Centenario della Prima Guerra Mondiale - Un anno sull’Altipiano: Il realismo di Emilio Lussu a confronto con il verismo di Verga (original) (raw)
CONTRIBUTI ALLE RICERCHE ROMANZE, 2022
The aim of the present contribution is to analyse several contrastive aspects between the ideal war and the reality of trench-warfare in Emilio Lussu’s war memoir book Un anno sull’altipiano, written in 1936 and published firstly in France in 1938, and in Italy in 1945. The paper is divided into several chapters, starting from a general Introduction to Lussu’s early formation as student and as patriot, followed by a focus on the contrast of Lussu’s ideas as a university student in favour of the Italian armed intervention against the Central Powers and the dumbness of military establishment, as well as the discrepancy between the real war and the common romanticidealistic narrative adopted by the mass-medias of the time.
2017
Nella narrativa di Rigoni Stern la Grande Guerra rappresenta un evento-chiave nella trasformazione identitaria della “piccola patria” dell’Altipiano di Asiago. Questo luogo, distrutto dal passaggio del fronte nel 1916-1918, diventa oggetto di un discorso nostalgico e mitico. Rigoni Stern guarda al conflitto come il confine fra due diverse temporalità: quella “lunga” della tradizione, integrata nella natura e nel paesaggio, e quella “breve” della storia che passa e distrugge. La memoria si integra con la storia in una riflessione etica sulla guerra come evento che infrange le leggi arcaiche da cui dipende l’ordine delle cose. Rigoni Stern, quindi, trasfigura la storia della Grande Guerra in mito, non però falsificando l’essenza storica in una rappresentazione consolatrice, bensì ricercando il senso di un evento che ha avuto conseguenze profonde sulla comunità dell’Altipiano. In the works of Mario Rigoni Stern the Great War represents a key-event in shaping the identity of the “small Fatherland” of the Asiago Highland. This, devastated by the passage of the front in 1916-1918, becomes the object of a nostalgic and mythical discourse. Rigoni Stern conceives the conflict as the border between two different temporalities: the “long” one of tradition, which is integrated with nature and landscape; and the “short” one of history that passes by and destroys. Memory combines itself with history in an ethical reflection about war as an event that breaches the archaic laws on which the order of life and things depends. Therefore, Rigoni Stern transfigures history into myth, not by falsifying history through a consolatory representation, but by looking for the meaning of a historical event that deeply affected the community of the Highland.
Il tema dell’alcol in Un anno sull’altipiano di Emilio Lussu
The essay moves from a quantitative and qualitative study of alcohol recurring theme in the book of Emilio Lussu on the Great War, which is identified as a trans-genre. The recurrence of the theme makes the enormous historical use of alcoholic beverages during the First World War, of which Lussu witnessed, a prolonged metaphor of senselessness of the war and, through the significance of alcohol as one of the goods par excellence of modernity, an allegory. By Baudelaire quote, Lussu connects the war to alienated modern life and to its inhumane, mechanical and repetitive way. Finally, the essay puts into question the concept of Italian national consciousness, who would be born in the trenches, and defines the Great War as a great collective drunkenness that flows into fascism.
Raddrizzare (poeticamente) il mondo: politica e letteratura in Emilio Lussu (1933-1938)
Autografo, 2021
The article aims to inspect five crucial years in the biography of Emilio Lussu, one of the leaders of the anti-fascist movement “Giustizia e Libertà.” Among 1933 and 1938, the major memorials and his masterpiece Un anno sull’Altipiano are published. A triangulation is proposed between Lussu’s production and two coeval authors: Pietro Nenni and Curzio Malaparte. For Lussu, writing is a reflection of activism; a historian of those current times with political objectives, likewise Nenni and Malaparte. The thesis is that humour, literature and poetical invention offset Lussu’s political limits.
