Le parole dell'ambiente in Elena Croce (original) (raw)
- L'ambiente e il suo diritto nell'ordito
Volendo tralasciare il pur interessante tema dei cd. sistemi caotici. 16 Emblematico sul punto il caso della scienza olistica-volta cioè a fornire un modello esplicativo tendenzialmente omnicomprensivo del mondo fisico (v. ad es. BOHM, Wholeness and the Implicate Order, London, Routledge, 1983)-la quale, pur vantando un discreto numero di seguaci, è generalmente osteggiata dalla parte prevalente degli studiosi.
La riunione CSCE di Sofia sulla protezione dell'ambiente
La Comunita' Internazionale, 1989
1. Premessa. L'incontro, il primo della CSCE interamente dedicato ai problemi ambientali non e' purtroppo pervenuto all'adozione di un documento conclusivo. 2. Prevenzione e controllo degli effetti transfrontiera di incidenti industriali 3. Gestione di sostanze chimiche peicolose 4. Inquinamento dei corsi d'acqua transfrontiera e dei laghi internazionali
INTERVISTA SUL BLOG "MONFERRATO GREEN FARM" - LA TUTELA AMBIENTALE NELLA COSTITUZIONE ITALIANA
Monferrato Green Farm, 2022
Dal 9 marzo scorso sono vigenti le modifiche apportate agli articoli 9 e 41 della Costituzione con la riforma introdotta dalla Legge Costituzionale n° 1 approvata in Parlamento l'11 febbraio 2022 e pubblicata nel n° 44-22/02/2022 della Gazzetta Ufficiale Finalmente la tutela dell'ambiente è posta al centro dell'attenzione nazionale: essendo stata espressamente inserita tra i principi fondamentali della Costituzione, ricompresi fra gli articoli 1-12 della Carta, oltre a un interesse pubblico è anche un dovere che impegna lo Stato in primis ma anche tutti i cittadini, in particolare i proprietari di terreni, i gestori di aziende agricole e i titolari e manager di società e imprese che svolgono qualsiasi tipo di attività economica nel Paese.
Ambiente, Classe, Genere. L'ecologia politica di Laura Conti
Che cos'è l'ecologia? Laura Conti tentava di spiegarlo in un breve testo del 1977, 1 ritenendo necessario sull'argomento un processo di divulgazione poiché, per sua esplicita ammissione, nell'Italia degli anni '70 la gente era «impreparata a capire i problemi ecologici» 2. Nel testo la medica, esperta di ecologia e consigliera regionale del partito comunista, analizza con semplicità e precisione gli elementi della scienza ecologica, l'interazione fra di loro e quella fra essi e la politica, intesa sia come scienza di governo sia come vita di comunità. In un'analisi lucida, tagliente e molto lungimirante, Conti ammette che di ecologia bisogna parlare nelle sedi governative e in relazione alla scienza economica, poiché l'interazione fra gli elementi naturali e gli esseri umani, che pure sono riconosciuti parte dell'ambiente, comporta dei rischi che devono necessariamente essere regolati, in modo tale che si possano tutelare entrambe le parti e che «le generazioni future non debbano rimproverarci il nostro egoismo» 3. Nei suoi lavori, Conti esprime chiaramente il nesso esistente fra politica, scienza e ambiente e di pari passo lavora in modo costante e determinato per applicare strategie di intervento basate su tale nesso, come testimoniato in Visto da Seveso: L'evento straordinario e l'ordinaria amministrazione, testo che racconta il suo impegno all'interno del Consiglio Regionale della Lombardia all'indomani del disastro di Seveso del 10 luglio 1976, durante il quale si verificò un'importante fuoriuscita di diossina dallo stabilimento chimico
POLITICHE PER L'AMBIENTE: DALLA NATURA AL TERRITORIO
CAPITOLO 1: LE RAPPRESENTAZIONI DELL'AMBIENTE Il concetto di ambiente è molto ambiguo anche a causa dei diversi contesti in cui viene utilizzato. Spesso si fa riferimento all'ambiente esterno a un dato oggetto osservato. Lo schema più semplice prevede la scomposizione dell'Ambiente in:
Ecolirica e “umanesimo ambientale” nell’opera tarda di Andrea Zanzotto
Studia Romanica Posnaniensia, 2022
The article focuses on the denunciation of the environmental catastrophe as the central hub of the late works of Andrea Zanzotto, from Haiku. For A Season, composed during the first half of the 1980s, to his latest book, Conglomerati (2009). Starting from the poet's awareness of writing from within an unprecedented environmental crisis, the analysis aims to highlight the "ecological potential" of his poetry, the novelties it presents, after Idioma, moving ever more dramatically and paradoxically between the utopia of the garden, as a symbol of harmony, and the infernal one of the forest, to indicate the degeneration of human action and its nefarious effects on the entire planet. Thus emerges the ability of this poet to transform his texts into pedagogical "planetary gardens", in which to cultivate resistance strategies that are given within the same ecosystem. In conclusion, the article aims to underline how, in its late phase, Zanzotto's poetry presents itself in the form of an "environmental humanism" that involves every living form and raises the need for a different way of inhabiting the earth in the times of the Anthropocene.
