Calcio Research Papers - Academia.edu (original) (raw)
Nel corso di questo elaborato proveremo a delineare le tappe essenziali della storia di Trieste della prima metà del Novecento - dall’irredentismo alla fasi convulse della Guerra Fredda - attraverso un percorso alternativo: analizzando la... more
Nel corso di questo elaborato proveremo a delineare le tappe essenziali della storia di Trieste della prima metà del Novecento - dall’irredentismo alla fasi convulse della Guerra Fredda - attraverso un percorso alternativo: analizzando la dimensione sportiva triestina e, nello specifico, il calcio. Proveremo ad adottare questa particolare angolatura per percorrere le fasi più controverse della storia della città giuliana, tentando – contemporaneamente – di analizzare come queste vicende furono assorbite dalla dimensione sportiva, in che modo interagirono con essa e quali furono i suoi effetti. Particolare attenzione sarà rivolta verso la principale squadra della città giuliana, l’Unione Sportiva Triestina, fondata poco mesi dopo l’annessione di Trieste all’Italia. Seguiremo le fasi che vanno dalla costituzione della squadra alabardata fino alla fine degli anni quaranta, con la ferma convinzione che le vicende di tale entità calcistica costituiscano un prezioso osservatorio per evidenziare le complesse e articolate vicende politiche che attraversarono la città giuliana nel corso della prima metà del Novecento. Grande attenzione verrà destinata alla situazione sportiva che si viene a creare nell'immediato secondo dopoguerra: dopo la fine della seconda guerra mondiale, la “questione di Trieste”, ovvero la contesa del confine italo –jugoslavo, cominciò a manifestarsi in tutto il suo carico di tensioni ideologiche, geopolitiche, internazionali e locali che proseguirono con grande intensità fino al 1954, anno del Memorandum di Londra. Nel corso di questo periodo, la città giuliana fu in balia di un complesso intreccio di contrapposizioni internazionali, crisi diplomatiche e tensioni locali che ne scandirono l’incerto destino. Alle spalle della contesa italo-jugoslava, infatti, agirono da una parte gli interessi delle potenze del blocco occidentale, Stati Uniti e Gran Bretagna, dall’altra quelli dell’Unione Sovietica. La sorte della città giuliana fu quello di precipitare, con largo anticipo, nelle dinamiche e nelle contrapposizioni che caratterizzarono il periodo della Guerra fredda: per le potenze del blocco occidentale, essa costituiva l’ultimo baluardo contro il dilagare del comunismo in Italia e nel resto dell’Europa occidentale; dalla prospettiva sovietica e jugoslava, invece, Trieste rappresentava la finestra sul mediterraneo dell’entroterra Danubiano e la porta attraverso la quale il mondo comunista poteva esercitare la sua influenza politica anche sull’Italia settentrionale. Tali dinamiche di contrapposizione, come vedremo, si estesero alla dimensione sportiva, in particolare nel calcio, dando origine ad una singolare vicenda. Gli strascichi dell’occupazione Jugoslava del Maggio ‘45 e la conseguente divisione del territorio in una Zona A, amministrata dalle truppe angloamericane e una Zona B, amministrata dalle forze militari di Tito, generarono la compresenza all’interno nella stessa città di due squadre nella prima Divisione di due nazioni diverse: da una parte la Triestina, che fu integrata nel riunificato campionato nazionale italiano a partire dalla stagione 1946-1947, sebbene Trieste fosse stata formalmente esclusa dalla sovranità nazionale italiana nei giorni successivi all’8 settembre 1943. Dall’altra, il desiderio annessionistico jugoslavo portò alla genesi di nuova società calcistica triestina: l’Amatori Ponziana, che prenderà parte per tre anni consecutivi nel massimo campionato Jugoslavo, grazie ai finanziamenti di Tito . Questa società, prodotta da una “costola comunista” all’interno dell’antica società C. S. Ponziana - attiva sportivamente a Trieste dal 1912 e con sede nel quartiere popolare di San Giacomo - era composta essenzialmente da giocatori italiani. L’adesione di questa squadra triestina nel campionato Jugoslavo va ricercata in quella parte di Trieste, costituita sia da sloveni sia da italiani di orientamento comunista, in gran parte residenti nel quartiere di San Giacomo e nel rione Ponziana, che desiderava l’annessione della città giuliana all’interno del nuovo Stato socialista Jugoslavo. Molti di loro, infatti, presero parte alla Resistenza Jugoslava, assorbendone aspirazioni e rivendicazioni nazionali. Il mito jugoslavo esercitò nel dopoguerra una grande forza di attrazione tra le masse proletarie triestine: essi vedevano nello Stato balcanico un ponte ideale teso verso l’Unione Sovietica. Come vedremo, per Tito, il canale sportivo fu uno delle strategie per mobilitare a favore della Jugoslavia fasce consistenti della popolazione italiana di Trieste. L’Amatori Ponziana rappresentava, infatti, uno dei “cavalli di troia” che si infiltrò con successo all’interno del tessuto sociale e sportivo della città giuliana, costituendo una minaccia costante all’italianità sportiva di Trieste. A tal proposito, la Triestina, intensificò, nel corso del secondo dopoguerra, il suo ruolo simbolico di squadra “italianissima”, rappresentando uno dei pochissimi legami esistenti tra Trieste e l’Italia. Per controbilanciare l’ingerenza sportiva jugoslava, infatti, la Dc si erse a custode degli interessi sportivi della squadre alabardata, contribuendo, tramite pressioni politiche e attraverso il finanziamento della società, al mantenimento della squadra massima nella serie italiana, al ripianamento dei suoi conti finanziari e al miglioramento delle sue prestazioni sportive, che culminarono col conseguimento del secondo posto nella stagione 1948-49, record sportivo del calcio triestino. Tale vicenda verrà analizzata senza perdere mai di vista il mutare dei rapporti e di schieramenti in ambito internazionale, che, oltre a determinare la genesi di questa particolare situazione sportiva né determineranno, come vedremo, l’epilogo.