Destination Development Research Papers - Academia.edu (original) (raw)

Turismo e terremoto: un tema poco considerato a livello nazionale, eppure si tratta di un argomento che dovrebbe essere centrale in una nazione come l’Italia, un territorio ad alta vocazione turistica, ma geomorfologicamente ad alto... more

Turismo e terremoto: un tema poco considerato a livello nazionale, eppure si tratta di un argomento che dovrebbe essere centrale in una nazione come l’Italia, un territorio ad alta vocazione turistica, ma geomorfologicamente ad alto rischio sismico. L’assunto che si porta alla luce è il rapporto tra turismo e terremoto in una micro-realtà turistica, uno zoom che aiuta ad evidenziare l’importanza di attuare politiche governative e di Destination Management che considerino il forte legame, in alcune località, tra l’economia del turismo e la diseconomia del terremoto. Castelluccio di Norcia è un piccolo villaggio appenninico che si trova in Umbria. Luogo di contadini e di pastori transumanti, data alla sua conformazione geografica e alla fisica lontananza da altri borghi, questo borgo rimase isolato per molti secoli, mantenendo immutato il proprio Genius Loci, e riuscendo a tramandare, di generazione in generazione, il proprio modus vivendi. Tuttavia, l’economia castellucciana assistette ad una brusca trasformazione nel giro di soli 60 anni, passando dall’economia agricola a quella turistica. Case e stalle furono trasformate in strutture ricettive o di ristorazione; contadini e pastori, in imprenditori. Quando, il 24 agosto del 2016, il paese fu colpito dalla prima scossa sismica, la destinazione era al suo topos turistico: quasi tutti i settori pastorali-agricoli erano stati o completamente assorbiti dall’industria dei viaggi o erano fortemente complementari ad essa. Infatti, fino a quel giorno il 68% delle attività economiche castellucciane dipendeva direttamente dalle entrate monetarie del settore dei viaggi, mentre il restante 32% poteva contare sulla ricchezza indiretta o indotta proveniente da questa industria. Va da sé che, quando Castelluccio di Norcia venne distrutto dalla scossa del 30 ottobre 2016, insieme ai suoi edifici e alla sua storia crollarono anche l’economia e i flussi turistici. Questo è il secondo punto focale di questi elaborato, e cioè l’analisi degli impatti sismici sui flussi turistici in questa località. Dal 2010 ad oggi la storia turistica di Castelluccio è stata contraddistinta da 3 fasi: - quella ante-sismica, che coincide con una crescita della domanda e dell’offerta; - quella dell’anno del sisma, caratterizzata da danni turistico-economici contenuti e in cui si ha una piccola contrazione dei flussi; - quella post-sismica, caratterizzata da danni turistico-economici gravi dove i flussi turistici sono quasi inesistenti e dove le entrate monetarie sono scarse se non assenti. Partendo dal secondo punto elencato, quando la prima scossa ha colpito il paese i danni turistico-economici sono stati essenzialmente due: quelli correlati alla fuga turistica e alla successiva cancellazione delle prenotazioni da parte degli imprenditori locali. Tutto questo comportò un crollo della domanda e delle presenze, per il 2016, pari rispettivamente al 22% e al 32%, e una perdita economica minima pari a 36 mila euro. Lo scenario economico diventa più cupo con la scossa del 30 ottobre, i cui effetti sono tutt’ora visibili e tangibili. Per quanto riguarda il 2017, questa era la situazione in cui versava l’offerta turistica locale: l’82,2% delle strutture ricettive, il 95% dei ristoranti, il 71% delle attività agricole essenziali o connesse, e il 50% delle attività di leisure erano (e sono) inagibili. In termini economici questo significa una perdita annua oltre il milione e mezzo di euro lordi. Dal lato della domanda, vi è stato un crollo degli arrivi pari al 94% rispetto al 2016 (anno in cui vi era già stato un calo del -22% rispetto al 2015). La motivazione a queste cifre negative è da rintracciare, in primo luogo, nell’inagibilità delle strutture ricettive e alla conseguente mancanza di posti-letto, e in secondo luogo, al limitato numero di giorni lavorativi delle strutture, che sono stati 90. Secondo i 150 individui che hanno visitato Castelluccio nel primo anno post-sisma (2017), tra le maggiori problematiche turistiche figurano la chiusura delle strade, la mancanza di sicurezza, il ridotto numero dei posti-letto, la presenza delle macerie e la mancanza di un’area attrezzata per camper e roulotte. È su questi punti e su altri che si sono sviluppate le proposte per la ripartenza e la riqualificazione del settore in questo piccolo borgo che ha vinto il titolo di “piccolo Tibet Italiano”. Infatti, il terzo e ultimo obiettivo di questo elaborato è stato quello di tracciare 13 linee-guida di breve, medio e lungo termine che mitighino le criticità individuate nel ante e post sisma, e avanzino idee utili a sviluppare le opportunità non sfruttate.