggio divino stesso 1 , attraverso il quale questo annuncio giunge a coloro ai quali è destinato. Questo significa che l'esperienza personale e profetica dell'autore non può prescindere dall'immaginario e dal subconscio generato proprio dal contesto culturale, storico e anche cultuale nel quale l'autore ha vissuto e costruito la sua rete di conoscenze e di convinzioni, e che il suo pensiero, influenzato da immagini, simboli e schemi letterari percepiti e vissuti nel suo contesto storico e culturale, abbia in qualche modo influito nella descrizione di ciò che * Roberto Rossella, nato a Pavia il 29 agosto 1957, ha conseguito il Magistero in Scienze Religiose nel 1991 presso la Pontificia Università della Santa Croce in Roma e si è successivamente specializzato presso la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale frequentando i corsi di Greco Biblico della prof.ssa R. Calzecchi Onesti e il corso di Nuovo Testamento col prof. G. Segalla; attualmente è Visiting Professor presso l'ISSR di Scienze Religiose "S. Agostino" di Crema-Cremona-Lodi-Pavia-Vigevano. ha sperimentato nella sua esperienza visionaria e profetica 2 . A questo si aggiunga la volontà dell'autore di Ap di impreziosire e autenticare il suo racconto e il suo messaggio con l'inserimento di brani molto probabilmente desunti dall'esperienza liturgica coeva, per incoraggiare i cristiani del tempo a resistere nella prova, attraverso gli stessi elementi che essi stessi riconoscevano e utilizzavano per confermare il proprio credo nelle assemblee liturgiche domenicali (cfr. Ap 1,10), ossia la lode, le acclamazioni, le dossologie, il rendimento di grazie, il canto, in altre parole la celebrazione di Dio creatore e salvatore. Dunque, proprio questi elementi innici, dossologici e cultuali sono, anche dal punto di vista dogmatico, i punti di forza dell'Apocalisse 3 . Considerando questi presupposti, è chiaro che l'esperienza e l'intuizione personale del veggente sono i canali percettivi attraverso i quali espressioni e forme liturgiche già note vengono veicolate, e che proprio questo materiale sia il "reagente" attraverso il quale il lettore-ascoltatore (di tutti i tempi) può intravedere quasi con gli occhi e la mente stessa dell'autore, l'oggetto del messaggio e il suo significato. Questi brani dunque, sono di estrema importanza per la comprensione del libro, perché la loro presenza e la loro stessa collocazione all'interno del testo non sono casuali, ma ne rappresentano i punti emergenti del racconto narrativo, che vanno a confermare nel lettore-ascoltatore l'annuncio del predominio e della vittoria già acquisita dal Signore Onnipotente, il quale ha già giudicato la storia e il male stesso, e ad associarlo, attraverso la partecipazione nella celebrazione liturgica, alla sua vittoria. In pratica i brani liturgici di Ap riflettono sulla liturgia terrena il messaggio di vittoria e di salvezza di Dio e dell'Agnello, e la autenticano; al tempo stesso, attraverso la liturgia terrena, il lettore-ascoltatore comprende pienamente il senso della storia e diventa partecipe già fin d'ora, in questa sua vicenda esistenziale, della salvezza e della gloria di Dio pantokrator e del suo Cristo, l'Agnello immolato e vivente 4 . Sorgono allora l'interesse per questi brani e al tempo stesso l'interrogativo su dove l'autore abbia raccolto questo materiale di natura liturgica.
Celebrazioni liturgiche in società secolarizzate
Lo spazio secolare non solo non è un male minore, ma corrisponde allo spazio liturgico come luogo ineliminabile e parallelo di una certa presenza di Dio, di una certa azione di Dio nella storia. Tale presenza e tale azione restano per noi misteriose e l’umiltà nel riconoscimento di questo mistero deve continuare ad ispirarci leale rispetto nel dialogo e nell’ascolto reciproco, fino alla fine della storia, fino a quando non apparirà il senso finale degli eventi. Conferenza del 20 gennaio 2016 in dialogo con il rabbino Yuval Cherlow della Bar Ilan University (Gerusalemme) al Centro Cardinal Bea per gli Studi Giudaici, Pontificia Università Gregoriana (Roma), nel quadro del ciclo di conferenze “In memoria e celebrazione: 50 anni con Nostra Aetate”.