2012
Questi anni di ricerca e interrogazione di testi mediali, opinioni di esperti e punti di vista dei giovani cittadini sono serviti, fondamentalmente, ad aprire un nuovo percorso di riflessione, che porti dalla cultura alla pratica del cambiamento, in vista di un patto rinnovato tra le persone e le risorse – purtroppo limitate del pianeta. L’uomo partecipa all’armonia o al caos dell’universo e le lezioni delle ripetute catastrofi reali o immaginate sembrano funzionali a dimostrare proprio questo: la mancanza di equilibrio nella società umana va a toccare e a condizionare la pace della natura. Ma qual è il ruolo dei media nel mantenimento di questo equilibrio o nell’aumento esponenziale dello stato di disordine e caos? Cinema, letteratura, cronaca, attraverso un racconto estremo della realtà, inducono i pubblici a mettere in campo un comportamento simbolico che, da una parte, esprime un atteggiamento contrastante rispetto a forze naturali o sociali che non si riescono a controllare ma di cui si avverte l’estrema fragilità e instabilità, d’altra parte, permette al soggetto di sperimentare in modo compensatorio quanto non permesso nella vita reale. Accade quello che Edgar Morin teorizzava in riferimento alla violenza che caratterizza la cultura di massa: si attivano processi di trasgressione vicaria, attraverso la sperimentazione di emozioni, di paure e statuti di moralità e di senso, senza pregiudicare, tuttavia, il ritorno alla normalità. È precisamente quello che accade nella fruizione cinematografica o nella lettura di testi letterari, dove la rappresentazione dell’ambiente, quando va oltre la dimensione paesaggistica, tende a confondersi con l’allarme e il catastrofismo. E così, anziché permettere atteggiamenti positivi e mobilitare reazioni co-struttive, il risultato della rappresentazione mediale si avvicina molto agli effetti della catastrofe vissuta realmente: ha una funzione quasi catartica, che consente la ripresa della vita quotidiana come se nulla fosse accaduto. Una volta finito il trauma e la sofferenza provocate dal disastro, subentra il miracolo: due sensazioni forti e anestetizzanti, che inibiscono qualsiasi tentativo di azione e risposta razionale. Si spera, infine, che le riflessioni scaturite da questo percorso di ricerca e di autoricerca sulla questione ambientale e i suoi volti mediatici, non si fossilizzi sulla rappresentazione della catastrofe, ma vada oltre, generando comportamenti virtuosi, curiosità e bisogno di miglioramento a più livelli. Innanzitutto nei ricercatori, anche in quelli di area socio-umanistica, che dovrebbero essere più convinti che alcune delle risposte alle crisi della società e alle paure individuali e collettive possano passare per i loro studi. Una responsabilità diversa viene attribuita agli operatori dei media, quelli che vivranno con la gioia o il peso di aver nutrito la cultura o l’incultura condivisa. I policy makers vengono toccati dall’invito a restituire alla politica la sua proiezione nel medio e lungo termine, facendo dell’impegno nel superamento della crisi ambientale strategia e investimento nel futuro. Infine, per le persone che abitano le città o i prati, i mari o le montagne, l’ambiente deve diventare vita quotidiana, per evitare la cultura dell’eccezionalità e, dunque, l’attesa della catastrofe. Ma la questione che più viene focalizzata nel volume è quella del ruolo delle narrazioni mediali nella disseminazione della cultura ambientale e nel trasferimento dei valori e delle norme di vita sostenibili nei comportamenti quotidiani. Infatti, è