Accelerator Mass Spectrometry Research Papers (original) (raw)

La tunica Inv. S. 17490 del Museo Egizio di Torino è stata datata con la tecnica del radiocarbonio da INFN-LABEC (Laboratorio di Tecniche Nucleari per L'Ambiente e i Beni Culturali) della sezione di Firenze dell'Istituto Nazionale di... more

La tunica Inv. S. 17490 del Museo Egizio di Torino è stata datata con la tecnica del radiocarbonio da INFN-LABEC (Laboratorio di Tecniche Nucleari per L'Ambiente e i Beni Culturali) della sezione di Firenze dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare nell'ambito di una tesi magistrale in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali dell'Università degli Studi di Torino [1]. La datazione con il 14 C, radioisotopo del carbonio, è uno dei metodi più utilizzati nel caso si voglia stimare l'età di un reperto di origine organica. Con questa tecnica infatti è possibile misurare il tempo trascorso dalla morte dell'organismo, purché non più di 50000 anni, in quanto il numero di atomi di 14 C residui in campioni più antichi è troppo basso per essere rivelato con le attuali tecniche di misura. La preparazione del campione e le misure si sono svolte presso LABEC, dove è installato un acceleratore elettrostatico di tipo Tandem da 3MV. La linea dedicata ad Accelerator Mass Spectrometry (AMS) consente il trasporto e la misura di un fascio di ioni carbonio estratto dai campioni precedentemente pre-trattati e trasformati in grafite. La fase di pre-trattamento è molto importante poiché non si devono introdurre contaminazioni di carbonio esogeno e devono essere rimosse quelle eventualmente presenti. Quando si effettua un campionamento per un'analisi di materiali di interesse storico-artistico, le dimensioni dei campioni devono essere certamente le minime possibili, compatibilmente con le esigenze strumentali. Fondamentale, in primis, è stata la strategia di campionamento di circa 30 mg di filato effettuata dopo avere redatto una mappatura completa del manufatto inerente la sua tecnica esecutiva, il suo stato di conservazione e gli interventi di restauro cui l'opera è stata sottoposta negli anni '50 del secolo scorso. L'interdisciplinarità è stata indispensabile per l'ottenimento del risultato finale, in uno scambio di competenze tra scienziato, storico dell'arte, egittologo e restauratore. La datazione, inoltre, è stata risolutiva per una precisa collocazione storica del tessuto in quanto non vi sono dati certi circa lo scavo e il suo contesto di provenienza: unico dato in nostro possesso è che è stata donata dal Museo Egizio del Cairo al Museo Egizio di Torino tra il 1888 e il 1903, quando era Direttore il prof. Ernesto Schiaparelli [2]. Tradizionalmente la cronologia di questi tessuti è basata su criteri storico-artistici indicati negli anni '60 del secolo scorso dall'egittologo P. Du Bourguet (1910-1988, redattore del Catalogo dei tessuti copti del Museo del Louvre edito nel 1964) [3], che ha attribuito frammenti di tessuti simili per decorazione, modulo, cromia e tecnica esecutiva al X-XII secolo d.C., in pieno periodo arabo. Recenti misure con 14 C effettuate su frammenti di tessuti simili a quello della tunica in esame hanno evidenziato invece che appartengono al periodo tra il IV e VII sec d.C., quindi sono molto più antichi dell'età desunta con criteri storico-artistici. Anche nel caso della tunica oggetto di studio, l'esito della datazione con radiocarbonio la colloca nell'epoca bizantina (415-560 d.C., 95% di probabilità), dato in linea con la cronologia precedentemente citata, in evidente disaccordo con il periodo individuato con il solo metodo storico-artistico. Questo risultato mostra che la questione della datazione dei reperti tessili archeologici derivanti da scavi non condotti scientificamente resta attualmente critica e sottolinea la necessità di affiancare indagini scientifiche a studi storico-artistici. Infine, la definizione puntuale della cronologia della tunica in oggetto ha contribuito, nella fase finale della progettazione dell'intervento, alla corretta esposizione del reperto all'interno del Museo.