Memoria della trincea: appunti sullo stile di Un anno sull'Altipiano
"Acme", Vol.67, n°2 (2014), 2014
Il presente contributo si propone di analizzare alcuni aspetti dello stile di Un anno sull'Altipiano di Emilio Lussu in prospettiva metacomunicativa (Brioschi 2002), mettendoli in relazione con la situazione compositiva e, soprattutto, con l'esplicita volontà dell'autore di fornire una testimonianza veridica della Grande Guerra. Si mostrerà come il rifiuto delle convenzioni abusate del diario di guerra e lo sforzo di spogliarsi delle esperienze e delle riflessioni accumulate nei vent'anni intercorsi tra la guerra e il momento della scrittura, nel tentativo di rivivere quell'esperienza «con le idee e i sentimenti di allora», diano origine ad una struttura narrativa originale e ad una scrittura asciutta e sincopata, in cui brevi descrizioni fotografiche diventano un mezzo privilegiato per fissare il ricordo drammatico di quegli eventi. Purpose of this contribute is to analyse some stylistic aspects of Emilio Lussu's Un anno sull'Altipiano (engl. title: Sardinian Brigade) in a meta-communicative perspective (Brioschi 2002). By all means, on the one hand, Lussu's style may be well related to the actual circumstances of Lussu's writing; on the other hand, the author's likeness in giving a truthful document of the Great War should be taken into account. Besides, both the author's refusal of the common pattern of personal journal, and his own struggle against the experiences and meditations he had undergone for the twenty years elapsed between the end of the war and the moment of Lussu's actual writing of the novel, will be dutifully pointed out. That is, in doing so, Lussu manages to recover the very same mood he experienced during his own years of war, so that he can create an original narrative structure and a dry, as well as exact, style, where short and photographic descriptions reveal themselves as a fundamental means in order to fix the tragic memories of those events.
Il realismo obliquo nel romanzo italiano degli anni Trenta
Palumbo Editore, 2023
Molti romanzi italiani composti negli anni Trenta presentano una configurazione che rende problematica l’interpretazione critica cui sono normalmente ricondotti. Al neorealismo è infatti attribuita una funzione restaurativa, coincidente con l’attivazione di un principio etico-morale che ricompone la disgregazione formale attuata dal modernismo. Attraverso l’analisi formale si osserva invece che negli anni Trenta il lavoro sulla forma è ancora prioritario e poggia su un’opposizione strutturale di tipo dialettico e irrisolto. Da un lato, quindi, la scelta del romanzo dipende dalla volontà di raffigurare in modo diretto e conoscitivamente produttivo la società contemporanea; dall’altro lato la realtà consegna a chi scrive un sistema morale manchevole o fallace che smobilita la tensione costruttiva del testo attraverso l’impiego di soluzioni formali destrutturanti. Il realismo diventa quindi obliquo perché il romanzo innesta nella rappresentazione della realtà un principio decostruttivo e relativizzante. E la compresenza di elementi costruttivi e disgreganti è contraddittoria nella misura in cui il principio opacizzante si attiva in virtù della tensione realista del racconto. Si crea perciò un equilibrio precario che interroga e subisce la realtà extra-letteraria, ovvero l’ingerenza, l’illibertà e la violenza del regime fascista.
Prefazione & Sommario de "Il Vercellese e la Grande Guerra"
Il Vercellese e la Grande Guerra
"Il Vercellese e la Grande Guerra", editor Giovanni Ferraris. is published by the Società Storica Vercellese. Here the Preface, that summarizes the contributions of 18 authors, and the Summary is reported. For further information please contact ferrarisgi@libero.it
Emilio Lussu. Un reduce antifascista fra politica e letteratura (1933-1938) — Tesi di laurea
2018
Quando scrive, Emilio Lussu disseziona il passato italiano. In questa ricerca, cerchiamo di individuare in quella retrospettiva i riflessi del (e sul) presente degli anni Trenta. I libri della maturità autoriale, quelli che la critica ha accolto fra i classici del Novecento, escono durante un arco temporale incandescente. Il sardo fa politica, o storia politica, letterariamente. Nel 1933, quando appare “Marcia su Roma e dintorni”, Hitler rende il fascismo «una cosa seria», come coglierà Carlo Rosselli. Nel frattempo, il fuoruscitismo litiga. Il memoriale sul trionfo di Mussolini, e di conseguenza la disfatta dell’Aventino, pare riverberare sulla pubblicistica giellista. Si propone di affiancare al testo e alla sua condanna della classe dirigente di allora un’altra cronaca «in presa diretta», quella di Pietro Nenni nella ”Storia di quattro anni” (1926). L'abbecedario giacobino “Teoria dell’insurrezione” (1936) è il «suo» testo, tanto da fargli procrastinare la stesura, più remunerativa, di “Un anno sull’Altipiano” (1938) che, nei temi, anticipa. Si raffrontano i sovversivismi del trattato a quelli della “Tecnica del colpo di Stato” (1931), un’apologia della violenza di Curzio Malaparte. Si indaga come mai, alla vigilia di un nuovo conflitto, non si esauriscano nel pacifismo i ricordi della guerra, demoniaca e disumana, racchiusi in “Un anno” e perché combattere sia una «necessità» da compiere fino in fondo, sennò si sacrifica il futuro. L’apparente contraddizione fra la smania d’azione e lo stadio da «macchina da scrivere», altrimenti vituperata, si risolve in un’ipotesi: la letteratura, l’invenzione poetica, hanno compensato i limiti politici di Lussu.