risultato di grande importanza capire quali media possono essere considerati strategici nella narrazione del rischio ambientale e nella diffusione di una moderna e aggiornata cultura della vita quotidiana, che tenga presente la simbiosi tra natura e umanità, andando oltre la rappresentazione catastrofica. Senza per questo negare l’esistenza dei disastri ambientali. Anzi, nel libro si è dimostrato ripetutamente che essi esistono e hanno scandito la storia dell’umanità, il suo immaginario e il modo di raccontarlo o di raccontarselo. Quello che ci rimane sono le narrazioni e la rappresentazione del tempo raccontato. Anche perché nel tempo cambia la natura delle catastrofi e la stessa conoscenza scientifica intorno agli eventi. È evidente: la catastrofe – associata o non a un evento naturale – ha forti connotazioni culturali. Dipende dall’uomo: dalla sua presenza e dalla sue azioni. È stata proprio questa consapevolezza a generare il progressivo spostamento del focus della ricerca dall’evento catastrofico alla percezione delle persone e al trattamento comunicativo di cui hanno bisogno per riuscire a prevenire e scongiurare il disastro naturale. E così si ritorna al ruolo e alle responsabilità dei media e del giornalismo, come della politica. Note: Il saggio rappresenta la conclusione al libro "L'Onda anomala dei media. Il rischio ambientale tra realtà e rappresentazione". Si tratta di uno degli output dell'indagine PRIN 2007 "La catastrofe ambientale tra realtà e rappresentazione". Per la sua rilevanza strategica, per la continua interazione con le dimensioni del progresso tecnologico e per l’incidenza sulla qualità della vita, il problema ambientale rappresenta una sfida scientifica importante per gli studi sui processi sociali e comunicativi, come anche per quelli di storia della scienza. S’inizia a configurare un processo culturale di grande complessità, che implica una convivenza problematica tra sistemi di elaborazione di tipo “razionale”, come la ricerca e la divulgazione scientifica, e i flussi di informazione provenienti dai media tradizionali e innovativi, sempre più rilevanti nella costruzione delle identità e nell’avvicinamento delle persone a temi “sequestrati” dai saperi esperti o dalle visioni occulte. L’obiettivo che si sono dati i ricercatori coinvolti in questa indagine è capire se e come i media si sono avvicinati nel tempo alla questione ambientale e quali sarebbero le strategie più adatte a “dissequestrare” e restituire all’opinione pubblica un tema, come l’ambiente, diventato oggetto di riflessioni a trecentosessanta gradi e legato al rischio di una reale e fatale perdita di equilibrio nel nostro sistema terrestre. La paura della mutazione ambientale, per essere interpretata e affrontata, chiama dunque in causa sguardi, competenze e passioni diversi: saperi mediologici, sociologici e psicologici, oltre a quelli scientifici, economici e politici. I focus group con gli allievi delle scuole di Roma, Valle D’Aosta e Lecce, si sono avvalsi della collaborazione e della sensibilità dei dirigenti scolastici e degli insegnanti delle scuole coinvolte nella ricerca. Infine, le testimonianze d’eccellenza degli esperti, scienziati, politici, economisti ambientali, mediamen e mediawoman hanno arricchito questo libro della saggezza di chi dell’impegno ambientale ha fatto ragione di civiltà e di vita.
Il diritto dell'ambiente a partire dalla tirannia dell'ambiente e alla ricerca di valori in grado di sistemare (condurre a sistema) il magma sintattivo rappresentato dal Codice dell'Ambiente