Recensione: RAIMON GRAELLS I FABREGAT, ALESSANDRO PACE, MIGUEL F. PÉREZ BLASCO (eds.), Warriors@Play, Proceedings of the International Congress, Universitat d’Alacant, 2022, p. 246 (original) (raw)
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Il 36° ciclo del Corso di Dottorato interateneo in Studi Linguistici e Letterari delle Università degli Studi di Udine e Trieste è lieto di annunciare il Convegno Dottorale «Faites vos jeux: gioco e spazio nei testi e dei testi» che si terrà i giorni 22-23-24 marzo 2023 presso l'Università di Udine. Il dibattito teorico che ruota intorno al tema del gioco ha radici profonde e un'evoluzione articolata, ma è indubbio che il Novecento fornisca un nuovo impulso a questi studi, registrando l'avvio di un profondo lavoro di teorizzazione sul gioco da diverse prospettive disciplinari (psicologia, sociologia, antropologia, estetica, filosofia, letteratura e linguistica). Qualunque sia l'approccio adottato, ad essere teorizzato preliminarmente è, nella maggioranza dei casi, il carattere delimitato del gioco, inteso anche in senso spaziale. Nel primo classico in materia, Homo ludens (1939) di Johan Huizinga, a partire da una prospettiva primariamente antropologica, viene analizzato il legame tra gioco e spazio nelle diverse culture, sottolineando come il luogo del gioco sia, costitutivamente, un luogo 'altro' rispetto a quello del quotidiano: «l'arena, il tavolino da gioco, il cerchio magico, il tempio, la scena, lo schermo cinematografico, il tribunale, tutti sono per forma e funzione dei luoghi di gioco, cioè spazio delimitato, luoghi segregati, cinti, consacrati sui quali valgono proprie e speciali regole» (Huizinga 1973: 13-14). Riallacciandosi a queste premesse, Roger Caillois ne I giochi e gli uomini (1958) definisce l'attività ludica come un'occupazione separata dalla quotidianità, «circoscritta entro precisi limiti di spazio e tempo fissati in anticipo» (Caillois 1995: 26). A differenza di Huizinga, tuttavia, Caillois adotta una prospettiva pluralistica, passando dal concetto di 'gioco' a quello di 'giochi' (agon, alea, mimicry, ilinx), che possono degenerare quando avviene una contaminazione tra il mondo del gioco e il mondo reale-quando, dunque, vengono oltrepassati i limiti di tempo e spazio pattuiti (cfr. Caillois 1995: 61-74). Alle definizioni di Huizinga e Caillois si può accostare altresì quella proposta da Benveniste ne Le jeu comme structure (1947), dal momento che il linguista sottolinea come il carattere formale e regolato del gioco si svolga entro limiti e condizioni rigorose e che costituisca una totalità chiusa rispetto alla realtà (cfr. Benveniste 1947: 161). Contemporaneamente a Caillois, anche Eugen Fink ragiona sul legame tra la sfera ludica e lo spazio, proponendo l'immagine de 'l'oasi del gioco'. Quando gioca, l'uomo si distanzia dalla propria inquieta quotidianità e viene catapultato in un'oasi di felicità (cfr. Fink 2008: 18-19), un «campo misterioso» (Fink 2008: 28) in cui non valgono più le tradizionali coordinate spazio-temporali e il confine tra mondo reale e immaginario viene continuamente rinegoziato, fino agli esiti della 'schizofrenia' del giocatore messa in evidenza da Rovatti (2008: XIII). In epoca postmoderna il gioco accentua gli elementi di discontinuità, allineandosi alla frammentazione della società, del sapere, degli spazi e dei tempi. Come nota Sidoti (2007: 107) «i primi a cadere sono infatti i giochi che richiedono tempi dilatati, spazi aperti e ampi» e il gioco si adatta in modo pervasivo alla progressiva erosione delle frontiere spaziali: «se lo vediamo di meno è perché è onnipresente, o quasi» (Bartezzaghi 2001). Questa ridefinizione spaziale trova una sua applicazione, ad esempio, nei digital games, «[which] tend to replace linearity with nonlinear spatial organization» (Jenkins 2003: 121). La narrazione del gioco, dunque, abita la soglia tra uno spazio virtuale e uno fisico, tra i quali si innesca una vera e propria contaminazione (Jagoda 2018: 241).
