Carmelo Bene Research Papers - Academia.edu (original) (raw)
Carmelo Bene poeta: l'oscenità di Pentesilea fra riscrittura e traduzione L'opera letteraria di Carmelo Bene non è mai stata al centro di un'indagine critica approfondita, probabilmente perché la sua ingombrante fama di uomo di teatro ha... more
Carmelo Bene poeta: l'oscenità di Pentesilea fra riscrittura e traduzione L'opera letteraria di Carmelo Bene non è mai stata al centro di un'indagine critica approfondita, probabilmente perché la sua ingombrante fama di uomo di teatro ha nuociuto a questa cospicua porzione di attività artistica, talvolta determinando un approccio esegetico non scevro da pregiudizi. I pochi studiosi che si sono accostati ai suoi scritti li hanno ritenuti, pur non privandoli dello status di prodotto letterario autonomo, propedeutici e comunque funzionali alla produzione teatrale. 1 Tali assunti possono sembrare, a prima vista, lapalissiani: Carmelo Bene è universalmente riconosciuto come uno dei principali attori del Novecento, salutato prima come l'enfant prodige, quindi come il cattivo maestro, e finalmente come il mostro sacro del teatro italiano e internazionale, ed è proprio perciò che, a parere dei più, le sue opere letterarie non potrebbero che essere inquadrate, al limite, nell'ottica di una letteratura teatrale. Ma le cose, a ben guardare, non stanno solo così: Bene è stato un artista completo; pochi come lui sono riusciti a raggiungere esiti così elevati in discipline diverse come il teatro, il cinema, la speculazione filosofica e, appunto, la letteratura. Nella sua ricerca artistica -perlomeno stando, per il momento, a quanto dichiara l'autore stesso -, è la poesia che precede il teatro, e non viceversa: «Attore e poeta son tutt'uno. […]. Chi sulla scena non è poeta non è attore». 2 Il termine "creazione" è privilegio d'"artista", di musico, poeta, donna d'ingegno e infine: maternità […]. I versi omerici che inquietavano tanto Federico Nietzsche: «E gli dei concessero agli umani il dolore / perché non mancasse materiale ai poeti». Ecco, al poeta che è la sua stessa transizione, al tramonto ch'io sono, questi versi sorridono indicandomi: "maternità", "creatività", "certezza", stabilità che presunto-pensierosa m'attornia, numerosa di singolarità demenziale, assatanata d'emancipazione. 3 1 Piergiorgio Giacché insiste sulla presunta preminenza del teatro nell'economia della complessiva opera beniana: «Da subito, in modo consapevole anche se non esplicito, Bene deve aver avvertito che soltanto nel teatro era rimasta un'ombra di vitalità ovvero una possibilità di schopenhaueriana "volontà"; che dunque solo nel teatro e con il teatro si dava ancora modo di disdire l'arte come consolazione e disfare l'arte come rappresentazione, e accelerare o accendere la fine dell'arte […]. La sua caratteristica più ovvia […] è quella di essere -essenzialmente, se non esclusivamente -un attore». Cfr. PIERGIORGIO GIACCHÉ, Carmelo Bene. Antropologia di una macchina attoriale, Milano, Bompiani, 2007, II ed., pp. X-XI. A tal proposito si veda anche ID., A Carmelo Bene. Introduzione (e panegirico), in AA.VV., Lorenzaccio e il teatro di Bene e la pittura di Bacon, Milano, Linea d'Ombra, 2003, p. 7: «Questa è almeno la sensazione di chi guarda un suo film o di chi ascolta un suo disco: né la tecnologia né la confezione sfuggono all'etichetta "teatrale" che si riconosce ovunque, non come un'aggiunta ma come un'evocazione. Un "teatrale" che non vale come aggettivo, ma diventa un sostantivo ridefinito e ritrovato dappertutto, malgrado tutto. Anzi, contro ogni evidenza». Anche Elisa Ragni, nel suo saggio intitolato, appunto, Il libro di teatro di Carmelo Bene, giudica quei lavori letterari come «tappe dell'incessante ricerca artistica di Bene e collegati alla sua idea di teatro» aggiungendo che «la pagina diventa un momento di creazione dello spettacolo, momento che non precede, né trascrive a posteriori la rappresentazione, ma la affianca, istituendo un legame indissolubile con la scena […], perché ogni scritto, indipendentemente dalla forma in cui si presenta, è materiale per l'esecuzione attoriale o, comunque, concorre alla progettazione dello spettacolo». Cfr. ELISA RAGNI, Il