2022
Questo numero di NotoOtto (Rivista del Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali dell'Università degli Studi di Milano) presenta i risultati di un progetto di ricerca interdisciplinare sul ludus, che partito dall’iniziativa di un gruppo di studiosi del Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali, ha coinvolto progressivamente ricercatori di altri Dipartimenti, in sinergia con musei ed enti territoriali, e in feconda cooperazione con teams di ricerca di altri Atenei, italiani e stranieri, egualmente impegnati ad esplorare la tematica ludica. Il gioco infatti è dimensione ineliminabile del vivere sociale di bambini e adulti, nonché campo di sperimentazione ideale per le forme di interazione tra cultura materiale e immateriale; svolge un ruolo cruciale per lo sviluppo di facoltà intellettive e di doti fisiche ed è strumento privilegiato per il contatto e l’osmosi tra culture differenti. Si tratta dunque di una tematica tutt’altro che banale o poco ‘seria’, anzi al centro di vivi interessi culturali e pedagogici. Il numero è accessibile al seguente link: http://www.bac.unimi.it/ecm/home/documentazione-visiva
Verlag des Römisch-Germanischen Zentralmuseums - Mainz , 2018
La ricca documentazione archeologica della Magna Grecia e dell’Italia anellenica proveniente da scavi recenti e passati consente di studiare presenza e signifi cato delle armi difensive e offensive (reali o simboliche) in contesti votivi. Confrontare il dossier di dati delle città greche con quello del mondo indigeno non solo mostra la complessità e la diversità del fenomeno, ma consente di riaprire la discussione sul rapporto tra guerra e culto nel mondo antico e, più specifi catamente, sulla modalità e sulle pratiche rituali riferibili al mondo delle armi e alla rappresentazione della guerra tra il periodo arcaico e la romanizzazione. In passato l’argomento è stato studiato poco, quasi mai nel mondo italico e magnogreco dal momento che nella letteratura archeologica sono stati presi in considerazione quasi sempre solo gli oggetti più signifi cativi o meglio conservati mentre gran parte dei materiali sono ancora nei depositi in attesa di essere editati; spesso nelle pubblicazioni mancano i riferimenti ai contesti, ai dati quantitativi o ai dettagli utili per comprendere la manipolazione subita prima e dopo la deposizione. I rinvenimenti effettuati negli ultimi anni in alcuni santuari della Magna Grecia (ad es. Caulonia), le »scoperte« nei depositi di alcuni musei (ad es. Paestum) e gli studi monografi ci su casi particolari (ad es. le corazze), consentono oggi di avviare uno studio sistematico delle armi in contesto votivo, di indagare le modalità e le caratteristiche della loro deposizione e di restituire le vicende storiche riferibili ad esse. L’incontro di studio »Armi votive in Magna Grecia«, tenutosi tra Salerno e Paestum tra il 23 e il 25 novembre del 2017 e pubblicato ad un anno di distanza, fa il punto su questo specifi co tema di ricerca, senza tralasciare il contesto generale – storico e topografi co – in cui il fenomeno si inquadra.
"La relazione nel gioco come strumento per potenziare le capacità di gestione del conflitto"
2019
Il presente studio tratta l’intrattenimento ludico come processo induttore di apprendimento socioemotivo-relazionale nelle situazioni peer-to-peer con particolare focus sulle abilità utili alla gestione dei conflitti. Si basa sulle osservazioni da me condotte sui partecipanti a “Yangon Jam”, un gioco da tavolo progettato ex-novo in ottica cooperativa, e consiste in un approfondimento focalizzato sulle abilità di gestione del conflitto in seguito alla ricerca sperimentale che ho condotto ai fini della tesi laurea “Intrattenimento ludico e educazione interculturale: il game design per il potenziamento di abilità sociali e competenze interculturali”. Essa ha rilevato le potenzialità insite nel gioco come attività in grado di sviluppare una serie di abilità e competenze, che si fondano sull’interazione tra esseri umani e possibili solo grazie a essa. Il conflitto, come parte imprescindibile delle relazioni, chiama a prestare una particolare attenzione allo sviluppo delle capacità che ne permettono la gestione positiva.
2 Dante e la musica-Il sinfonismo Dante e l'Arte è una rivista dell'Institut d'Estudis Medievals attivo all'in-terno dell'Universitat Autònoma de Barcelona (UAB). È stata fondata nel 2014 da Rossend Arqués e Eduard Vilella perché fosse un punto di riferimento delle iniziative relative agli studi sul rapporto tra Dante e l'arte sia all'interno dell'opera dantesca sia nella sua ricezione. Il suo obiettivo è fungere da mezzo di diffusione delle ricerche originali in questo specifico ambito grazie alla pubblicazione di studi che provengano da tutto il mondo, nella convinzione che l'argomento debba essere affrontato a livello mondiale con lo sguardo rivolto ai rapporti esistenti tra le forme artistiche sviluppatesi nei diversi paesi e l'opera dantesca. La rivista pubblica lavori originali in dossier monografici, articoli di ricerca, note e recensioni di opere pubblicate nel mondo che si sono occupate di questo argomento. L'accettazione degli ar...
F. De Roberto, SAGGI DI GUERRA, a cura di G. PANNUNZIO, Lulu Press, Raleigh (NC), 2014
2014
To put De Roberto's war essays back to print, albeit to excerpt and favoring the literary and philosophical data, is certainly not a simple work. Both the composite level of this late non-fiction production and a certain tendency – set in place also by the mass media and prevalent today – to favor the De Roberto novelist and short story writer rather than the third-page journalist. On De Roberto as journalist and translator Sarah Zappulla Muscarà said qualified words, but her acute study – for obvious and very understandable reasons – touched only in passing and very marginally the Derobertian production of the war period. The answer is soon said: a modern edition of the essays written between 1915 and 1920 was missing, according to the logical principle that the mountain to climb was too high, too many references to clarify (especially in the reviews that dealt with the early nineteenth century ) and – finally – it is not easy to decide whether to publish those articles in full or to make a choice, relying on the criterion, albeit always subjective, of whoever would edit them. So that production, which was thought to have its own particular value, remained relegated to oblivion, without offering any appreciable prospect of research. This collection, accompanied by explanatory and introductory notes, seeks to fill this gap.